L’argomento dei minutaggi italiani è sempre attuale. Qual è la scelta corretta? Proteggere il nucleo dei giocatori italiani imponendo alle società di portare un numero minino di italiani oppure dare alle stesse maggiore libertà?

È un discorso complesso: un modo per inquadrare meglio il problema è guardarsi indietro, per capire quali siano state le ragioni che ci hanno portato dove siamo ora, e se i tanti cambiamenti regolamentari hanno prodotto qualche effetto. Osserviamo il seguente grafico:

Il grafico mostra l’andamento delle percentuali dei minuti giocati (per eliminare le differenze di partite giocate nei vari anni) da giocatori italiani e stranieri dalla stagione 1987/88 alla scorsa stagione. Perché proprio 87/88? Perché è la prima stagione disponibile sul sito della Lega Basket che fornisca dati attendibili. Sul grafico trovate anche indicati i più importanti avvenimenti di questo ventennio, fondamentali per comprendere quanto è accaduto. Conosciamoli:

 

  • Sentenza Bosman: la sentenza prende il nome dall’omonimo giocatore che provocò questa rivoluzione nel mondo sportivo europeo. Dopo la sentenza del processo Bosman, fu infatti possibile per tutti i giocatori facenti parte di uno dei Paesi dell’Unione Europea di poter firmare, a contratto scaduto, con qualsiasi squadra all’interno della UE (cosa precedentemente non così scontata). Nel caso del basket, questa convezione è ampliata a tutti i giocatori appartenenti ad un Paese sotto la FIBA Europe (gli Stati sotto FIBA Europe sono di più rispetto agli stati UE). Oggi è consuetudine parlare di giocatori Bosman proprio per indicare tutti quei giocatori facenti parte di uno di questi Paesi;
  • 3 extracomunitari: dalla stagione 2003/04 è possibile portare a referto 3 giocatori extracomunitari (rispetto al numero massimo di 2 precedentemente imposto);
  • Formato 5+5 o 5+3+4: dalla stagione 2011/12 è possibile scegliere tra due formule di tesseramento: 5 italiani e 5 giocatori stranieri (indipendentemente che siano europei o extracomunitari) o 5 italiani, 3 extracomunitari e 4 giocatori Bosman o Cotonou (è la formula tutt’ora in vigore);

 

Il termine Cotonou indica tutti quei giocatori appartenenti ai Paesi affiliati alla Convenzione di Cotonou: tale convenzione è stata stipulata per lo più per un discorso economico, ma successivamente ha influenzato anche altri aspetti. Per l’appunto nello sport ha equiparato tali giocatori ai giocatori Bosman: quindi giocatori che prima erano considerati extracomunitari (provenienti da diversi paesi dell’Africa, isole del Pacifico o Caraibi) ora sono come un francese o un tedesco. Capite la portata rivoluzionaria di questa Convezione, stipulata nel 2012, lo stesso anno della nuova formula 5+3+4 (definita appunto per adeguarsi a questi nuovi “tipi” di giocatore).

Detto ciò, si nota come dalla sentenza Bosman in poi, la presenza di stranieri sia aumentata vertiginosamente e in poco meno di 6 anni è avvenuta la completa inversione di minutaggio. Se fino a metà anni Novanta erano gli italiani a prendersi circa il 70% dei minuti totali della stagione regolare, ora lo sono gli stranieri. La possibilità di portare a referto fino a 3 extracomunitari” ha portato un ulteriore aumento, ma comunque lieve se paragonato a quanto avvenuto in precedenza.

Dalla stagione 2009/2010 la FIP ha cercato di porre un limite all’utilizzo di giocatori stranieri, imponendo un tetto massimo di giocatori stranieri a referto; queste limitazioni sono state soggette a diverse variazioni, fino ad arrivare a quella attuale, ovvero quella del doppio formato 5+5 o 5+3+4. Osservando il grafico però, non si notano cambiamenti evidenti nei minutaggi: i minuti degli Italiani oscillano sempre attorno al 30%.

In altre parole questi paletti imposti dalla Federazione non stanno portando a ciò per cui sono stati pensati, ovvero favorire l’utilizzo di italiani. Da uno studio effettuato sui diversi campionati calcistici, l’Italia è ultima nell’utilizzo di giocatori italiani provenienti dal settore giovanile, a cui si preferiscono giocatori stranieri. I motivi della preferenza per giocatori stranieri rispetto a quelli provenienti dai vivai sono essenzialmente economici: avere un giocatore pronto a costi contenuti invece di un “progetto” sul quale dover investire su un periodo medio-lungo. La sentenza Bosman, rompendo l’argine dei confini nazionali, ha reso questa possibilità più semplice da perseguire perché se prima per competere ai massimi livelli europei era necessario gioco forza avere giocatori italiani che sapessero stare a quei livelli, dopo la sentenza Bosman questa necessità è venuta meno: perché perdere tempo e denaro per far crescere dei giocatori quando si possono prenderli altrove già svezzati e (più o meno…) pronti all’uso?

Il modello che obbliga le squadre di Serie A ad avere un numero minimo di giocatori italiani non sta funzionando, è palese. Cosa fare allora per incentivare l’utilizzo dei prodotti dei nostri vivai? Se la questione è puramente economica, sono i conti delle società le corde da pizzicare. Una risposta potrebbe essere quella di un sistema di incentivi e penalizzazioni: liberare le società da vincoli sulle nazionalità dei giocatori da tesserare (che spesso portano a casi paradossali tra naturalizzazioni e passaporto improbabili, soprattutto all’estero) ma tassare il tesseramento di stranieri e/o, contemporaneamente, concedere incentivi per quello di giocatori italiani, magari rimpinguando ulteriormente il premio per chi utilizza maggiormente giocatori azzurrabili che da anni viene concesso a fine stagione. Strada percorribile? Tentar non può nuocere.

Anche in Germania esistono delle limitazioni riguardo il numero di stranieri (6+6): è interessante notare se anche in un campionato tutto sommato simile al nostro, ci sia stato lo stesso andamento.

Per il campionato tedesco i dati disponibili sono dalla stagione 2001/2002. Come si nota fino alla stagione 2006/2007 si ha la stessa impennata di minuti stranieri, come in Italia, con picchi addirittura superiori (fino all’80%!). Se però in Italia, da quel momento in poi, l’andamento dei minutaggi è rimasto costante, in questo caso si nota una nuova variazione (dalla stagione 10/11 in avanti), condizionata da una inversione di tendenza. I tedeschi hanno infatti riguadagnato minuti e nell’ultima stagione disputata la percentuale si è assestata sul 35%. Certo sembrano pochi, ma rispetto al 17-18% di 10 anni fa il minutaggio è raddoppiato. In contemporanea a questo piccolo aumento dei minuti tedeschi, abbiamo constatato come la nazionale Tedesca sia cresciuta ottenendo un buon piazzamento nell’ultimo Europeo: questi due fatti fanno pensare che ci sia stato un lavoro di sviluppo di vivai da parte delle società e che in questi ultimi anni si stiano vedendo i primi frutti.

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