Ricordo benissimo il giorno in cui iniziai a scrivere di pallacanestro. Ottobre 2010, sabato, il “Capo” mi mandò al famoso CRB di Bologna per andare a seguire Libertas – Delser Udine, A2 donne, alle 18. Orario infame? Basket femminile? Non lo so, sta di fatto che trovai davvero strano essere lì, per una partita di livello nazionale, quando avrei potuto/dovuto commentare piuttosto un derby locale, fra la C regionale e la serie D. I miei dubbi si infittirono ancora di più quando l’addetto mi portò in tribuna stampa, dove venni foraggiato di Kit-Kat e Coca Cola.

Mi sentivo strafelice, stavo facendo quello che volevo fare. La partita scivolava via così così, Udine era riuscita a buttare un vantaggio in doppia cifra segnando solo 2 punti nel 4° quarto, passando a malapena i 40 del 40’. Da quella sera, in ogni caso, cominciai ad apprezzare seriamente il basket femminile. Ho pensato che, nonostante il male che si legge in giro sull’argomento e la pioggia di commenti che potrà derivare da questo pezzo, bisognava davvero trattarlo per quello che era. Perché è pallacanestro. E in questo paese, dove per 6 mesi la gente comune segue lo sci, per 9 i motori e per 12 il calcio, noi non ci possiamo permettere di sfanculare la pallacanestro.

Per cominciare ad appassionarsi, non mancano strade o motivazioni. A differenza della lega maschile, per esempio, la visibilità delle partite della massima serie è garantita dallo streaming gratuito sul sito della LegaBasketFemminile. La Nazionale maggiore si è qualificata per Euro2015, quella Under 20 in estate ha vinto il bronzo all’Europeo di Udine, trascinata da Elisa Penna e Ilaria Milazzo. Ma c’è di più. In Italia è nata e gioca quella che, secondo la spettabile ESPN, viene considerata il 4° prospetto mondiale dell’annata ’96: Cecilia Zandalasini.

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fonte http://www.familabasket.it/

“Ceci Zanda” nasce il 16 marzo a Broni, in una famiglia che respira pallacanestro. Prende il mano il pallone da easybasket già da piccolissima, iniziando a giocare nella squadra maschile della sua città fino ai 12 anni, limite massimo per gli esordienti, per cui si trasferisce al Geas di Sesto S. Giovanni, primo punto cruciale della sua carriera: qui ha la fortuna di arrivare in una società che punta sin da subito su di lei e che capisce di avere a che fare con una potenziale “stellina”, trovando delle compagne uniche con cui condividere i futuri successi e un ambiente ideale per diventare quello che sarà, nelle stagioni a seguire.

Nel suo primo anno arriva la vittoria alle finali nazionali U15 a Quartu Sant’Elena: Cecilia in finale segna 25 punti determinanti per battere la Reyer Venezia, venendo eletta nel miglior quintetto. E siamo a uno. La stagione seguente arriva la prima “doppietta”: la vittoria dello scudetto U17 in quel di Bolsena in cui si dimostra un’altra volta decisiva, con 15 punti in finale contro Cervia, e la vittoria dello scudetto U15 a Bormio, dove va a referto con ben 19 punti e porta a casa la vittoria contro la Libertas Bologna sempre, ovviamente, con il premio del miglior starting five. E siamo a tre, ma non è finita: in estate viene convocata per l’europeo U16 svoltosi a Cagliari e porta a casa la medaglia di bronzo andando quasi sempre in doppia cifra, dando un contributo fondamentale e venendo inserita anche nella top5 del torneo. Ed è proprio qui, in terra sarda, che Cecilia Zandalasini riceve ufficialmente un cesto di casadinas, e la meritata consacrazione.

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Se il detto dice “anno nuovo, vita nuova”, per Ceci questo vale a metà: arriva la seconda “doppietta”, con la vittoria dello scudetto U19 a San Martino di Lupari in cui trascina il Geas alla vittoria contro la Reyer Venezia (con una doppia doppia da 20 punti e 12 rimbalzi), e lo scudetto U17 a Cesenatico. Siamo a 5. La sua estate non è da meno rispetto a quella dell’anno precedente, anzi è migliore, perché viene convocata per l’europeo U16 di Miskolc (Ungheria), vince la medaglia d’argento e viene eletta miglior giocatrice dell’europeo. Il suo duello in finale con la stella spagnola Angela Salvadores è stato senza dubbio il picco più alto della storia cestistica ungherese. Per forza.

Nel 2012 Cecilia entra nel mondo senior e torna a giocare nella sua città di nascita, Broni, con un doppio tesseramento che le permetterà di giocare anche per le formazioni under del Geas. Il primo anno in A2 è ottimo per Ceci, con buone prestazioni e una bella personalità: a livello giovanile è, invece, un po’ “sfortunato” perché si conclude senza scudetti, seppure con altri due premi vinti come giocatrice sia alle finali U17, che a quelle U19. In estate viene convocata per l’europeo U18, dove l’Italia chiude con un sesto posto e lei gioca delle ottime partite sotto il profilo personale, andando raramente sotto la doppia cifra.

Arriviamo ai giorni nostri, anno 2013/2014, forse quello cruciale nella carriera di Cecilia. L’ala torna al Geas per giocare in un campionato di A2 dove domina in lungo e in largo, facendo vedere un livello di pallacanestro veramente sublime. Termina la stagione con cifre come 15,7 punti e 6 rimbalzi di media in 28 minuti di utilizzo. La “Zanda” (questo l’altro nickname) ricorderà per sempre la data dell’8 marzo 2014, una di quelle da segnare sul calendario: all’età di 17 anni debutta in nazionale maggiore in occasione dell’All Star Game di Serie A, un giorno speciale reso ancora più felice dai 5 punti messi a referto. Un mese più tardi, a Santarcangelo di Romagna, vince lo scudetto U19 segnando 16 punti nella finale contro la Reyer e venendo eletta per l’ennesima volta nel miglior quintetto. Per quelle meraviglie, se non ho contato male, siamo a sei.

In estate Zanda viene convocata da coach Ricchini, allenatore della nazionale maggiore, per le partite di qualificazione all’Europeo del 2015: Ceci gioca e gioca bene, senza timore e dando un contributo importante per la qualificazione finale. E’ anche il momento dell’addio, però: a giugno fa le valigie, saluta il Geas, Broni e la Lombardia dopo aver scritto la parte più vincente della storia del club a livello giovanile. Decide di firmare con il Famila Schio, squadra veneta che domina in Italia ormai da cinque anni.

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Quella che abbiamo appena raccontato è la “breve” ma intensissima carriera di Cecilia Zandalasini. Ci sono stati pochi cestisti/cestiste in grado di farmi venire i brividi e scattare in piedi ad ogni canestro, Zanda è una di queste: più la vedo giocare e più capisco che in ogni suo movimento ed in ogni suo arresto e tiro in sospensione c’è l’essenza della pallacanestro. Sono poche righe, ma se avete capito la grandezza di questa giocatrice, non è nulla, credetemi, in confronto alla bellezza di vederla giocare.

Ma soprattutto, se riuscite a mandare giù interi bocconi di Promo, CSI o prima divisione, motivatevi anche sulla femminile. Ne può valere la pena. Garantisco…

 

Scritto da Lucia Montanari con la supervisione di Carlo.

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Carlo Pedrielli

Bologna, cestista delle "minors", tifoso da Beck's, cantastorie per sé e istruttore minibasket. Per questo sport darei tutto, tranne il culo.

1 comment

  1. Ho avuto il grande onore di vederla crescere, cestisticamente,ed essere stato il suo presidente quando giocava con i maschi del Basket Broni. Una vera stella ed un grande esempio di professionalità e umiltà doti che la porteranno sempre più in alto nel panorama nazionale ed internazionale.Grande Cecy

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