A Barcellona, ormai, son stato un bel po’ di volte, in circostanze molto diverse.

Nella prima, da liceale, il budget era assai limitato: sbarcato dopo 21 ore di traghetto salpato da Civitavecchia, alloggiavo nel “quartiere da evitare” indicato in tutte le guide passatemi tra le mani.

Nella seconda, da universitario, i mezzi erano più o meno gli stessi.

Nell’ultima, da manager a festeggiare il trentello (purtroppo non a referto, ma sulla carta d’identità…), i mezzi erano assai diversi ma le fissazioni, se possibile amplificate ancor di più dalla nostalgia, sempre le stesse:

il filo conduttore di ognuna delle volte in cui ho avuto il piacere di visitare la Catalogna è sempre stato – e sempre sarà – uno ed uno solo, ovvero il Baloncesto.

Da buon “malato di basket” quale sono, mi sono preso la libertà di buttar giù un prospetto per chi volesse vivere un weekend tutto cestistico, con dritte, testimonianze e potenziali mete – desfruta!




DIVENDRES

L’ipotetico arrivo potrebbe essere di venerdì, in occasione di uno dei match casalinghi dei blaugrana nella loro campagna di Eurolega.

Per comodità, il consiglio é quello di alloggiare per la prima notte nei pressi del Camp Nou e della “piccola città” sportiva che lo circonda: le opzioni sono tante e sono più economiche rispetto alle aree più gettonate. I prezzi salgono in occasione di partite di cartello dei cugini calciofili, ma restano piatti fortunatamente quando in ballo c’è il basket.

Qui sotto, la vista dal balcone di uno degli alberghi limitrofi, con affaccio proprio sullo stadio – il Palau Blaugrana è proprio lì, a pochi metri di distanza.

Se avete l’intero giorno a vostra disposizione, e nel caso in cui il vostro volo (spero non traghetto…) fosse di mattina, aspettando la palla a due e la musichetta gasante della devotion, potreste prender parte alla cosiddetta Camp Nou Experience (biglietti qui), che consiste in un tour guidato (con tanto di occhiali 3D) dell’intero complesso sportivo. Così facendo, oltre alla possibilità di poggiar piede sul prato dello stadio (ed il deretano sui sedili delle relative panchine), avreste accesso anche al Museo del Barcellona, che al suo interno contiene diverse gemme dal punto di vista cestistico.

Aggiungo un’unica foto di proposito, onde evitare spoilers, ma se siete curiosi di vedere trofei, memorabilia e più ne ha più ne metta, allora il tour fa per voi. All’interno dei locali troverete anche le immancabili riproduzioni a grandezza naturale di alcuni dei campioni in forza all’FCB – quando ci sono stato io c’era non solo la “colonna-metro” del re Juan Carlos Navarro, ma anche quella dell’Airone Gregor Fucka.

Conclusa la visita (o nel caso in cui siate arrivati più tardi e non ci sia stato tempo né voglia di farla), è ora della partita.

Se si acquista un tagliando di parterre, si ha diritto ad una vera e propria “esperienza”: dirigendosi all’accoglienza, infatti, si viene dotati di un apposito braccialetto che dà accesso alla elitaria “Llotja Presidencial” (ovvero la “Loggia Presidenziale”).

Al suo interno, troverete un’area per personaggi di riguardo (o presunti tali, vista la nostra presenza?) in cui intrattenersi con amici e familiari dei giocatori in attesa della palla a due.

L’effetto è davvero ben riuscito: un tavolo con canotte esposte dei padroni di casa e della squadra ospite, un grosso plastico che rappresenta l’intera cittadella sportiva (incluso campo della pallamano e dell’hockey prato), foto e quadri celebrativi appesi ai muri (incluso quello famoso di Baso che festeggia l’Eurolega), eleganti drappi e fazzoletti di seta marchiati FBC, schermi televisivi sintonizzati su BarcaTV su quasi tutte le pareti e, last but not least, area per richiedere drinks e cibo ricercato (il menu più giù) servito da vero e proprio personale di sala…

Senza darvi troppi spoiler relativi a cosa si possa trovare all’interno di questa area, due parole vanno spese su quanto da vicino si possa vivere la partita. Come potete vedere dalla foto allegata qui sotto, c’è la possibilità di fare “invasione” in tutta tranquillità senza essere notati…

Invasione La Giornata Tipo al Palau Blaugrana

Il Palazzo in realtà è piccolo (7.5K posti a sedere), e si ingrandirà (salendo a 12K) entro il 2019/2020 – qui i dettagli del progetto.

All’intervallo si va in zona mista, passando dalla medesima cappotta usata dai giocatori per rientrare negli spogliatoi. Se loro proseguono verso il rispettivo locker room, gli ospiti si fermano in questo altro spazio interno dove poter commentare sull’andamento della gara fino a quel momento, e gustare le prelibatezze del menu per la cena, che trovate per intero qui sotto (nota: è stato difficile fotografarlo perché il personale richiedeva una certa discrezione a tal proposito… Ed è qualcosa che cambia di volta in volta):

Tornati ai propri posti per assistere al resto del match, si viene prontamente minuti, da addetti ai lavori, di copie dello scouting report parziale, così come avvenuto alla fine di ogni signolo quarto:

Dopo la partita, si ha nuovamente accesso all’area VIP in cui potersi rifocillare e – nel caso in cui vi sia stata una vittoria – incontrare alcuni dei giocatori di casa: il loro spogliatoio, infatti, ha una porta che affaccia direttamente nella loggia presidenziale.

Circa 90 minuti dopo la chiusura del referto, anche la loggia chiude i battenti. E’ stato un primo giorno intenso e potete avviarvi a piedi verso la vostra sistemazione in zona.

A proposito di referti, ecco quello della trecentesima partita blaugrana in Eurolega, incorniciato…

Per il resto di questa di questa ipotetica permanenza, invece, il consiglio è di avvicinarsi al centro e di dirottarsi su una sistemazione mediante AirBnb; molte le possibilità ed ottimo rapporto qualità/prezzo.

 

DISSABTE

Ci sono diversi modi di approcciare un simile viaggio: (1) tentare di unire l’utile al dilettevole ed andare in compagnia del proprio/a partner, (2) andare in gruppo tra amici o amiche che condividono la stessa passione viscerale, (3) oppure andare da soli.

Negli scenari (2) e (3) potete far ciò che cazzo vi pare, quindi le saltiamo: siete quindi liberi di vagare a seconda delle vostre preferenze e senza dover rendere conto a nessuno e potrete quindi scegliere tra le destinazioni menzionate qui sotto (se non addirittura fare una puntata su ciascuna di esse).

Nel caso in cui l’opzione sia la (1), e nell’evenienza che la vostra metà (al contrario della mia, che da questo punto di vista è sempre stata una santa…) non sia ancora pienamente a conoscenza della vostra ossessione per la pallacanestro e di come quest’ultima influenzi una buona fetta delle vostre azioni quotidiane, non c’è problema:

“Ma perché non ce ne andiamo a vedere la Sagrada Familia?”

Il fatto che la fila sia qualcosa di mostruoso, poi, vi permetterà di accontentarvi di qualche foto ricordo da fuori (“Non vorremo mica sprecare più di due ore ad aspettare, non trovi? Sarebbe un peccato…”), dandovi al contempo la possibilità di fermarsi – che coincidenza! – in un negozio specializzato e dedicato in larga parte al basquet, fornito persino della rara canotta Spalding della Catalunya (nota: non ricordo il nome esatto, ma lo riconoscerete dato che è uno dei pochi che fa richiami grafici alla NBA ed al basket).

“Non la vuoi la foto con la salamandra di Gaudì? Parc Guell è molto suggestivo, potremmo andare a farci una passeggiata…”

Poco importa che in realtà il vostro piano sia un altro: scattarvi una foto in un playground da palati fini e che pochi conoscono (all’interno del parco), ed usarla per bullarvi sui social media (nota: scusatemi per non aver scelto una foto senza di me qui, ma questa è stata scattata nell’epoca in cui gli smartphone non erano ancora in giro e la memoria delle macchine fotografiche era limitata… Quindi non ne ho un’altra).

A riprova del fatto che questo sia poco noto, c’è la mancata inclusione nella lista dei playgrounds disponibili, che così ho la scusa di condividere con voi: i canestri di Barcellona (Timeout).

La lista può continuare: “Per chi mi hai preso? Pensi che ti porti a Barcellona e non andiamo a passeggiare insieme, mano nella mano, su La Rambla?”

Così facendo, avrete modo di controllare ad uno ad uno i chioschi e negozietti che su di essa affacciano, e che vendono camisetas a rotta di collo. Nota bene: non entrateci per acquistare (non è il posto giusto), ma fatelo solo se volete divertirvi a vedervi proporre canotte di anni ed anni fa (Raul Lopez agli Utah Jazz, Juan Carlos Navarro ai Memphis Grizzlies, Sergio Rodriguez o Rudy Fernandez ai Portland Trail Blazers) a prezzi esorbitanti e spacciandole come fossero le fresche novità offerte dal mercato. Immancabile, poi, il tentativo di spacciare smanicati di calcio da allenamento come fantomatiche e rarissime canotte dei locali.

Se volete acquistare, invece, il posto dove andare è El Corte Ingles, principale centro commerciale in Spagna e davvero fornitissimo. Attenzione pero’: per voi che siete a caccia di oggetti cestistici, quello enorme di Plaça de Catalunya è completamente inutile. Il trucco sta nel recarsi in quello più nascosto, quello di Portàl De l’Angel, che vi delizierà con ben due piani. Il primo, targato Nike, espone – così come quello di Union Square a San Francisco – ogni singola calzatura Jordan concepita dagli albori ad oggi.

Il secondo, di matrice mista, sfoggia canotte e scarpe a profusione, cosa – soprattutto la prima – che non troverete altrove. Questo negozio è inoltre l’unico, oltre allo store ufficiale del Camp Nou (ultima tappa del tour di cui parlavamo sopra), a vendere canotta e pantaloncini del Barcellona; nonostante lo sponsor tecnico sia proprio il loro, infatti, il mega-Nike Store in centro non ne dispone.

Volendo addentrarsi in una delle stradine ad essa perpendicolari ed alquanto caratteristiche, c’è poi la possibilità di visitare un ‘House of Hoops’ (Portaferrissa 18) che è sempre un bel vedere.

Un’ulteriore opzione è la seguente: “Perché non ce ne andiamo a Montjuic? C’è una bella vista della città ed è un’atmosfera diversa…”

Vero, verissimo, come no… Piccolo particolare convenientemente omesso è quello che, proprio su quella collina, si trovi il villaggio olimpico del 1992, nel quale passeggiare così come ha fatto il Dream Team, ovvero quella che è unanimamente indicata come la più forte compagine di tutti i tempi.

Se decidete di farlo, chi sarà in vostra compagnia apprezzerà particolarmente un outfit consono: Sir Charles ci viene in aiuto qui e mostra la via.

Oltre al parco ed al villaggio, è inoltre ovviamente possibile ammirare da fuori il Palau San Jordi.

Insomma…

A seconda di quanto siate in vena di passeggiate, potete scegliere se dirigervi in una, alcune o tutte le mete menzionate poco sopra. La certezza è che, in ciascuna, troverete ciò che state cercando: un link con lo sport più bello del mondo.

Per la cena, soprattutto se in dolce compagnia, ci si può eccezionalmente concedere una pausa dalla full immersion cestistica, magari per provare le famigerate tapas. Il mio consiglio è quello di recarsi al El Nacional (sito web) che, con un’ampia scelta per cibo o drinks, non vi deluderà.



DIUMENGE

Spesso e volentieri, la partita casalinga del Barcellona si gioca alle 12.30.

Se quella del parterre è una vera e propria esperienza, altrettanto peculiare e degna di nota è quella in piccionaia insieme ai tifosi quelli veri, come ad esempio i Dracs.

I biglietti si trovano a partire da 15€ e spesso e volentieri anche il giorno stesso dell’incontro, soprattutto se l’avversario non è una big. Tutto considerato, ed alla luce di questi fattori, il bis è sempre un’opzione da considerare.

Nel tardo pomeriggio, invece, la destinazione è d’obbligo: il primo ed unico NBA Café di tutta Europa.

Avete sentito bene: proprio su la Rambla, è stato aperto un ristorante interamente dedicato alla Lega a stelle e strisce. Se il loro negozio è da evitare – pochi metri prima del locale, un bugigattolo che vende tazze, quadernini o semplici maglie e/o felpe con un logo davvero basilare a prezzi esorbitanti, nel tentativo mancato di replicare ciò che fa l’Hard Rock – completamente diverso è invece il discorso per il Café.

E’ situato su due piani: a pian terreno c’è un atrio per intrattenersi. In esso si trovan per lo più le cosiddette “attrazioni comparative” che qualcuno di voi può aver visto negli Stati Uniti oppure on-line: i calchi delle mani dei campioni NBA incastonati in palle da basket, quelli dei loro piedi tracciati sul pavimento (vedi foto sotto) e poi gli immancabili “metri” a riproduzione naturale con LeBron, Wade, Marc Gasol, etc.

Salendo le scale (accanto alle quali campeggia la vetrine di authentic jerseys raffigurata qui sopra), ci si ritrova poi nel ristorante vero e proprio.

Dal menu, alle amenità, ai bagni (sì, persino i “cessi”…), tutto trasuda NBA.

Evito di bombardarvi di fotografie all’interno onde non rovinare la sorpresa a chi volesse andare a visitarlo, ma ve lo descrivo un pò; tra le amenità che il locale offre, in ordine sparso, trovereste:

  • stand per giocare a NBA2K17,
  • memorabilia di ogni tipo custoditi in apposite teche da esposizione, si va da canotte o scarpe game worn (NBA o nazionali spagnoli) cedute appositamente ad autografi di un certo livello (Larry Bird su una authentic dei Celtics dell’epoca),
  • statua bobblehead a grandezza naturale di Pau Gasol in divisa Spurs,
  • un set di cappellini appartenenti ad ogni franchigia NBA,
  • una piattaforma digitale – manovrabile mediante apposito tablet – che permette di replicare in modo dinamico quanto presente al piano terra, con altri giocatori: comparare le proprie misure a quelle di Russell, Kristaps, etc.
  • un angolo Finals con istantanee memorabili delle serie di Finali NBA fino ad oggi,
  • etc. etc.

La domenica è il giorno migliore per andarci, in modo da poter vedere in diretta una partita dell’NBA
Sunday: restano aperti fino all’1 di notte o più (in caso di overtime).

Il cibo è buono (e personalizzato per fanatici della palla a spicchi) [se siete curiosi, i menu li trovate qui], il personale ancora nuovo ed intento ad imparare i tempi di una partita della National Basketball Association (li vedrete insinuarsi al momento meno opportuno, o domandarvi troppo spesso o troppo raramente).

L’atmosfera – aspetto più importante dal mio punto di vista – è azzeccata: promosso e consigliato.

Si chiude così questa ipotetica 3 giorni cestistica in Catalugna…

Che fossimo malati di basket non è mai stato un segreto.

Che lo fossimo a tal punto dal concepire un simile pezzo ed un tale itinerario interamente dedicato alla pallacanestro, lo avevate probabilmente intuito (ed è conseguenza del punto sopra).

La domanda chiave ora, pero’, è un’altra: siete tanto matti quanto noi e… C’è qualcuno di voi che questo itinerario lo farà?

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About Author

Valerio D'Angelo

Ingegnere romano malato di palla a spicchi. Lavoro a WhatsApp (ex-Google, ex-Snap, ex-Facebook) e vivo a Dublino, in una nazione senza basket, dal 2011. Per rimediare ho scritto il libro "Basket: I Feel This Game", prefazione del Baso. Ho giocato a calcetto con Pippen e Poz, ho segnato su assist di Manu Ginobili, ho parlato in italiano con Kobe in diretta in una radio americana e mi e' stato chiesto un autografo a Madrid pensando fossi Sergio Rodriguez.

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