Divano, tv, Peroni da 66 a temperatura polare, piedi rigorosamente sul tavolino (tanto mia mamma è già a letto), San Antonio-Clippers in tv, cellulare in mano per scrivere cazzate su twitter. Una grande domenica sera.
Notifica sul cellulare, è arrivato un nuovo messaggio: “Ciao sono Marco Sandi, capitano di una squadra Csi di Venezia. Ho 28 anni, sono studente di Antropologia, e sono un fanatico di basket. Tifo San Antonio ma il mio giocatore tipo è Pau Gasol. Seguivo e tifavo la grande Benetton di Ettore Messina, quella di Marcelo Nicola, Garbajosa e Marconato. Ti disturbo perchè ho una bella storia da raccontarti”.
Ovviamente ho prima finito di vedere la partita.

Entriamo a piedi uniti nella storia.

Ambientazione: palestre senza il tiro da 3 punti negli angoli, addominali e riscaldamenti inesistenti, pullmini per le trasferte neanche a pagarli, post-partita da far impallidire anche Pete Doherty e Kate Moss. I Crabs Venezia sono una società nata da poco, Marco è il capitano, un’ala pivot di 2 metri che ama tirare da tre punti “dedico sempre le mie triple alla nostra fantastica curva, 40-50 persone che ogni mercoledì alle 22 vengono a tifare per noi e a farci i cori, senza mai mancare di rispetto agli avversari e agli arbitri”, giocano allo sport che ritengono “il più bello del mondo” e soprattutto si divertono. Ma i Crabs non sono solamente questo, sono anche molto altro.

Si autodefiniscono una squadra “antirazzista”, nello spogliatoio oltre a gnocca e gnocca, parlano anche di solidarietà ed aiuto a chi ne ha più bisogno. Tra ottobre e febbraio, Marco è andato a visitare due volte delle zone al confine tra Turchia e Siria, fermandosi nella città martire di Kobane, per capire cosa fosse possibile fare per aiutare i bambini dei campi profughi.

profughi

In queste zone ci sono circa 55 mila profughi di guerra (il nome “Isis” dovrebbe dirvi qualcosa) che vivono in condizioni assai precarie. In un percorso durato mesi, i Crabs hanno partorito un progetto che mira ad aiutare questi bambini.

logo

Il nome del progetto è “Rojava Playground” e deriva dal nome della regione curda del nord della Siria. Il “Playground” è quello che vogliono fare, costruendo in ogni campo rifugiati un’area polifunzionale, con parco giochi e campi sia da basket che da pallavolo (niente calcio perchè esclude le ragazze) per permettere ai bambini che vivono in questi campi di avere uno svago e di non pensare alla guerra e alle sofferenze.
“I bambini e i giovanissimi, specialmente se accolti nei campi-profughi, vivono a loro volta una situazione di particolare criticità dovuta alla lontananza dalle proprie case, alla carenza di momenti di formazione strutturata, alla mancanza di occasioni di sviluppo e crescita, alla mancanza di riferimenti legati alla precedente quotidianità (spazi e attività educative e di svago). Anche oggi, che Kobane è liberata e si avvia il processo di ricostruzione, il diritto all’infanzia, prerogativa di ogni minore, è compromesso.”

marco1
Marco a Kobane

Cosa volete fare esattamente?

“Intendiamo sostenere la costruzione di sei aree ludico-sportive all’aperto previste dal nuovo piano urbano, purtroppo senza risorse finanziarie. Sei campi giochi con area verde, attrezzate con impianti per il gioco e per lo sport eco-compatibili, a disposizione di tutta la popolazione. Uno spazio in cui i giovani attualmente ospitati nei campi profughi possano giocare e fare sport con i propri coetanei, dove le donne rifugiate possano portare i propri figli, per socializzare e incontrarsi con gli altri abitanti.”

Per realizzare tutto questo, i Crabs hanno lanciato una raccolta fondi (qui trovate tutte le info per fare donazioni http://www.sportallarovescia.it/sar5/campagne/816-rojava-playground) .

profughi1

Sport e solidarietà sono da sempre un connubio a cui tengo particolarmente. E quando iniziative come queste provengono dai “bassifondi” delle categorie minors, da quei campionati dove la passione per il basket, e per lo sport in generale, si manifesta nella forma più autentica e sincera, il minimo che si può fare è quello di promuoverle a più gente possibile.

Faccio un appello a tutti voi, comprese le società sportive, chiedendo di sostenere questo bellissimo progetto.

E, ovviamente, forza Crabs!

festa

Previous

Bud, Steve, Brad, Jason: la "new wave" delle panchine NBA

Next

Atene 2004: una notte da leoni

Avatar photo

About Author

Raffaele Ferraro

Sono quello che gestisce la pagina facebook e il profilo twitter. Scrivo tutti i pezzi violentando quotidianamente la lingua italiana. Sì insomma, sono quello che non ha una vita sociale.
Ora che abbiamo anche un sito ho raccattato dalla strada tre disperati dal buon livello di ignoranza ma soprattutto dal massimo livello di passione per la palla a spicchi.
Essendo di Bologna ho più pallacanestro che trigliceridi nel sangue.

1 comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Check Also