Guardate questo video, Tele+ 2 presenta: “La Rivelazione”

Ora guardate quest’altro:


Trovate cose in comune?

Iniziamo col dire che, tra l’uno e l’altro, sono intercorsi la bellezza di 18 anni.

Alla voce somiglianze pero’, eccezion fatta per una diversa copertura mediatico-televisiva (allora tale da riservare un intero servizio ad un emergente, ad oggi spesso al suo apice quando riesce a regalare tramite upload su Youtube qualche breve filmato preso in prestito da emittenti locali…) e per la presenza di una barba vissuta ed un taglio di capelli piu’ scarmigliato, ce ne sono da poter individuare:

  • la categoria: nel primo A2, nel secondo Legadue Gold ovvero il suo equivalente ai giorni d’oggi,
  • il sangue freddo: quel killer instinct sportivo e quella freddezza che solo un limitato numero di cestisti hanno; difficile da definire in maniera appropriata ma facilissimo da riconoscere ed individuare quando un giocatore lo possieda;
  • il tiro ignorante: esempi ne si possono trovare a palate nell’arco della sua carriera, il canestro che fa saltare il banco e che la porti a casa, spesso scoccato in condizioni estreme,
  • il sorriso: a 18 anni di distanza sempre presente, sia che si trovi per la prima volta a parlare dinanzi alla luce rossa lampeggiante di una telecamera, sia che abbia appena regalato una delle prime vittorie alla sua nuova compagine, per la quale si sia rimesso in gioco accettando di scendere di categoria, a dimostrazione del fatto che si diverta ancora a giocare (altrimenti non lo vedremmo piu’ calcare parquet).

 

Aveste la possibilita’ di complimentarvi direttamente con lui dopo un buzzer beater, Gianluca il piu’ delle volte glisserebbe sminuendo la cosa, spesso lapidandola con un: “Tutto culo” o simili (citazione dell’amico Mario Boni su Boris Diaw).

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Questo vi da’ la dimensione di chi sia il Baso: uno dei giocatori piu’ determinanti mai visti sul suolo italico (capace a livello di Nazionale di condurci a traguardi straordinari ed a livello di club non solo di affermarsi in Italia ma anche di diventare l’idolo di una delle societa’ piu’ titolate d’Europa, ovvero il Barcelona), ed al tempo stesso uno che e’ sempre riuscito a tenere i piedi per terra, conservando la giusta dose di modestia e di realismo, ed avendo sempre ben presenti i propri valori e le proprie priorita’.

Essendo uno dei giocatori piu’ iconici dell’intero movimento cestistico italiano, la sua carriera e’ stata raccontata innumerevoli volte ed in tutte le salse.

Il pezzo che segue sara’ un po’ diverso: alle porte della sua ennesima stagione in serie A (questa volta in canotta paladina dell’Orlandina) e soprattutto delle sue 40 primavere, mi ripropongo di raccontarvi, in ordine cronologico ma senza pretese di esaustivita’ (non copriranno pedissequamente ogni signolo passo della sua carriera), degli aneddoti che dovrebbero risultare inediti alla stragrande maggioranza di voi, al fine di farvi capire piu’ da vicino chi sia questo campione.

Nato a Ruvo di Puglia il 24 Gennaio del 1975, Gianluca ha sempre avuto due priorita’ nella vita: la famiglia (marito di Nunzia, con la quale e’ stato fidanzato dall’eta’ di 18 anni, e padre di tre bimbe) e la pallacanestro. Le storie di queste ultime si sono intrecciate spesso (dal matrimonio durante le semifinali scudetto alla nascita della primogenita concomitante con Eurobasket 1999).

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Quando la Pallacanestro Reggiana, neo-promossa in serie A, gli offri vitto ed alloggio in foresteria piu’ paghetta da 200 mila lire al mese per giocare con gli juniores, il suo primo pensiero fu: “Finalmente non mi devo piu’ svegliare all’alba per andare a lavorare nei campi!”.
Avete letto bene: categoria juniores. Di prima squadra ai tempi non si parlava, anche per dei problemi di cartellino con la vecchia societa’ che voleva monetizzare, e la nuova che invece non avrebbe voluto spendere ulteriormente. A risolvere la situazione ci penso’ il padre di Gianluca che, convinto dei mezzi del suo ragazzo, sborso’ di tasca sua due milioni di lire, investimento che ovviamente avrebbe poi pagato…

L’inizio non fu dei piu’ semplici: una doppia frattura ad ulna e radio prima, ed una cartolina poi… L’anno prima Gianluca, senza ovviamente sapere che sarebbe finito a Reggio, aveva infatti fatto domanda (irrevocabile a posteriori) per entrare nei Carabinieri, per la gioia di Consolini (che la digeri talmente male da non concedere neanche un secondo sul parquet al Baso quando con peripezie degne di nota e con un permesso speciale riusci a viaggiare in treno per presentarsi ad una partita dei suoi) e dei dirigenti reggiani, che lo avrebbero visto trascorrere tre mesi a Chieti.

Molti non sanno che, prima che gli eventi mostrati nel video iniziale (ovvero l’esplosione a Reggio che lo avrebbe poi portato ad accasarsi alla Effe), a causa dell’incerto futuro della Pallacanestro Reggiana (la cui proprieta’ sembrava in procinto di vendere), il Baso riusci ad ottenere un provino individuale con Varese. Dodo Rusconi rimase positivamente impressionato, ma gli comunico’ l’impossibilita’ di aggiungerlo a roster a causa di un reparto gia’ coperto da Pozzecco e Menego. Con quest’ultimo, era persino stato organizzato un uno contro uno, ma Andrea si rifiuto’. La dichiarazione di Baso, che poi sarebbe divenuto suo grande amico, a riguardo: “Disse che non ne aveva voglia, ma forse temeva che gli avrei fatto il culo…”.

Altrettanto curioso potrebbe risultare il fatto che la sua prima vera chiamata in Nazionale capito’ quasi accidentalmente, o comunque in modo inatteso: era riserva a casa, e seppe solo all’ultimo, a causa dell’infortunio di qualcun altro, di doversi aggregare alla selezione per una partita che si sarebbe disputata di li a pochissimo. Stava tirando da solo in palestra, quando un dirigente reggiano gli intimo’ di correre a farsi la doccia e partire in fretta e furia per Livorno, dove avrebbe trovato Ettore Messina ad aspettarlo. Con la Golf appena acquistata con i primi risparmi, il Baso quindi affronto’ la neve e si mise in viaggio per quello che sarebbe stato il suo primo gettone di presenza con indosso i colori azzurri: una amichevole contro la North Carolina di Vince Carter.

Avendo nominato Messina, coach simbolo della sponda cestistica di Bologna opposta a quella con la quale viene ovviamente identificato il Baso, e’ utile ricordare come la scelta sulla sponda stessa non sia stata all’epoca cosi ovvia.

Ancora nella mattina dell’ultimo giorno disponibile per i trasferimenti (il cui termine era fissato per le ore 12), l’incertezza regnava sovrana, ed il telefonino ovviamente friggeva. Pur essendo il contratto con la Effe già pronto e solo in attesa di essere validato e depositato in Lega, tra una frenetica chiamata e l’altra con il proprio procuratore, Gianluca volle sentire ancora una volta casa, Ruvo. Voleva un consiglio da suo padre (quello che aveva sempre creduto in lui, a partire da quello sforzo economico sostenuto per permettere al figlio di intraprendere la propria carriera agonistica), che era decisamente orientato per la Virtus. Quella preferenza gli fu ribadita anche nell’ultima telefonata, e fu nel tentare di convincerlo per ottenerne l’approvazione che il Baso si accorse e si rese conto di aver deciso: sarebbe stata aquila e non vu nere.

Tornando invece all’azzurro, la prima, enorme ed indimenticabile gioia fu quella dell’oro Europeo di Parigi-Bercy 1999 (palcoscenico caro a Gianluca che a distanza di 11 anni sarebbe poi riuscito a vincervi l’Eurolega), in parallelo con la nascita della prima delle sue tre figlie: Alessia. Alcuni di voi ricorderanno l’esultanza, ideata dal Menego e poi divenuta un rituale che ha accompagnato la squadra in tutta la sua cavalcata iridata, che consisteva nel mimare l’atto di cullare un neonato. O meglio, una neonata, in onore della quale Gek Galanda e Andrea Meneghin appesero un fiocco rosa, ricavato con una Gazzetta dello Sport, sulla porta della camera del neo-papa’. Un aneddoto memorabile relativo a quel torneo, e’ il seguente: dopo la vittoria in semifinale sulla Jugoslavia, Baso, Menego e Carlton Myers si concessero un’uscita lampo per scaricare un po’ la tensione, sorseggiare qualcosa, e distrarsi in compagnia in vista dell’importantissimo evento dell’indomani. La voce giunse a Boscia Tanjevic, con un piccolo particolare da tenere in considerazione pero’: il trio, diligentemente, aveva optato per una toccata e fuga ed aveva gia’ fatto in tempo a compiere la spedizione e rientrare presto. Quando Boscia si piantono’ di guardia per controllare il traffico, pertanto, i nostri erano gia’ “rincasati”, e leggenda vuola che Tanjevic sia stato invano ad aspettarli al varco fino alle quattro di mattina….

Oltre ovviamente a Parigi 1999, un altro e’ il capitolo storico in canotta azzurra del Baso: le Olimpiadi di Atene 2004, nelle quali fu uno degli artefici principali dello storico argento, e durante le quali mise a segno quello che probabilmente sarebbe poi rimasto il canestro piu’ pesante della sua carriera: la bomba allo scadere dei 24 che spezzo’ le gambe ai lituani nella semifinale in cui Gianluca mise a segno ben 31 punti:

Nella preparazione a questo memorabile torneo, si tolse anche un’altra soddisfazione: la vittoria di Colonia contro team USA, con LeBron James che ancora lo cerca all’uscita dai blocchi e con la bellezza di 7 bombe, che potete vedere tutte qui:

 

Visto che l’NBA e’ stata nominata, qualcuno di voi potrebbe domandarsi se Baso sia mai stato vicino a quel mondo. All’epoca della batosta inflitta alla compagine a stelle e strisce a Colonia, la voce salto’ fuori, fino a meritarsi addirittura un apposito rettangolino (che ricordo nitidamente e conservo ancora in qualche scatolone in Italia) su Superbasket, in cui si sosteneva che Gianluca e Gek fossero “in talks” per un contratto con i New Jersey Nets. Il diretto interessato ha categoricamente smentito che si fosse parlato di qualcosa di serio, addossando eventuali colpe del rumor a Rick D’Alatri, preparatore atletico sia degli azzurri che della franchigia NBA in questione. Seppure gli fossero mai arrivate proposte concrete, il Baso ha comunque affermato che non le avrebbe mai accettate, convinto che dall’altra parte dell’oceano il fisico venga prima di tecnica o talento e non sentendosela di rischiare il salto senza sapere prima se avrebbe davvero avuto possibilità di giocare.

Dopo aver vinto i primi due scudetti della storia della Fortitudo (il secondo da capitano), giunse il momento di una nuova sfida e, avendo appurato come la NBA non fosse un’opzione da lui neanche remotamente considerata, arrivo’ la firma con uno dei club piu’ importanti e titolati d’Europa: il Barcellona.

Per cio’ che concerne le sue stagioni catalane (nelle quali ha aggiunto al suo palmares 2 leghe ACB, 3 coppe del Rey, 2 supercoppe spagnole e soprattutto la tanto agognata Eurolega) non mi dilunghero’ oltremodo, lasciando a questo video di ringraziamento da parte della societa’ stessa il compito di darvi un’idea a tal proposito:

Come unico complemento, a testimonianza di come sia divenuto, e sia ancora ad oggi, uno dei piu’ grandi beniamini da quelle parti, vi segnalo con cognizione di causa (avendolo aiutato a gestire le comunicazioni con i supporter del posto) come le richieste strambe fioccassero a dir poco: ricordo ancora nitidamente quella ragazza catalana che insisteva alla morte perche’ le spedissi per posta una ciocca di capelli del Baso… Per avere un’impressione dei livelli di popolarita’ e quasi di idolatria, questo dovrebbe essere abbastanza significativo.

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Dopo la lunga esperienza in Spagna, non senza dubbi del diretto interessato sulla effettiva riuscita di tale operazione, il ritorno in Italia, precisamente a Cantu’. Nonostante l’inattivita’ nell’ultimo periodo catalano e gli infortuni, il Baso ci ha messo davvero poco a divenire un beniamino del Pianella, ed a tornare protagonista sul palco piu’ prestigioso (quello dell’Eurolega) con un tiro ignorante a Bilbao che restera’ negli annali e che regalo’ alla Bennet il passaggio alle Top 16:

Dopo una sola stagione, per la gioia (…) di entrambe le tifoserie, il Baso passo’ all’Armani Milano, dove trascorse un’ “annata no” e che per sua stessa ammissione gli ha fatto seriamente considerare il ritiro.

A dissuaderlo, c’e’ voluta una chiamata del Poz ed una piazza calorosa come quella di Capo d’Orlando, pronta ad offrire mare, una nuova casa che potesse davvero definirsi tale, ed un entusiasmo davvero sconfinato.
In Sicilia, oltre al ritorno nella massima serie, ha aggiunto un altro trofeo al suo palmares:

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(anche se il Poz spergiura che provenga da una pescheria…) e ha anche accettato di buttar giu’ la prefazione al libro che ho scritto, facendomi un bel regalo.

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Proprio sabato scorso ha rilasciato una intervista alla Gazzetta dello Sport che, sul proprio sito web, ha erroneamente allegato alle sue dichiarazioni una foto del ‘95 Nicolo’ Basile, la quale strideva leggermente con la didascalia: “Gianluca Basile, 39 anni… […]”

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Quando gliel’ho fatto notare, ha risposto cosi:
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“Eterno giovane”.

Serve altro?


Signore e signori: BASO.

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About Author

Valerio D'Angelo

Ingegnere romano malato di palla a spicchi. Lavoro a WhatsApp (ex-Google, ex-Snap, ex-Facebook) e vivo a Dublino, in una nazione senza basket, dal 2011. Per rimediare ho scritto il libro "Basket: I Feel This Game", prefazione del Baso. Ho giocato a calcetto con Pippen e Poz, ho segnato su assist di Manu Ginobili, ho parlato in italiano con Kobe in diretta in una radio americana e mi e' stato chiesto un autografo a Madrid pensando fossi Sergio Rodriguez.

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