Da quando Dan Bilzerian ci fa travasare bile tra foto con fighe dal 9 in su, lusso sfrenato, armi e gatti a volontà, il mondo del poker non è mai sembrato così scintillante. Vuoi vedere che, con un po’ di sano fattore C, anche io posso reinventarmi miliardario?

Quando Bilzerian non aveva ancora un ciuffo di barba, Blake Roy Stepp era un pargolo paffutello che faceva furore a Gonzaga, il feudo in cui era cresciuto re John Stockton. Bianco, grande occhio per l’assist (secondo, indovinate dietro a chi: non Stockton, ma Matt Santangelo), mano da saldapassere dalla lunga distanza e carisma da vendere, Blake è amato e osannato nel 2004, quando completa il suo quadriennio di studi finendo nel secondo quintetto dell’intera Ncaa di quell’anno.

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Nel draft che vede lo sbarco di Dwight Howard tra i pro, alla 59 Minnesota prova a dargli una chance, facendogli fare le Summer League nelle quali però già si manifestano i primi scricchiolii. Pochi giorni prima dell’inizio della stagione 2004-2005 arriva il taglio e così la decisione di tentare l’avventura europea.

Lo prende il Partizan Belgrado e in Serbia Stepp fa benissimo: 13,1 punti e 2,5 assist in Eurolega (se lo ricorderanno anche i tifosi più attenti della Fortitudo, cui Blake riservò due prove sontuose nonostante le due sconfitte dei suoi) sono un buon biglietto da visita per un rookie. Ed infatti l’anno seguente, dopo aver riprovato la carta Nba nelle Summer League con i Cavs, trova ingaggio a Valencia, dove gioca però solo 16 partite, martoriato dai problemi alle ginocchia.

 

Come molti cestisti e non, Blake ha però un hobby: il poker. Ci gioca tanto nel tempo libero e pare se la cavi piuttosto bene. Nell’estate 2006, dopo l’ennesimo infortunio, la decisione: farne il proprio mestiere. Stepp appende le scarpette al chiodo, inforca gli occhiali da sole neri ed inizia la sua seconda vita, quella di giocatore professionista.

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Ci sa fare Stepp e dopo un paio d’anni di gavetta arriva fino alle World Series of Poker, cui partecipa nel 2008, 2009 e 2010. Oggi vive a Spokane, rifugio dei più surreali personaggi del basket americano (do you remember Dan Dickau?) e nel 2012 Gonzaga ha deciso di premiarlo inserendolo nella Hall of Fame dell’ateneo. Dove si è svolta la cerimonia? A Las Vegas, che domande!

In principio, però, fu un’altra grande promessa del basket americano ad abbandonare la palla a spicchi per il poker. Trattasi di Doyle Brunson, uno dei più grandi giocatori di poker di tutti i tempi e la cui storia sembra premonitrice di quella di Stepp. Pokerista professionista da oltre un cinquantennio (ha vinto 2 volte le World Series, nel ’76 e nel ’77), arrivò al gioco d’azzardo dopo che un brutto infortunio al ginocchio, sul finire degli anni Cinquanta, gli impedì di sbarcare ai Lakers, allora di stanza a Minneapolis (non ci eravamo visti poco fa?), dopo una grande carriera universitaria a Texas.

Anche il campione del mondo di poker del 1996, Huck Seed, viene dalla spicchia. Fu per un paio d’anni membro dei Beavers di CalTech, università che ha tirato fuori 31 premi Nobel ma alla Nba ha donato solo Dean Oliver (esperto di statistica passato da Seattle e Denver) ed entrata nella leggenda dell’Ncaa per la striscia perdente più lunga della storia con 26 anni e ben 310 partite di SCIAC Conference perse consecutivamente. Un vero e proprio X-file, sarà per questo che alla storia si interessa David Duchovny, voce narrante del documentario sulla storia dei Beavers Quantum Hoops. Tra le comparse c’è lo stesso Huck, stella della squadra (immaginate la star di una squadra di nerd. Fatto?) sul finire degli anni ’80. Seed fa molte assenze perché le scappatelle a Las Vegas per giocare al casinò sono frequenti. Ma lo sono anche le vincite, così nel 1989, dopo soli 2 anni di college, lascia tutto e decide di diventare professionista. Azzardo e vittoria.

Anche a latitudini più vicine a noi, il poker inizia a intrecciarsi sempre più di frequente col basket. Antanas Guoga, più noto come Tony G, è stato manager della nazionale di basket lituana fra il 2010 e il 2012 nonché sponsor principale del Bc Prienai. Eppure Antanas è uno dei giocatori di poker più titolati al mondo, in carriera ha vinto oltre 4 milioni di dollari nei soli tornei dal vivo. E come se ciò non bastasse, nel maggio scorso ha fatto il suo ingresso al Parlamento Europeo.

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Nel 2010, quando la nazionale lituana non è riuscita a qualificarsi direttamente per i Mondiali di Turchia, Antanas ha pagato buona parte dei 500 mila euro per la wild card. Il contributo ha permesso alla nazionale di iscriversi e a portare a casa la medaglia di bronzo con indosso lo sponsor TonyBet.

Guoga si è misurato in una competizione a metà tra poker e pallacanestro contro l’indimenticato estone ex Nba Martin Müürsepp. Nella sfida i due si sono prima confrontati in una serie di tiri da tre punti per poi passare a una partita di poker heads-up (specialità giocata da soli due player alla volta). Se uno dei due avesse perso entrambe le sfide avrebbe dovuto correre per la capitale estone con indosso solo un paio di mutande. Purtroppo, il pareggio ha tolto materiale da highlights.

Nella Nba in molti sono colo che si dilettano sul tavolo verde. Shawn Marion e Jordan Farmar partecipano regolarmente ad eventi paralleli alle World Series, Paul Pierce addirittura quest’anno ha preso parte al main event. Bob Sura ha partecipato al Poker Star, sfida tra personaggi famosi che va in scena negli Usa. E come dimenticare Gilbert Arenas e Javaris Crittenton, che vennero quasi alle pistole per questioni legate a debiti di gioco? Armi, carte e gatte. Dan, mettiti in fila.

 

 

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Marco Pagliariccio

Di Sant'Elpidio a Mare (FM), giornalista col tiro dalla media più mortifero del quartiere in cui abita, sogna di chiedere a Spanoulis perché, seguendo il suo esempio, non si fa una ragione della sua calvizie.

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