In un paese dove dittatura e democrazia si sono da sempre toccate il culo e baciate in bocca, da un punto di vista gerarchico sono rimasti vivi e vegeti alcuni capisaldi, che nessuno ha mai pensato seriamente di ritoccare o sconvolgere. Sono gli stagisti a gratis, i pensionati con 500 euro al mese, l’ultima ruota del carro insomma, gli intoccabili. Con le dovute proporzioni, quello che rappresentano gli under su un campo da basket.

Noi under lo siamo stati tutti, chi non ha degli aneddoti da raccontare? Il mio risale al primo giorno di preparazione. Vengo convocato per la C2 di una squadra di Bologna, andiamo a correre al Talòn che è un parco enorme fuori città, nel comune di Casalecchio. Un calvario eterno. Mentre ‘i vecchi’ cercavano di rubare su tutto, ovviamente il Coach non faceva altro che guardarmi. “Vuoi un passaggio?” – “No grazie, arriva mio padre” L’hai visto te? Bravo. Zero autobus, mezzanotte, facciamoci questi altri 7-8 km di corsa a casa, che dimagrisco.

 

La stagione dell’under medio comincia verso fine Luglio / inizio Agosto, quando la classica squadretta di serie D ha già fatto i colpi più importanti del mercato e servono giusto quei 2/3 sbarbi da tappare il buco. Solitamente il Coach non ha la minima idea della tua faccia, ma hai meno di 20 anni, e sa che giochi. Comincia a provarci come un 47enne con la chierica di Ginobili all’OverDance di Milano Marittima.

“Ciao Matteo, sono l’allenatore dei Torbole sul Garda Salmons, non so ancora se l’anno prossimo faremo la DNC o la Promozione ma ti ho visto, non sei male. Verresti a giocare per me l’anno prossimo? Abbiamo un bel gruppo, magari conosci qualcuno, purtroppo non riusciamo a darti un rimborso ma comunque lotteremo per i playoff. Non ti offro grandi cose, però quelle lì le avrai, niente soldi né futuro, minuti in campo quasi mai”

La risposta dovrebbe essere scontata, ma qui entrano in gioco delle variabili interessanti. Sì, perché l’under magari ha appena finito le giovanili e non ha voglia di cercare una squadra, nonostante lo scarso appeal la palestra è pur sempre a 700m da casa, soprattutto può bullarsi di giocare in mezzo ai grandi con le fighe del suo liceo: così, la prima volta che il suo misero tabellino reciterà “2”, sarà stracarico per limonare quella di 4aC alla festa di Halloween interscolastica. Prima di prendere una pizza in faccia dal suo fidanzato.

“Sì… io mi chiamo Antonio, in realtà. Comunque accetto. Non vedo l’ora”

“Perfetto, allora manderò un sms verso Ferragosto per la convocazione ufficiale. Stai bene Matteo, e grazie.”

 

La stagione dell’under medio finisce dopo quella chiamata, verso fine Luglio / inizio Agosto. Riconosciuto da tutti subito, al primo allenamento (è l’unico che ha portato sia le Jordan che le scarpe da corsa), vessato dai 30enni del gruppo come fosse un prigioniero di guerra, ne subisce di tutti i colori: ritrova i pantaloni nello spogliatoio del pattinaggio, subisce lo ‘schiaffo del soldato’ sotto la doccia gelata, a volte, se motorizzato, i Senior possono ritenere opportuno prendergli le chiavi e fare un giretto in macchina. Capro espiatorio dell’allenatore, giusto per far vedere che ha polso, deve giustificare in modo impeccabile eventuali assenze, ed elevarsi ad oggetto di culto alcòlico in improbabili cene di squadra, dove riesce a dare contemporaneamente il meglio e il peggio di sé. Non gioca mai. Non può giocare, se non i momenti chiave della partita. Quando si ritrova sul cubo dei cambi, al +28 del 39′.

Alla fine del girone d’andata l’under conta un record di 5w-10p, 193 secondi in campo, una fidanzata mollata, 5 McDrive con coca grande e Crispy McBacon devoluti al Capitano, 3 debiti con 4,5. E’ a pezzi. Lasciare sarebbe una sconfitta, ne parla in privato con gli unici due o tre compagni con cui ha costruito un minimo rapporto. “Non te ne andare Frà… sei l’unico mezzo astemio, non c’è nessuno come te che prende così bene la macchina quando facciamo serata in trasferta.””Eh lo so, è che credo mi manchi qualcosa… mi sento vuoto dentro.” “Guarda che non c’è problema, anticipiamo il tuo turno di paste.” “Va bene.” Non molla, non molla niente. Viene ripagato con dei 10′-15′ in campo a salvezza, o retrocessione acquisita. A fine anno diventa l’idolo di tutti, i compagni gli dedicano un tavolo nel miglior locale, smettono pure di farsi offrire da bere. Si sente accettato, e non è mai stato così felice. Ignaro del fatto che l’anno prossimo sarà un Senior, e nessuno avrà più notizie di lui.

 

Questa gerarchia così dittatoriale, democratica e consolidata trova un nemico nella FIP già da qualche anno: sono tante le squadre che non vogliono o non possono pagare i parametri, e che buttano lì, alla rinfusa, le proprie mandrie di giovani. Il fascino dell’under si è un po’ perso, i Senior di oggi spesso dimenticano le loro origini, o non le ricordano con particolare piacere. Io mi sono divertito, e voglio pensare che l’under sia un modo di essere, uno stile di vita, un orrendo stato sociale. Intoccabile, per l’appunto.

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Carlo Pedrielli

Bologna, cestista delle "minors", tifoso da Beck's, cantastorie per sé e istruttore minibasket. Per questo sport darei tutto, tranne il culo.

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