Le emozioni che si mescolano, il palas che frulla colori e idiomi diversi, le lacrime dei vincitori e quelli dei vinti. Ne abbiamo viste tante, assaporato i sapori, gustati i brividi. Il bello (per chi gioisce) e il brutto (per chi piange) delle Final Four di Eurolega è che, dopo aver costruito un solido castello durante una stagione, rischi che un soffio di vento spazzi via tutto. Una serata storta, la mano che trema quando non dovrebbe, la palla che gira sul ferro…. Puff! Il castello crolla.

Quelle che vi mostro qui sotto sono alcune delle partite più incredibili delle Final Four di Eurolega da quando, nel 1988, fu reintrodotto questo format (già provato nel 1966, quando Milano alzò la Coppa dei Campioni al PalaDozza, e nel 1967). Magari non le più belle, di sicuro le più emozionanti.

 

Final Four 1992, Istanbul, finale: Partizan “Fuenlabrada” – Joventut Badalona 71-70

La prima volta di Obradovic, la prima volta di Danilovic, la prima (e unica) volta di Djordjevic. Dopo la tripletta dei croati della Jugoplastika, è la volta dell’orgoglio serbo del Partizan. Dopo un’Eurolega tutta giocata in trasferta (a causa della guerra nei Balcani, i serbi scelgono Fuenlabrada per le proprie partite casalinghe di coppa), i poppanti di Obradovic (età media 21,7 anni) prima mandano a casa la Knorr Bologna nei quarti poi sbarcano tra le prima quattro d’Europa. Danilovic schianta Milano in semifinale ma per completare l’opera bisogna superare l’ostica Joventut di Villacampa e i fratelli Jofresa. È una battaglia, Tomas Jofresa mette il canestro del 70-68 a 10” dalla sirena che pare decidere il match. Ma un capellutissimo Djordjevic ci regala uno dei finali più incredibili di sempre:

 

Final Four 1993, Pireo, semifinale: Benetton Treviso – Paok Salonicco 79-77

Una vittoria che sembrava preludio ad un gran finale. Toni Kukoc sta per attraversare l’oceano per affiancare Sua Ariosità, ma prima deve completare una missione: dopo lo scudetto, portare Treviso sul tetto d’Europa. Al Pireo sulla strada della Benetton ci sono i (quasi) padroni di casa del Paok, favoriti d’obbligo con una squadra che annovera Fassoulas e Barlow, Levingston e Prelevic. Ci sono 2000 poliziotti a contenere i tifosi greci pronti all’invasione di campo per quella che sarebbe la prima finale di Coppa dei Campioni della storia del Paok. Tutto aspettano Kukoc (fin lì autore di 15 punti, 10 rimbalzi e 8 assist) per il tiro decisivo. E invece ecco l’uomo che non ti aspetti: Maurizio Ragazzi, fin lì 3 punti realizzati. Canestro, finale. Ma non titolo, che si aggiudicherà il Limoges di Bozo Maljkovic:

 

Final Four 1994, Tel Aviv, finale: Joventut Badalona – Olympiacos Pireo 59-57

La vendetta catalana in una delle Final Four più adrenaliniche di sempre. In semifinale un doppio derby: Barcellona-Joventut da una parte, Olympiakos-Panathinaikos dall’altra. Mentre la generazione dorata di Badalona, guidata da quell’Obradovic che li aveva puniti due anni prima, si sbarazza dei cugini blaugrana mitragliandoli con le triple di Jordi Villacampa e Tomas Jofresa, la scontro sull’Olimpo non delude le attese. Sigalas-Fassoulas-Paspalj-Tarpley-Tarlac da una parte, Galis-Patavoukas-Alvertis-Volkov-Vrankovic dall’altra. Shat else? Volkov si carica in spalla il Pana con 32 punti, ma la furia di Tarpley (21+16) e la classe di Paspalj spingono l’Oly alla tanto attesa finale. La tavola pare imbandita per il trionfo biancorosso. Gli ultras del Pana, uniti dai colori biancoverdi, si saldano in tribuna alla tifoseria Joventut e quando il team del Pireo a 7’ dalla sirena si porta sul +5, sul 57-52, la storia sembra già scritta.

Mi mancano le parole per descrivere quello che succede di lì in avanti. Guardatevelo:

 

Final Four 1996, Parigi, finale: Panathinaikos – Barcellona 67-66

Un’altra storia che vi ho già in parte raccontato parlando di Dominique Wilkins. La città dove l’Highlight Umano è nato nel 1960, è la sua Final Four. Wilkins trascina di peso il Pana in finale con una delle più strepitose prestazioni individuali della storia della Final Four: 35 punti con 10/18 dal campo e 8 rimbalzi, necessari a spazzare via il Cska in semifinale. Ma prima di staccare la coppa c’è da superare il Barcellona. Il Pana tocca anche il +10, i tifosi del Real, dopo l’eliminazione in semifinale per mano dei rivali di sempre, inneggiano all’ex Hawks insieme all’Horto Magiko, ma i greci paiono sentire le vertigini e si inchiodano sul più bello. Il Barça rientra fino al -1 e quando Montero ruba palla a Giannakis con 6” da giocare involandosi solitario in contropiede, la coppa sembra prendere la strada della Catalogna. O forse no?

 

Final Four 2003, Barcellona, semifinale: Benetton Treviso – Montepaschi Siena 65-62

Bei tempi quelli in cui i derby italiani alle Final Four non erano rarità. Quella del 2003 è la prima volta senese tra le quattro grandi d’Europa. È la Mens Sana di Alphonso Ford e Vrbica Stefanov, ma dall’altra parte c’è la Treviso alla perenne ricerca della corona europea, stavolta con Tyus Edney e Jorge Garbajosa a guidare il pullman. I navigati trevigiani sembrano al loro agio sulle tavole del Palau St. Jordi, volano a +18 nel 2° quarto e paiono andare senza problemi verso la finale. Ma la Montepaschi completa una delle più straordinarie rimonte mai viste nelle Final Four, spingendosi addirittura al +6 con 4’ da giocare. Qui però entra in gioco Massimo Bulleri. Prima i due liberi del pareggio a 1’11” dalla sirena, poi la contestata tripla-fantasma (era da due, a quanto sostengono i senesi, ma non sono riuscito a trovare il video) che vale il sorpasso con 37” da giocare ed infine i liberi della staffa con 7” sul cronometro. Non basterà per cancellare la maledizione biancoverde, in finale sarà festa blaugrana. Ma il Bullo, ragazzi…

massimo-bulleri-benetton-treviso-final-four-barcelona-2003-eb02

 

Final Four 2004, Tel Aviv, semifinale: Skipper Bologna – Montepaschi Siena 103-102 d.t.s.

Ancora una semifinale tutta italiana, ancora Siena a lasciarci le penne. La Montepaschi riprova a dare l’assalto alla finale ma stavolta sulla sua strada c’è la Fortitudo. Una partita incredibile e che ricordo con particolare affetto. Ero a casa di un mio compagno di squadra, lui senese di Siena, io fortitudino delle Marche. Abbiamo i playout di B2 la sera stessa, se la partita va all’overtime si rischia di dover spegnere la tv per andare a giocare. Ma io non sono convocato, lui sì, per cui chissenefrega!! Kakiouzis spara la tripla del pareggio a quota 90 con 11” da giocare, Filippo esulta ma bestemmia perché se ne deve andare. Mi affida le chiavi di casa e una missione precisa: “La vedi tutta e poi corri al palazzetto a dirmi com’è finita”. Ancora un quarto d’ora, Vukcevic ha la palla per la vittoria senese nel supplementare. Sono raggelato ma alla fine corro al palasport felice.In quei playout ci siamo salvati, non la Fortitudo che poi affogherà nella mattanza della Nokia Arena.

 

Final Four 2006, Praga, finale: Cska Mosca – Maccabi Tel Aviv 73-69

Il grande ritorno del Cska sul trono europeo, 35 anni dopo l’ultimo titolo. Ettore Messina ha lasciato Treviso, dove aveva fallito l’assalto all’Eurolega, arrivando a Mosca con il medesimo obiettivo: diventare il numero uno d’Europa. Il Cska può permettersi una coppia di playmaker come non si è mai vista alle nostre latitudini con J.R. Holden e Theo Papaloukas. E Matjaz Smodis, David Vanterpool, Trajan Langdon… I russi zoppicano all’inizio, poi crescono dalle Top 16 in avanti e approdano di slancio alla finalissima. Il Maccabi, però, vuole eguagliare un’impresa riuscita solo alla Jugoplastika Spalato: vincere tre Euroleghe in fila.  Anche in finale il Cska guida per lunghi tratti, ma il Maccabi non molla fino all’ultimo secondo. Sotto di 6 a 28” dalla sirena, gli israeliani la riacciuffano per i capelli con le triple di Willie Solomon e Jamie Arnold. Lo stesso Solomon sfiora la palla recuperata a Langdon a 6” dalla sirena. Ma c’è il fallo e la freddezza dell’Assassino dell’Alaska spegne il sogno maccabeo:

 

Final Four 2009, Berlino, finale: Panathinaikos Atene – Cska Mosca 73-71

Due anni dopo la beffa di Oaka, il Cska di Ettore Messina campione in carica può vendicarsi sul neutro della O2 Arena. Lo scontro è titanico: Diamantidis, Jasikevicius, Spanoulis, Pekovic e Batiste da una parte, Holden, Langdon, Siskauskas, Smodis e Lorbek dall’altra. Il Pana è sopravvissuto al derby contro l’Olympiakos nel quale Bourousis aveva fallito il semigancio del pareggio a fil di sirena, il Cska si è salvato contro il Barcellona di Gianluca Basile con un Siskauskas da 17 punti nell’ultimo periodo ed è alla quarta finale consecutiva.

Si sa, gli dei del basket danno e tolgono. Proprio Siskauskas, l’eroe della semifinale, il grande ex, ha la palla che vale un’Eurolega e che zittirebbe l’Horto Magiko. Dare, togliere.

 

Final Four 2010, Parigi, semifinale: Olympiacos Pireo – Partizan Belgrado 83-80 d.t.s.

La cenerentola Partizan, imbottita di giovani promesse e di un americano pescato nei bassifondi turchi di nome Bo McCalebb, marcia spedita fino alle Final Four desiderosa di rinverdire i fasti degli anni degli anni di Danilovic e Djordjevic. A sbarrare la strada verso una finale che avrebbe dell’incredibile c’è l’Olympiacos di Milos Teodosic e Linas Kleiza, di Josh Childress e dell’eterno Papaloukas. Un match indimenticabile, che il Partizan sembra addirittura avere in mano a 7” dalla sirena, quando McCalebb divora il parquet in transizione e saltando sulle spalle di Papaloukas firma il 67-65. Vujosevic è al limite del coccolone, Teodosic spara una tripla senza senso delle sue che non prende nemmeno il ferro. Ma in agguato c’è Childress con il tap-in del pareggio che vale l’overtime. Anche nel supplementare succede di tutto. Fino a 2” dalla sirena, quando Aleksandar Rasic (sì, quel Rasic) avrebbe la palla del secondo overtime. Non benissimo:

 

Final Four 2012, Istanbul, finale: Olympiacos Pireo – Cska Mosca 62-61

Forse il finale più clamoroso della storia di Eurolega. L’Olympiacos in piena rifondazione è arrivato in finale a fari spenti e pare destinato ad essere divorato da un Cska che in semifinale ha strappato il pass per l’ultimo atto nell’eterna sfida contro il Pana decisa da un’insolita palla persa di Diamantidis nei secondi finali. Ricordo bene la partita vista sul divano di casa mentre, con il Cska avanti di 19 sul finire del 3° quarto, decido di iniziare a buttar giù l’articolo che inneggia al ritorno della truppa di coach Kazlauskas in cima al Vecchio Continente. Strada facendo, però, mi rendo conto che non è il caso di affrettarsi troppo. L’Olympiacos cambia faccia e trascinata dai suoi gregari (Sloukas, Kesely e Printezis su tutti) torna in scia con un parziale di 18-2. Il finale è epico. Siskauskas si ritira a fine partita e vuole farlo come si deve. Ma, come nel 2009, trema nel momento della verità fallendo i due liberi che, forse, chiuderebbero i conti. Il rimbalzo è biancorosso, Spanoulis taglia il campo a tutta velocità e, attirando l’aiuto di Kirilenko, pesca Printezis in angolo, a 4 metri dal ferro. Sudo più che se giocassi io. L’ala alza una lacrima che pare insensata e fa sospirare tutta Europa. Ciuff. Citofona il vicino. Provate voi a non urlare.

 

Final Four 2014, Milano, semifinale: Maccabi Tel Aviv – Cska Mosca 68-67

La mia prima (e ancora per qualche ora unica) Final Four vista dal vivo. Una migliore non l’avrei potuta scegliere. Il Maccabi ha tolto a Milano l’ebbrezza di provare a fare un miracolo nelle Final Four casalinghe e arriva al Forum con metà della popolazione israeliana al seguito. Il Cska ha un budget triplo di quello maccabeo e sembra riuscire a farlo valere nei primi tre quarti, spingendosi anche a +15 a metà del 3° periodo. Ma qui inizia il folle weekend di Tyrese Rice. Il signor nessuno che si alza dalla panca gialloblu suona la carica, il Maccabi torna sotto ma il Cska sembra comunque riuscire a tenere botta e a 19” dalla sirena trova il canestro del +4 con Sonny Weems. Qui si spegne la luce rossoblu e si sprigiona la magia dei futuri campioni d’Europa:

 

Final Four 2015, Madrid. Abbiamo vecchie conoscenze come Cska, Real ed Olympiakos e una matricola come il Fenerbahce. Sipario, signori.

paglia papa
Papaloukas in piazza Duomo. L’entusiasmo di farsi una foto con me
Previous

L'antica arte del trash-talking

Next

Il sapore eroico dei play-out

Avatar photo

About Author

Marco Pagliariccio

Di Sant'Elpidio a Mare (FM), giornalista col tiro dalla media più mortifero del quartiere in cui abita, sogna di chiedere a Spanoulis perché, seguendo il suo esempio, non si fa una ragione della sua calvizie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Check Also