“Cantami, o Diva, del Pelide Achille/ l’ira funesta che infiniti addusse/ lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco/ generose travolse alme d’eroi,/ e di cani e d’augelli orrido pasto/ lor salme abbandonò (così di Giove/ l’alto consiglio s’adempìa), da quando/ primamente disgiunse aspra contesa/ il re de’ Prodi Atride e il divo Achille”

 

Siamo intorno ad inizio febbraio, mi suona il telefono, è mio padre: “ciao Marcello, se ti interessa ho modo di avere 3 accrediti per andare a vedere Milano il 6 marzo in Eurolega” – “ah figo, grazie, ma il 6 marzo è il mio compleanno, probabilmente la sera faccio festa…sai contro chi gioca?” – “non lo so, ho letto ma non mi ricordo” – “ok controllo io sul sito e poi ti richiamo per fermarli o meno, ok?”

Dopo aver controllato sul sito dell’Eurolega avrò lasciato passare al massimo mezzo secondo prima di telefonare a mio padre gridandogli di fermarli a tutti i costi il prima possibile.

L’avversaria di Milano, come probabilmente saprete, sarebbe stata l’Olympiacos Pireo, formazione per la quale gioca, anzi, insegna basket in campo il giocatore che da anni a questa parte mi entusiasma maggiormente nel panorama cestistico europeo: Vassilis Spanoulis.

foto scattata al Forum di Assago dal sottoscritto, sembravo una 13enne davanti all’albergo degli One Direction - Dio mi perdoni per il paragone
foto scattata al Forum di Assago dal sottoscritto, sembravo una 13enne davanti all’albergo degli One Direction – Dio mi perdoni per il paragone

E grazie al piffero che ti piace Spanoulis, direte giustamente voi, ma il mio innamoramento per il numero 7 dell’Olympiacos non è stato automatico come invece sarebbe legittimo pensare, anzi.

Ammetto, mea culpa, di non averci capito immediatamente granché di questo giocatore: sono sempre stato (ahimé) più incline a subire colpi di fulmine per giocatori in grado di segnare 40 punti o di fare no-look di 10 metri. Per semplificare, ho sempre preferito vedere una partita in cui giocano 5 Huertas che 5 Llull.

Sono pronto a scommettere però di non essere stato l’unico a sottovalutare Spanoulis, specie nei primi anni di carriera. Ok, ha esordito nel massimo campionato ellenico a 17 anni, ma quanti giovani di talento hanno fatto comparsate in prima squadra, specie nelle formazioni senza ambizioni come la sua AE Larissa del 1999?
Mi sembra che ormai sia chiaro che io di talenti in erba non ne capisca granché, a differenza dei dirigenti del Maroussi Atene della stagione 2001/02, che decidono di far firmare un pluriennale alla 19enne play-guardia di Larissa.

Quelli di Spanoulis al Maroussi sono stati gli anni della consacrazione, ha vissuto una costante e inesorabile crescita sia a livello statistico, che dal punto di vista del raggiungimento degli obiettivi di squadra.

Dopo una prima stagione pressoché in sordina (4,9 punti e 1,9 assist a partita), nella stagione successiva sboccia giocando 29 partite e raccogliendo 9,7 punti e 3,5 assist di media. L’esplosione vera e propria avverrà nella sua terza stagione, il 2003/04, in cui grazie ai suoi 11,1 punti e 3,4 assist di media condurrà il Maroussi fino alla finale di A1 Ethniki, arrendendosi di fronte alla corazzata multimilionaria del Panathinaikos perdendo 3 derby su 3 partite di finale.
La stagione migliore dal punto di vista statistico è il 2004/2005, in cui mette a referto 15,7 punti e 4 assist ad allacciata.

Stagione Punti Assist
2001/02 4,9 1,9
2002/03 9,7 3,5
2003/04 11,1 3,4
2004/05 15,7 4

(l’escalation statistica la dice abbastanza lunga su chi abbia preso il possesso della squadra nel corso di questi 4 anni)

Spanoulis al Maroussi, non aveva ancora il numero 7 ma la palla era già nelle sue mani
Spanoulis al Maroussi, non aveva ancora il numero 7 e faceva il muratore nel tempo libero

Negli anni dal 2001 al 2005 non ci sono solo il Maroussi ed il campionato ellenico ad arricchire la carriera di Spanoulis: in questi anni infatti incontrerà quella che sarà la più grande alleata lungo tutto il corso della sua carriera: la vittoria.

Prende parte infatti alla spedizione greca Under 20 che vincerà l’oro agli Europei di categoria in Lituania nel 2002. “Prende parte” non è forse l’espressione più adatta, dato che domina letteralmente la manifestazione: 15,6 punti e 5,1 assist nelle 13 partite disputate, al fianco di compagni come Borousis e Zisis (che sarà MVP degli Europei), dicono abbastanza sulla personalità di questo astro nascente?

Evidentemente sì, dato che nell’estate 2004 le sue prestazioni e le sue infinite doti tecniche e caratteriali hanno convinto la dirigenza dei Dallas Mavericks a spendere il gettone numero 50 al draft per questo greco che non ha niente del super atleta, che ha una meccanica di tiro un po’ strana, che non raccoglie statistiche mirabolanti ma che sa incredibilmente bene cosa fare con la palla in mano, specie quando scotta.

EUROLEAGUE / OLYMPIAKOS-GALATASARAY
non ha esattamente il rilascio di Allan Houston, la risolve tirando da un metro più indietro

Spanoulis declinerà l’invito in NBA, rimandando l’appuntamento di un anno per rimanere a giocare in Europa e in quella che ormai è la Sua Grecia.

L’estate del 2005 è l’estate finora più importante della sua carriera: firma un triennale col Panathinaikos, la più prestigiosa società greca, per 1,6 milioni di buoni motivi e soprattutto per provare a vincere anche a livello di club.

Il giovane Achille è finalmente sbarcato sulla spiaggia di Troia, e si prepara ad entrare nella leggenda.

vassilis-spanoulis-pao

Il 16 settembre 2005 però ci sono gli Europei in Serbia e Montenegro, la vetrina di tutte le stelle europee, volete che il nostro Vassilis ci deluda? Niente affatto, vittoria in carrozza per la nazionale greca che in finale supera la Germania di un Dirk Nowitzki nominato mvp del torneo, duplicando la vittoria europea dell’anno precedente dei loro cugini calciatori (se gli argentini hanno la generacion dorada, quella greca di quegli anni come vogliamo definirla?).

Se, come dicevamo, con la nazionale greca ha conosciuto la sua migliore amica sul gradino più alto del podio, durante la prima stagione al Pana ha iniziato a flirtare con la sua più fedele amante: l’Eurolega.

Durante la competizione il mondo intero si accorge di lui, e ne ha ben donde: 14.5 punti a partita col 62% al tiro da 2 (sic) gli valgono il riconoscimento di rookie of the year. I sogni di gloria però si infrangono contro il Tau Vitoria ai quarti di finale, che eliminano in 3 partite i verdi di Atene. Curiosità ellenica: l’Mvp delle final four di quella stagione sarà Theo Papaloukas, vittorioso col suo CSKA guidato da Ettore Messina, mentre il premio di miglior difensore verrà assegnato a Dimitris Diamantidis, che con Spanoulis divide il back-court del Pana.

Nella stagione 2005/2006 il Panathinaikos vince sia scudetto che coppa di Grecia, regalando le prime vittorie a livello di club al 24enne di Larissa.

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, diceva, secondo Dante, un connazionale del nostro eroe. Ma a differenza di Ulisse non si lega al fantomatico palo e cede alle sirene della National Basket Association, il desiderio di confrontarsi con i migliori è troppo forte in un cuore competitivo come quello di Spanoulis, che deve sempre dimostrare a tutti e soprattutto a se stesso quanto l’ambizione possa muovere un uomo verso il successo.

Prima di prendere il volo che lo condurrà nella NBA Spanoulis si aggrega a quella meravigliosa Nazionale che ai Mondiali 2006 eliminerà in semifinale gli Stati Uniti (“the number 4 is a good player” cit.) fatti a pezzi dalle letture sul pick and roll di Papaloukas. Il biglietto da visita di Spanoulis? 22 punti, per gradire.

La stagione 2006/2007 non è una stagione positiva per Vassilis, che gioca solo 8,3 minuti di media in 33 partite per gli Houston Rockets (che nel frattempo avevano acquisito i diritti sul giocatore dai Mavs), e nell’estate 2007 decide di tornare dalla sua amante, tenuta calda nel frattempo dai suoi compagni del Panathinaikos che in sua assenza l’hanno conquistata nella stagione precedente.

houston

Resterà al Panathinaikos fino al 2010/2011, vi riassumo brevemente quello che ha vinto durante questi anni in bianco-verde: TUTTO.
3 scudetti in fila, due coppe di Grecia, qualsiasi tipo di riconoscimento personale, è diventato a tutto tondo uno dei migliori giocatori del panorama europeo, una stella di assoluta grandezza e un leader riconosciuto. Il tutto senza cambiare mai espressione. La faccia è la stessa degli anni del Maroussi: serio, concentrato, sia che subisca un antisportivo sia che segni la tripla della vittoria, la sua espressione trasuda sicurezza e determinazione. Spinge gli avversari a difendere sempre più duramente contro di lui, ma troverà sempre il modo di batterli, con uno split sul pick and roll o uno step back per un tiro da 3 punti. Sempre.

L’appuntamento più importante però di questi anni al Panathinaikos avviene dall’1 al 3 maggio 2009, a Berlino. Vanno in scena le Final Four di Eurolega, per Spanoulis e per il Panathinaikos, dopo aver eliminato Siena nei quarti di finale, il primo appuntamento è uno dei derby più sentiti d’Europa, quello contro l’Olympiacos (non esattamente un duello da guanti bianchi, per intenderci). La spuntano i verdi del Pana 84 – 82 in una delle semifinali più emozionanti che io ricordi.

E il nostro Vassilis, come sarà andato? Giornata in ufficio per un giocatore che ha avuto il fuoco negli occhi per tutto l’arco dell’Eurolega: 18 punti con 6/10 dal campo in 36’, l’unico ostacolo tra Spanoulis e una notte brava con la sua amante sono i russi del CSKA, una delle squadre più forti e meglio allenate degli ultimi 10 anni di Eurolega.

La finale è veramente incredibile, vi basti dare un’occhiata ai roster in campo

roster

Un grandissimo primo tempo del Pana trascinato, neanche a dirlo, da Spanoulis, il Cska non molla e stringendo i denti recupererà lo svantaggio. Secondo voi chi la spunta?

E’ finalmente il primo, meritatissimo trionfo Europeo per Spanoulis, che viene nominato Mvp delle Final four di Berlino.

win

Può quindi, mi chiedo, quello che è a tutti gli effetti un eroe accontentarsi del suo status? La risposta già la sapete, ed è un “no” grande come una casa, dato che Spanoulis nel luglio 2010 decide non solo di andare a cercare stimoli nuovi, ma di andarli a cercare a casa degli acerrimi nemici concittadini. Avete capito bene, è passato dal Panathinaikos all’Olympiacos Pireo.

I tifosi del Pana, noti per la loro nobilità d’animo e per la celeberrima sportività, hanno infatti apprezzato questo gesto di Spanoulis, che forse ad altri occhi sarebbe parso audace e offensivo, ma nei loro cuori di sportivi hanno saputo rendere omaggio nel migliore dei modi a quello che era a tutti gli effetti un loro beniamino. Ecco un breve sunto dell’ospitlità della curva del Pana.

Nel primo anno all’Olympiacos vince la coppa di Grecia ma non ottiene successi né in campionato né in Eurolega, ma la leadership sulla squadra è totale. Ogni possesso pesante passa dalle sue mani, essere un lungo atletico e giocare in squadra con lui dev’essere il mestiere più bello del mondo.

La stagione 2011/2012, la sua seconda all’Oly, lo porta sul trono d’Europa.

Quell’annata però non era iniziata nel migliore dei modi: a causa dei tagli sul budget, molti giocatori di talento avevano salutato durante l’estate, lasciando coach Ivkovic a chioccia di un gruppo di giovani estremamente dotati, ma che ancora dovevano dimostrare moltissimo, anzi quasi tutto.
Tranne Lui ovviamente.
La squadra era totalmente alle sue dipendenze, e ciò si rifletteva nei risultati: nelle partite saltate da Spanoulis per infortunio, non sono quasi mai arrivate vittorie, al punto da non far pronosticare agli adetti ai lavori più scettici nemmeno una qualificazione alle top16 di Eurolega. Invece si qualificano, passano il turno e ai quarti di finale eliminano il Montepaschi Siena in una serie che ha dell’incredibile. Arrivano alle Final Four da outsider, ma giochereste a cuor leggero contro una squadra di Ivkovic, il cui faro in campo è Vassilis Spanoulis? In semifinale ne fa le spese il più quotato Bacellona, se vi andasse di guardare il recap della semifinale vi consiglio di guardare il canestro a 1’10” dalla fine e l’assist a 18” dalla fine per Dorsey. Quando richiuderete la bocca, provate a commentare con un termine che sia diverso da onnipotenza.

Dopo l’incredibile semifinale col Barcellona, in Finale ci sono ancora una volta i russi del CSKA, ma in quest’occasione sembrano veramente imbattibili, e per lunghi tratti della stagione lo sono veramente stati: grossi, alti, tecnici, atletici, coperti in ogni reparto, era una squadra costruita per vincere l’Eurolega, senza girarci neanche troppo intorno (il senno di poi dirà che mancherà una componente fondamentale ai russi per raggiungere l’obiettivo, e inizia per P).

Questi “lunghi tratti della stagione” in cui il CSKA si è dimostrato imbattibile comprendevano anche i primi 30’ della Finale. Partita a punteggio basso, russi a +19, vodka e caviale aperti, “mamma butta la pasta”, non so neanche lo guardo l’ultimo quarto. Alla fine l’amore per il basket ha avuto il sopravvento e mi ha convinto a guardarlo, e ne sarò sempre grato: i ragazzotti greci guidati da quello col 7 tracagnotto hanno dato vita alla rimonta più disperata e più incredibile della storia dell’Eurolega.

(Siskauskas a fine partita ha deciso di smettere di giocare a basket, per dire)

Spanoulis, per la seconda volta, vince l’Eurolega da MVP delle final four. E’ definitivamente parte della storia del gioco, ma per entrare nella leggenda dovrà aspettare un altro anno.

E sempre in maglia Olympiacos, sempre da underdog, sempre più trascinatore, torna a trovare la sua amante direttamente nel letto, ma questa volta non entra dalla porta di servizio come in passato. Nel 2012 è stato nominato Giocatore Europeo dell’anno, e durante la regular season di Eurolega ha vinto il trofeo di MVP.

Le Final Four 2013 si svolgono a Londra, e in semifinale l’avversario è ancora il Cska. Mi immagino i giocatori della squadra di Mosca canticchiare “ancora tu, ma non dovevamo vederci più?” durante il riscaldamento. Tant’è che contro ogni pronostico, l’Olympiacos vince una partita mai sostanzialmente in discussione. I russi non sono praticamente scesi in campo, e il +17 finale a favore dei campioni d’Europa è anche leggero, per la differenza di intensità mostrata in campo.

La Finale però è dura dura. Di là c’è il Real Madrid, e questi hanno uno squadrone davvero. Poi hanno anche le facce giuste, non sono come i mollaccioni russi che a 10’ dalla fine mollano le briglie. Qua se si vuol vincere c’è da sputare sangue, e forse non basterà.

Il 27 – 10 a favore del Real a fine primo quarto fa pensare a tutto tranne che ad una bella finale per i greci.

Il brutto è che, ingenui, avremmo dovuto saperlo.

Nel secondo tempo Spanoulis ha dimostrato quanto la voglia di vincere sia il fattore che maggiormente fa la differenza in una gara secca. 22 punti con 5 bombe recita il tabellino a fine partita, terza Eurolega sollevata, terza statuetta da MVP portata a casa, è il secondo giocatore della storia ad aver raggiunto questo traguardo (l’altro è Toni Kukoc).

(a 1’42” dalla fine i miei vicini di casa hanno perso 2 anni di vita a causa della mia sobria esultanza)

(uno non vince 3 Euroleghe e diventa 3 volte Mvp per caso eh)

 

L’anno successivo il Real Madrid si è preso la sua vendetta, eliminando i biancorossi dell’Olympiacos nei quarti di Finale. Ma la sensazione diffusa rimasta è che per arrivare fino in fondo, a maggio, quando conta davvero, ci sia comunque da fare i conti con lui. Raramente ho percepito un alone di rispetto nei confronti di qualsiasi giocatore da parte degli avversari come nei confronti di Spanoulis.

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Il 6 marzo l’ho visto finalmente visto giocare dal vivo. Il Forum rumoreggiava durante il riscaldamento, qualche fischio qua e là durante la presentazione delle squadra, finché “col numero 7, Vassilis Spanoulis”: solo applausi, per un buon minuto, tanto da coprire i nomi degli altri giocatori Olympiacos fino al numero 13.

Nell’ultimo quarto tutti i giochi offensivi dell’Olympiacos prevedevano una sua uscita in punta per poter giocare pick and roll centrale negli ultimi 12-13” dell’azione. Tutti. Mai una scelta sbagliata, ogni tanto tirava lui, ogni tanto faceva tirare gli altri. La cosa impressionante è che tutti sapevano quello che stava per succedere, ma nessuno era in grado di porre rimedio.

D’altra parte siamo in primavera, stagione di eroi e amori, e mancano meno di due mesi alla fine della stagione di Eurolega.

Scommettereste su Achille, o su un Ettore qualsiasi?

 

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