Che gusto ci sarebbe se la genetica funzionasse come una fotocopiatrice? Figli d’arte che rimpiazzano i propri genitori ricalcandone pedissequamente le orme. Una noia terribile.

Per fortuna, la genetica di scherzi ne fa e pure di divertenti. Altrimenti come si spiegherebbe che il più giovane dei figli di Michael Jordan, il 24ene Marcus, anziché dominare il globo terracqueo preferisce mostrare altre sue doti nascoste?  (per il buongusto evito di mettere il link)

Marcus, come suo fratello maggiore Jeffrey, in realtà ci aveva anche provato a seguire le orme paterne. Entrambi sono entrati nel programma del college di Central Florida e Marcus, in particolare, sembrava dotato anche di discreto talento (13,7 punti di media nel terzo anno in maglia Knights). Ma nel 2012 il più giovane dei due, dopo un arresto per schiamazzi notturni davanti ad un hotel con due “signorine”, decide di chiudere con la pallacanestro per concentrarsi sull’altra sua grande passione, la musica hip hop. I risultati, anche in questo caso, non sono eccezionali.

Il 26enne Jeffrey, invece, quantomeno pare meno scapestrato del fratellino. Dopo tre anni a Illinois, una stagione da senior al fianco di Marcus a UCF chiusa a metà con appena 2,7 punti e 1,8 rimbalzi a partita, il primo dei discendenti di Sua Ariosità ha iniziato a lavorare alla sede centrale di Nike. Chissà se paparino ci ha messo una parolina buona…

Chi avrà certamente trovato forza in un papà che di attacchi frontali ne ha dovuti subire e neppure pochi sarà senz’altro Earvin Jr. (che fantasia…) Johnson, 22enne figlio del grande Magic. Gay dichiarato, amante della bella vita di Beverly Hills, per lui le immagini parlano più di mille parole:

Anche un altro grande playmaker degli anni a cavallo tra gli ’80 e i ’90, Isiah Thomas, si è ritrovato un figlio decisamente lontano dal sentiero tracciato dal padre. Zeke Thomas, gay anche lui, si è laureato in musica a Indiana University e ha intrapreso la carriera da dj. Con risultati discutibili: http://djzekethomas.com/

Nemmeno Larry Bird non può dormire sonni tranquilli per suo figlio Conner Anthony. Nel febbraio 2013, l’oggi 22enne ha cercato di investire la sua ex ragazza all’interno del campus di Indiana University dopo aver provato a picchiarla. I 30 grammi di marijuana che aveva con sé fanno ridere. Sarà per tenerlo d’occhio che Larry l’ha voluto inserire nello staff dei Pacers come scout.

Al netto dei malfunzionamenti di cui sopra, la fotocopiatrice genetica qualche volta ha funzionato un po’ meglio. Come nel caso di una delle coppie più affiatate della storia del gioco: Stockton to Malone. Quella mente superiore che risponde al nome di John ha sfornato ben sei figli, dei quali quattro hanno intrapreso la strada dello sport con discreto successo. Houston ha deviato un po’, dedicandosi al football negli anni del college, ma senza poi passare professionista, mentre la piccola Lindsay ha subito imboccato la strada giusta e sta giocando con la squadra di basket femminile di Montana State.

I due più quotati, però, sono David e Michael, che stanno sgomitando per arrivare dove papà era arrivato sorprendendo i più. David, dopo aver chiuso il quadriennio universitario in quella Gonzaga dove John è una leggenda, dirige in campo “Il sistema” di coach Dave Arsenaul ai Reno Bighorns in D-League, mentre Michael è già da qualche anno uno dei più interessanti playmaker della Bundesliga in maglia Ludwigsburg e non è raro vedere papà John in tribuna incitare il figlio con sciarpa giallonera al collo. Indovinate un po’ in che ruolo giocano i tre Stockton junior…

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Anche il compare di una vita Karl Malone ha sfornato un bel po’ di pargoli. Ma con qualche turbolenza in più. Quattro figli “ufficiali” dalla moglie Kay più altri tre da relazioni precedenti spuntati fuori nel corso degli anni. Proprio questi ultimi, però, hanno ripreso i geni sportivi del Postino. Demetress Bell, ora 30enne, è ormai un affermato giocatore Nfl, oggi ai Dallas Cowboys, ma ha incontrato una sola volta l’ex ala dei Jazz. Cheryl Ford, una delle due gemelle avute da una relazione nella natia Louisiana, è invece una star del basket femminile americano. Gioca nella Wnba, dove è stata Mvp nel 2007, rookie dell’anno nel 2003, 4 volte All Star e 3 volte campionessa con la canotta delle Detroit Shock. Ma è passata anche dalle nostre parti, nel 2011-2012, giocando con la maglia della Famila Schio:

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Cresce bene anche la prole di David Robinson. Il piccolo Justin, 17 anni, sta attirando a sé gli occhi di mezza nazione ma a differenza dell’Ammiraglio non ci sarà la Marina militare a frenarlo, la sua strada è già segnata: l’anno prossimo sarà a Duke alla corte di coach Krzyzewsky, che con David ha lavorato nell’estate 1992 nella genesi del Dream Team. Justin viene descritto come uno “stretch 4”, con buona mano da fuori e grande atletismo, ma da qui a capire cosa sarà di lui è ancora un po’ presto. Il più piccolo dei figli dell’Ammiraglio, però, è l’unico ad aver seguito le orme di papà, perché gli altri due, David Jr. e Corey, hanno preferito il football. Per entrambi, però, la Nfl è rimasta solo un sogno. Almeno per ora.

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Uno dei pochissimi a riuscire (in minima parte) a seguire le orme di un padre così ingombrante. Patrick Jr. Ewing ha provate a camminare sopra il sentiero tracciato dal grande Pat sin dal college, chiudendo la sua carriera con un biennio in quella Georgetown dove l’ex Knicks vinse il titolo Ncaa 1984 nella storica sfida contro gli Houston Cougars di Hakeem Olajuwon. Quindi l’ingresso nel draft Nba 2008, scelto alla numero 43 dai Sacramento Kings e poi un lungo peregrinare tra D-League ed Europa. Oggi è in Grecia, a Kifissia.

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C’è poi la fattispecie “allievo che supera il maestro” di padri imbianchini e figli pittori di Cappelle Sistine. Dell Curry è stato Sesto uomo dell’anno nel ’94 e miglior tiratore da 3 della Lega nel ’99, ma il “piccolo” Stephen pare si stia spingendo un pelino oltre. 40,2% da 3 in carriera per papà, 43,6% per il figlio al momento in cui scrivo queste righe. Qua la genetica conta eccome. In D-League ci sarebbe anche il fratellino di Step, Seth, che nelle prime nove giornate della stagione in maglie Erie BayHawks sta viaggiando al 53% dalla lunga distanza. Buon sangue non mente, a volte:

2013 Global Games - Beijing

Se Joe Bryant, poi, è stato un onesto mestierante tra i big della Nba di fine anni ‘70, prima di attraversare l’oceano e lasciare ricordi indelebili a Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia, il figlio Kobe non ha bisogno di tante presentazioni. Che dire, poi, della famiglia Barry, con Rick che ha trasmesso il suo dna a spicchi ai figli Jon, Brent e Drew, tutti con esperienze in Nba, e Scooter, divisosi tra Cba ed Europa (anche un anno a Messina) dopo il titolo Ncaa a Kansas. E poi Doc ed Austin Rivers, Milt e Dajuan Wagner, Bill e Luke Walton, Mychal e Klay Thompson, Henry e Mike Bibby (entrambi passati dai Knicks), Ron e Ronnie Brewer, George e Coby Karl, Darren e Austin Daye, Tim e Tim jr. Hardaway, Glen e Glen jr. Rice.

Ma davvero un nome migliore di Junior non riuscivate a pensarlo?

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Marco Pagliariccio

Di Sant'Elpidio a Mare (FM), giornalista col tiro dalla media più mortifero del quartiere in cui abita, sogna di chiedere a Spanoulis perché, seguendo il suo esempio, non si fa una ragione della sua calvizie.

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