Sottotitolo

23 cose che non sentivate il bisogno di sapere, e che nessuno vi racconterà mai sui Warriors di quest’anno (e sui loro avversari)

 



Nel
dicembre del 2014 circolarono su internet per la prima volta bozzetti relativi al design della nuova arena dei Golden State Warriors

Toilet Arena


Bastarono poche frazioni di secondo per far sì che si sollevasse un proverbiale social shit storm, con reazioni di incredulità e scherno. La reazione unanime, infatti, fu quella di accostarla a una gigantesca tazza del gabinetto.

RIP Toilet Arena                                                   credits: SBNation

Fu solo dopo esser stata inondata di
meme, fotomontaggi e raffiche di battute, che la dirigenza Warriors mise mano al progetto e pose rimedio, non prima di aver ringraziato Twitter per l’heads-up.



Per quanto inconcepibile possa sembrarvi, all’epoca, ormai più di 5 anni fa, i “nostri” non avevano ancora vinto neanche il primo di una serie di anelli.

Warriors 2014
Negli anni successivi alla loro ascesa, stagione dopo stagione, c’è stata un’impennata esponenziale nel costo dei tagliandi per vedere giocare la corazzata dei Guerrieri.

Specialmente nelle ultime due precedenti a quella corrente, c’è stata di fatto una vera e propria guerra, tra magnati della Silicon Valley e non, per assicurarsi abbonamenti per la stagione 2019-2020, che permettesse loro di vedere i Warriors niente popo di meno che a San Francisco anziché ad Oakland.

Tutti coloro che si sono dissanguati nel prenotarne uno, però, non potevano sapere che, pur avendo addrizzato il tiro da un punto di vista puramente estetico per ciò che concerne il Chase Center, la franchigia che ha messo su la dinastia della “Strenght in numbers”, non sarebbe riuscita a scrollarsi di dosso la profezia, o meglio la maledizione del Cesso.


In che senso?

Il record parla da sé: 10 W, 37 L.

E siamo solo a metà della stagione… (in quelle precedenti, le sconfitte erano state rispettivamente 15, 9, 15, 24 e 25 nell’arco dell’intera regular season).

Nei giorni scorsi ho avuto modo di visitare il Chase Center per la prima volta e, nel farlo, ho potuto constatare da vicino in che condizioni versano i Golden State Warriors, assistendo a 3 gare casalinghe consecutive (vs Dallas, vs Denver, vs Orlando).

Doveste essere interessati ad un oggettivo, serio, crudo, asettico reportage di cronaca a riguardo, vi suggerirei di interrompere la lettura.

Qualora invece potesse incuriosirvi una lista di fatti irrilevanti, sconnessi e che nessun altro mai sognerebbe di raccontarvi (come qualcuno ricorderà, non siamo nuovi a queste cose), siete nel posto giusto.

Ancora qui? 

Here we go, then:

  1. le possibilità di questi Warriors (10-37) di vincere una partita quest’anno sono talmente scarse che la promozione del fast food di turno non é qualcosa di altamente improbabile (“se un giocatore avversario fa 0 su 2 dalla linea della carità”, “se la squadra di casa segna più di 130 punti”, etc. etc.) ma é solo e semplicemente… “se i Warriors vincono“…



  2. nonostante i Guerrieri facciano così schifo, la nuova Arena é sistematicamente al completo, in ogni ordine di posto. Anche i biglietti di piccionaia spinta, che in America chiamano “nosebleed” ovvero da far sanguinare il naso, veleggiano ancora sui 200$ di prezzo minimo


  3. gli stessi cronisti scettici americani – ma proprio gli stessi – che due anni fa sostenevano la massima aspirazione per Luka (il suo cosiddetto best case scenario) fosse quella di riuscire a fare in NBA ciò che Hedo Turkoglu aveva a suo tempo fatto, ora se lo arruffianano in maniera inenarrabile e lo buttano nel mix della discussione per il GOAT come se niente fosse – qui sotto, l’intervista post partita in una gara in cui non ha avuto bisogno di brillare, ed in cui due suoi Eurostep da manuale sono valsi il prezzo del biglietto ed il silenzio ammutolito dell’arena:

  4. nonostante i Guerrieri facciano così schifo, ogni singolo allenatore ospite nell’intervista pre-partita recita una litania stucchevole – è il gioco delle parti, lo so, ma still – in cui ne decanta le incredibili doti ed afferma come affrontarli sia un enorme rischio ed un’altissima probabilità di tornare a casa con una sconfitta in saccoccia




  5. pur spiegandola un pò a tutti nonostante la giovanissima età, Luka non può esimersi, a fine partita, dal ritardare la doccia per ascoltare pazientemente la spiega del suo presidente, come fosse un under qualsiasi in una trasferta minors

    Cuban Doncic D'Angelo

  6. Mark Cuban, eclettico proprietario dei Dallas Mavericks, sfoggia per altro una capigliatura che ricorda quella del miglior… Paolo Limiti. La forma è quella, ed il colore anche: effetto “pastello” che torna clamorosamente alla ribalta

    Limiti Cuban

  7. lo staff della squadra di casa é così sconsolato e demotivato che, in ognuna delle 3 occasioni casalinghe, si autoconvince del fatto che le ulteriori misure di sicurezza imposte loro nel pre-partita siano dovute al fatto che, a sorpresa, tonight is the night e giocherà Steph Curry,


  8. avendolo visto da vicino, é impossibile non capire come mai Boban Marjanovic, che ci ha resi orgogiosi una volta di più nell’aver partecipato al film John Wick III,
    inquirer.com

    si fosse rifiutato ad oltranza ed a tutti i costi di dare un calcio in faccia a Keanu Reeves ed alla sua caricatura come da copione…
    Piede di Boban
    “‘N che senso?” (cit)


  9. proprio perché fanno così schifo, la gente in tribuna stampa guarda di tutto piuttosto che la partita in corso


       
  10. l’interesse per le partite é così “alto” che il buon Klay Thompson, la cui jersey sarebbe stata ritirata a WSU nel weekend, non presentatosi nel pre-partita all’apposita conferenza stampa indetta, fa no show anche durante l’intervallo lungo, presentandosi a metà terzo quarto e facendo perdere ai cronisti, oltre che a se stesso, una buona fetta di gara,
             
             


  11. il picco della pseudo-conferenza si ottiene quando un cronista, guadagnato il microfono, esordisce con un infelice “Steph” all’indirizzo di Klay e, quando quest’ultimo lo interrompe bruscamente intimando di passare alla domanda successiva, il giornalista si difende, facendola franca, con un… Avevo detto “Stuff” (anziché “Steph”)

  12. l’interesse per le partite é così “alto” che Steph Curry, invece di assistere ad un match casalingo della sua banda di compagni scappati di casa, si reca a Pullman – magari… in pullman, come nella migliore delle trasferte per l’interzona – Washington State per tener compagnia al suo Splash Brother in occasione della cerimonia per il ritiro della sua canotta,



  13. l’interesse per la partita e per la stagione é inoltre così “alto” che Curry, stufo del “sistema”, si presenta in versione black block a colloquiare con dei fan a caso, salvo poi disertare lunghi tratti della partita… L’Arena è stata sponsorizzata da Chase… “Minchia le banche, bordello…”

    Curry Black Block
  14. quando sul jumbotron chiedono a Steve Kerr di indovinare quale sia il famoso fenomeno televisivo raffigurato dalla locandina qui sotto (senza scritta nell’occasione)

    il coach risponde perentorio “a knock-off Indiana Jones” ovvero un Indiana Jones dei poveri, o come si sarebbe detto anni e anni fa, “falsucci”


  15. le scarpe della squadra ospite vengono riposte in un baule anti-scasso che é, e di gran lunga, la cosa cui viene prestata più attenzione da tutto lo staff


           
  16. Will Barton, che in spogliatoio post-partita, lamentandosi all’infinito dell’essere andati al supplementare ed aver tardato la cena, prende le interviste così


    indossa queste sobrie mutande:
       



  17. Nikola Jokic si fa veramente ed incredibilmente chiamare Joker da tutti e tutte, in qualsiasi occasione.


    Ogni volta qualcuno lo chiama così. “Scusa Joker, ti aspettano in sala interviste”, “Joker, lettino pronto per te in sala massaggi” e così via…



  18. quando le partite si fanno punto a punto (non il caso qui sotto, ma la foto serve a mostrare una delle animazioni trigger per il pubblico), a prescindere da quanto facciano schifo i padroni di casa quest’anno, l’Arena diventa una vera e propria bolgia, più della Oracle Arena & Coliseum



  19. al di là della goliardia – abbastanza gratuita – sull’Arena, è da segnalare il fatto che i Warriors abbiano creato un museo interattivo – chiamato Hooptopia – in cui fans di ogni età possono vivere la vita dei loro idoli, tramite fedelissime riproduzioni di tutto ciò che li circonda, dallo spogliatoio (dove spruzzarsi addosso champagne per le celebrazioni dell’anello) al campo e così via. Un’idea riuscitissima che, prima e dopo degli incontri, genera una folla infinita di persone disposte a pagare per poter vivere l’esperienza



  20. Klay Thompson, nel cui “armadietto” al posto della divisa é appeso l’immancabile gilet che sicuramente lo ricorderete indossare, sta leggendo – e lo sta leggendo sul serio, dal momento che c’è il segno – un libro sulla pallacanestro. Per la precisione, dovesse incuriosirvi, si tratta di questo qui:



  21. a giudicare dalle interazioni apprezzabili da bordo campo, Evan Fournier sta sul cazzo anche alla maggior dei suoi stessi compagni di squadra

    “Che starà pensando Rudy Fernandez?”
        
  22. Aaron Gordon ha un ingranaggio a molla che gli permette di fare ciò che fa e di… volare. Abbiamo scoperto che, prima della partita, viene caricato in questo modo

     

  23. per chiudere con un minimo di serietà, ecco cosa ci ha risposto coach Steve Kerr alla domanda che gli abbiamo posto prima della gara con Orlando, che avrebbe poi costituito la decima vittoria della stagione, relativamente a un bilancio, guardando indietro e guardando avanti, della prima metà di stagione:

    “I think the most positive thing is that our young players have had a really good opportunity to play and despite losing, I think this is still going to be a productive year in terms of preparing our young players for the future. Hopefully, a few of them emerge and become part of our rotation in the coming years. That’s the plan and the direction this is all heading. As far as after the All-Star break, it’s really the same thing — nothing changes after the break. This year is mainly about player development and experience for the new guys.”

    ovvero

    Penso che la cosa più positiva sia stato il fatto che i nostri giovani hanno avuto l’opportunità di giocare davvero e, nonostante le sconfitte, penso ciò lo renda ancora un anno produttivo relativamente al preparare i nostri giovani per il futuro. Auspicabilmente, alcuni di loro emergeranno e diverranno parte della nostra rotazione nei prossimi anni. Questo é il piano e questa é la direzione verso cui tutto sta puntando. Per ciò che riguarda l’All Star break, invece, é lo stesso — non cambia nulla dopo la pausa. Quest’anno riguarda principalmente lo sviluppo e l’esperienza e formazione dei nuovi”.


Già vi immagino a pensare: hai sparato cazzate su cazzate, e poi hai fatto una domanda seria? Perché non gli hai chiesto della maledizione del cesso?

E’ andata bene così, va, che almeno hanno vinto la decima… In singola cifra di W proprio non li si poteva vedere.

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About Author

Valerio D'Angelo

Ingegnere romano malato di palla a spicchi. Lavoro a WhatsApp (ex-Google, ex-Snap, ex-Facebook) e vivo a Dublino, in una nazione senza basket, dal 2011. Per rimediare ho scritto il libro "Basket: I Feel This Game", prefazione del Baso. Ho giocato a calcetto con Pippen e Poz, ho segnato su assist di Manu Ginobili, ho parlato in italiano con Kobe in diretta in una radio americana e mi e' stato chiesto un autografo a Madrid pensando fossi Sergio Rodriguez.

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