La stagione 2017/18, a differenza di quella precedente, ci ha regalato una corsa tutt’altro che scontata per quanto riguarda il titolo di Rookie of the Year.

Già a partire dal contenzioso mediatico incentrato su Ben Simmons – nominato vincitore – dovuto all’essere di fatto un giocatore al secondo anno da professionista pur non avendo disputato nessuna gara nella sua prima stagione da “Pro”, per finire poi con il testa a testa in cui l’australiano ha avuto la meglio su Donovan Mitchell ed anche grazie alla presenza di un terzo incomodo di lusso come Jayson Tatum, il premio di miglior matricola ha riportato un po’ di entusiasmo dopo la premiazione avvenuta dodici mesi prima.

Felici di essere smentiti in futuro dal diretto interessato, pur potendo vantare il titolo di Rookie of the Year per la stagione 2016/17, Malcom Brogdon potrebbe non passare alla storia come uno dei più grandi giocatori di sempre, esattamente come la lotta per il premio in questione non verrà ricordata come una delle più avvincenti, visto che l’allora debuttante Joel Embiid potè giocare poco più di una trentina di partite a causa delle restrizioni mediche dovute ad infortuni pregressi, togliendo di fatto dai giochi il giocatore più meritevole per quanto dimostrato.

A prescindere dall’assegnazione del premio in sé, la scelta dei propri rookie – parliamo quindi di Draft ovviamente – è sempre uno tra i momenti più delicati per una squadra visto che una scelta più o meno azzeccata può cambiare le sorti di una franchigia per gli anni a venire.

A tal proposito, in attesa che la stagione cominci a fornirci materiale sufficiente per qualche pezzo statistico sul campionato in corso, ci è venuto in mente di guardare indietro nel recente passato (2012/2016) con lo scopo di capire come si sono comportati gli ultimi Draft in termini di “produzione” di talenti.

Senza considerare i giocatori scelti lo scorso Giugno, abbiamo concesso il beneficio del dubbio (statistico) anche al Draft del 2017, preferendo prendere in esame solo i giocatori con almeno due anni di esperienza NBA alle spalle.

L’idea che sta alla base dell’analisi è orientata su statistiche di base, quindi niente indicatori avanzati, e specialmente al “volume statistico” prodotto dai giocatori calcolato come la somma delle medie in carriera relativamente a punti, rimbalzi, assist, palle rubate e stoppate.

Per intenderci, spoilerando già il primo della classe, Anthony Davis presenta un valore totale pari a 39.4 frutto di medie in carriera pari a 23.5 punti, 10.3 rimbalzi, 1.9 assist, 1.3 palle rubate e 2.4 stoppate.

Il criterio di suddivisione in intervalli (tiers) prevede cinque categorie derivate dall’indicatore totale (da 1 fino a 9 escluso, 9-18, 18-27, 27-36, 36+) più una sesta dedicata a tutte le scelte che non hanno mai/ancora giocato un minuto sui parquet della NBA.

Nel grafico potete quindi vedere come ognuna delle 5 annate prese in esame sia scomponibile nei vari flussi costituiti dal numero di giocatori che confluiscono in un determinato intervallo sulla base della somma delle medie in carriera per le statistiche considerate.

Potete interagire con il grafico (visualizzazione in orizzontale per chi legge da mobile) utilizzando il cursore in diversi modi:
– passando sui riquadri degli anni si illuminano i flussi dello specifico anno che portano ai 6 possibili intervalli
– passando sui singoli intervalli si illuminano i flussi provenienti dai 5 anni esaminati con l’aggiunta della lista dei giocatori coinvolti
– passando su un singolo flusso appare la lista dei giocatori che rientrano in quella specifica combinazione anno/intervallo per un approfondimento più mirato

Senza rovinarvi oltre modo l’esplorazione del dato, e senza fare nomi che riguardino appunto i singoli (scoprite voi quali sono i giocatori coinvolti!), spicca sicuramente un dato su tutti relativamente al Draft 2014 che risulta essere quello ad aver prodotto meno giocatori NBA alla luce delle 16 scelte che non hanno mai disputato nemmeno una gara.
Per contro, l’intervallo 1-9 del 2016 è il flusso più corposo dell’analisi con ben 31 “pick” trasformatesi (momentaneamente) in quelli che normalmente vengono chiamati mestieranti.

Chiudiamo facendovi notare che la categoria 36+ è, per ora, un club molto esclusivo visto che è costituito da soli 3 nomi (uno ve lo abbiamo già spifferato, ma tant’è) e di conseguenza è nascosto a dovere nella parte inferiore di sinistra caratterizzata dal rosso più acceso, ma confidiamo che partirete a spulciare proprio da lì, magari per ipotizzare chi saranno i prossimi giocatori a farne parte di qui a breve.

Buona Esplorazione!

Previous

Proteggi il Parquet

Next

LeBron's Periods

About Author

Fabio Fantoni

Nonostante sia stato una delle più grandi promesse della storia, quando si parla di basket sono decisamente più dominante davanti ad un computer. Specie se "do i numeri"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Check Also