Se c’è una cosa che piace agli appassionati di sport è quella di parlare dei più forti atleti di ogni disciplina. Nessuno, a parte qualche caso lampante, si troverà mai d’accordo su chi sia il migliore calciatore di ogni epoca, il pallavolista che ha più dominato nella storia, lo schermidore che sarà per sempre il numero uno al mondo o il più fantasmagorico giocatore di tamburello dell’universo. Ora non venitemi a raccontare che non vi guardate i mondiali di tamburello perché non ci credo, ma soprattutto se non lo fate vi dovete vergognare.

Avendo giocato in serie A per un po’ di tempo, mi è venuta l’orchite più di una volta nel sentire gli americani delle mie squadre che, dal primo giorno di preparazione, urlavano nelle ultime file del pullman litigando perché LeBron di qui, MJ di là, bullshit man I stay with Kobe, eccetera eccetera. Ve lo devo confessare, in qualche caso ci sono cascato pure io e mi sono fatto trascinare in queste discussioni più inutili di una donna nuda nel letto di Malgioglio e spesso senza una fine, discernendo su chi fosse un team player migliore, su quale fosse più continuo come passatore o su chi dominasse su tutti e due i lati del campo.

E’ una discussione che in alcuni casi, per veemenza e nervosismo, supera i litigi (rigorosamente con bestemmia) dei vecchietti al bar, quando a tressette quello di mano butta l’asso dopo che la coppia avversaria ha bussato fortissimo. Se non sapete le regole di tressette, la prossima volta che vi vedo busso fortissimo io sulla vostra testa.

Detto questo, è un po’ di tempo che mi chiedo o mi chiedono quali siano stati i più forti giocatori contro cui sono sceso in campo sui parquet d’Italia e dopo aver litigato nella mia testa ho provato a fare un ipotetico quintetto. Per la regola di cui sopra, non sono arrivato ad una scelta definitiva, cosi ho deciso di condividere con voi tre grandissimi per ogni ruolo e alla fine ognuno di noi si può creare la cinquina preferita. Questo perché i criteri di valutazione sono diversi per tutti e quello che è fondamentale per me non lo è per qualcun altro, quello che io trovo eccezionale in un giocatore altri lo trovano di un livello differente (poveri ignoranti, scusate).

Sicuramente avrò dimenticato qualcuno di fortissimo, sicuramente molti di voi non saranno d’accordo con alcune delle mie scelte, sicuramente non me ne frega un cazzo… No dai, possiamo discuterne. Però non nelle ultime file del pullman e non in inglese, grazie.

 

Andiamo ovviamente per ordine di ruolo e partiamo con i playmaker:

 

Antoine “Le Roi” Rigaudeau

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Già il soprannome sarebbe sufficiente a spiegarvi la grandezza di questo giocatore, una point di due metri che con un atletismo normalissimo tornava a casa ogni sera con un ventello facile facile. Non era un realizzatore, attenzione, era semplicemente più intelligente degli altri e trovava sempre la situazione più giusta per trarre vantaggio dagli avversari che aveva di fronte, usando la sua meravigliosa tecnica. Spalle a canestro contro quelli più bassi (memorabili due possessi consecutivi in un derby contro Rivers), in uscita dai blocchi contro quelli “veloci” come lui, usando un pick & roll contro quelli della stessa taglia. Preso per il culo da tutti per la postura del suo collo, si è portato a casa un triplete nel 2001, un’altra Eurolega con la Virtus nel 98, tre coppe Italia, una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Sydney 2000 e un bronzo agli Europei in Serbia e Montenegro nel 2005. La prima volta che l’ho incontrato è stata per la coppa Italia del 2001 a Forlì quando al primo turno la prima di serie A sfidava la prima di A2. Abbiamo perso al supplementare dando il via al tris della storia Virtus e finita la partita sono andato da lui chiedendogli la maglia. Mi ha risposto picche, ma con un’eleganza da vero Re.

 

Terrell McIntyre

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Terrell è partito dal basso, si è costruito credibilità prima in Lega Due, poi nelle squadre di media classifica per poi diventare il cardine della Siena che ha dominato per diversi anni. Un giocatore di pick & roll fantastico che poteva finire al ferro (anche se non con grandissima continuità), tirare da dietro il blocco (con enorme continuità), creare un vantaggio che poi regalava ai suoi compagni per schiacciare o tirare con i piedi per terra, con l’avversario più vicino nella seconda fila della tribuna. Play con due palle ingombranti, che nei momenti decisivi era sempre presente sia con un canestro che con una serie di difese solidissime a dispetto della sua taglia fisica. In Italia ha vinto tutto quello che c’era da vincere, in Europa è andato ad un passo dall’Eurolega fermandosi alla Final Four di Mosca del 2008 venendo però inserito nel miglior quintetto della stagione.

 

Tyus Edney

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Se avete più o meno la mia età conoscete Gigi “la trottola” che sicuramente rappresenta alla perfezione le caratteristiche di questo spettacolarissimo giocatore. Un metro e settantotto per 69 Kg potranno mai bastare per fare bene ad alto livello? Lui non solo ha fatto bene, ha pure vinto un Eurolega con lo Zalgiris, perso una finale con la Benetton, portato a casa un paio di scudetti e tre coppe Italia con Treviso, per due volte nei migliori cinque della regular season di Eurolega.

Animale da contropiede e penetratore impressionante, con duemila soluzioni per arrivare al ferro in uno contro uno e una velocità sopra la media (già è nano, fallo anche lento…). Ho avuto la fortuna di marcarlo in occasione di qualche cambio difensivo, in quasi tutte gli ho preso il numero di targa e ammirato le suole delle scarpe. Ho ancora negli occhi una virata in palleggio correndo ai mille all’ora  facendosi poi passare la palla in mezzo alle gambe, roba che se lo faccio io ferisco qualcuno in tribuna perché mi sono partite entrambe le rotule.

 

 

 

Passiamo allo spot delle guardie:

 

Carlton Myers

Carlton Myers

Stiamo parlando di un giocatore che in una singola partita ne ha fatti 87 (Per gli hater non vale perche era in Serie A2. Provateci voi in serie D e poi vediamo…). Una macchina da canestri, un palleggio arresto e tiro in mezzo all’area al livello del Dio greco Nikos Galis, quando partiva in penetrazione andando a destra potevi farti il segno della croce e lo potevi fermare solo con uno sgambetto. In una finale scudetto ha segnato 25 punti consecutivi bombardando da tutte le posizioni e segnando in tutti i modi possibili. Una personalità esorbitante e una sicurezza nei propri mezzi oltre il comune che, forse, in alcuni casi non gli ha permesso di vincere quello che si meritava.

 

Manu Ginobili

manu

Mi viene la pelle d’oca anche solo a scrivere di questo fenomeno, ha fatto divertire e rimanere a bocca aperta ogni singolo spettatore che lo ha visto scendere in campo. Tra i talenti più cristallini che esistano, fantasia e spettacolarità all’interno di un vincente a tutte le latitudini e longitudini. Probabilmente da piccolo il suo sogno era quello di vincere tutti i trofei disponibili per un giocatore di basket. Sogno che ha realizzato, entrando di diritto nella storia dello sport più bello del mondo (il secondo, scusate, prima c’è il tamburello). Vent’anni fa è arrivato dall’Argentina in quel di Reggio Calabria, crocevia per tanti cestisti delle pampas in quegli anni. Io ho avuto l’enorme culo di essere a Barcellona Pozzo di Gotto in quel periodo e iniziare ad incontrarlo da giovanissimo con un po’ di amichevoli. Poi l’ho ritrovato in serie A e poi in Nazionale ed ogni volta era un onore poterlo marcare e provare a fermare le sue penetrazioni con l’Euro step. Il mio più grande rammarico è stato quello di non aver mai affrontato Sasha Danilovic, avendo giocato contro Manu ho l’animo un po’ più sollevato.

 

Marco Belinelli

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L’evoluzione di Marco sul parquet ha dell’incredibile, il talento ovviamente c’è sempre stato e la consapevolezza dei propri mezzi pure. Nell’anno della scomparsa della Virtus, io ero a Biella e la società mi ha chiesto di fare una telefonata al Beli per convincerlo a venire in Piemonte dove avrebbe potuto fare ciò che voleva. Naturalmente mi ha risposto picche perché poteva andare in Fortitudo e, giustamente, era convinto che quello fosse il suo livello. La scelta fu azzeccata perché poi è diventato un giocatore di alto livello in A, in Eurolega, in Nazionale ed in NBA. Le sue uscite dai blocchi sono da stropicciarsi gli occhi per potenza e velocità di esecuzione, negli anni è diventato un penetratore tostissimo ed un passatore (purtroppo solo quando vuole) sottovalutato. Unico italiano a tutt’oggi a vincere l’anello in NBA, dopo aver mangiato parecchia merda nella lega e aver zittito tutti quelli che ogni anno gli chiedevano se sarebbe tornato in Europa a fare il protagonista.

 

 

Il quintetto continua con le ali piccole:

 

Riccardo Pittis

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Alcuni di voi avranno sicuramente qualcosa da dire su questa scelta, ma per me è molto significativa per diversi motivi. Il primo è che mi sono sempre ispirato a lui come difensore e come passatore, giocatore di alto Q.I. cestistico che capiva tutto con un paio di passaggi in anticipo, sia in attacco che in difesa. Poi, a causa di un problema ai tendini della mano destra che non gli permetteva più di tirare, un bel giorno ha deciso che avrebbe tirato di sinistro. Già fare una giornata al campetto sfidando gli amici solo di sinistro è complicato, lui ci giocava in campionato e in Eurolega. Infine, al mio approdo a Treviso, coinciso con la sua decisione di ritirarsi (no, non gli ho fatto nessuna macumba) gli ho telefonato per chiedergli il permesso di indossare la maglia numero 7 che è stata sua per undici anni, con la quale ha vinto tanto. Lui mi ha detto che sarebbe stato felice che proprio io la portassi per difendere i colori della Benetton, e questa è stata una delle bugie più belle che mi siano mai state raccontate…

 

Dejan Bodiroga

Dejan_Bodiroga_2006

Servono spiegazioni o basta il nome? La tecnica e i fondamentali fatti a persona, un vincente per natura capace di prendersi tutte le responsabilità a tutti i livelli. Chiunque l’abbia marcato sapeva che in determinate circostanze avrebbe fatto palleggio, arresto, finta, incrocio e tiro. Bene, anche se eri preparato e te lo aspettavi almeno una volta ci cascavi, l’esecuzione era talmente perfetta e credibile che non ci potevi fare nulla. Non era veloce, non saltava, non era particolarmente forte fisicamente ma era talmente bravo a fare tutto che si può considerare a tutti gli effetti uno dei giocatori più efficaci e sotto controllo che abbiano mai calcato un parquet. Ha vinto praticamente ovunque abbia giocato, accanto a campioni veri che però gli hanno sempre riconosciuto lo stato di faro e punto di riferimento nei momenti caldi della partita. Chapeau!

 

Danilo Gallinari

gallinari

La sua grandezza va di pari passo solo con la sua tremenda sfiga per l’infinito numero di infortuni e operazioni che non gli hanno permesso di dominare con continuità in lungo e in largo. Ditemi una cosa che Danilo fa male, dall’alto dei suoi due metri e otto, con una cattiveria agonistica da far vedere ai piccini, spirito di sacrificio e una mentalità che definire solida sarebbe troppo riduttivo. E’ uno di quegli atleti che ti danno l’impressione di giocare in una categoria inferiore alla sua, un adulto in mezzo ai bambini, qualsiasi ruolo occupi gli avversari gli rimbalzano addosso. Tutto questo lo accompagna ad una tecnica di livello assoluto, perché palleggia come una guardia, va a rimbalzo come un ala forte e conclude indifferentemente di destro o di sinistro. Infine, secondo le statistiche aggiornate, dovrebbe essere in tripla cifra per modelle e showgirl portate a referto, con il conteggio dato aperto per ancora molto tempo.

 

 

E’ il momento delle ali forti:

 

Gregor Fucka

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L’arma principale erano le punte delle ossa che pungevano gli avversari. A parte gli scherzi, Gregor ha probabilmente inventato la pallacanestro moderna, perché vedere un ragazzo di due metri e quindici con quei fondamentali sia spalle che fronte a canestro ha fatto strabuzzare gli occhi a più tifosi e pure agli avversari. Ambidestro naturale, addirittura in penetrazione preferiva cambiare mano in aria e tirare più spesso di sinistro vista la sicurezza che aveva. Professionista quasi maniacale nel lavoro in palestra, tanto da avere nella sua carriera un allenatore privato che lo seguiva e gli faceva fare fondamentali prima e dopo gli allenamenti. Quello che mi faceva impazzire (raccontatomi da chi ci ha giocato insieme) è che eseguiva tutto ai due all’ora, senza riprodurre la velocità di esecuzione da partita, faceva tantissime ripetizioni solo per automatizzare il movimento. Rivoluzionario.

 

Matjaz Smodis

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La sua più bella dichiarazione fù: “I miei avversari non hanno ancora capito che più mi provocano e più gioco bene”. Arrivato in Italia alla corte di Messina, all’inizio ha patito i trattamenti non proprio ortodossi di Ettore, ma questi lo hanno reso il giocatore che poi è diventato, capace di prendersi le responsabilità quando contava e diventare tosto come pochi. Anche lui ha vinto quasi tutto, gli mancano solo medaglie con la Slovenia solo perché i cugini al di là dell’Isonzo non sono mai stati concreti. Capace di farsi amare da entrambe le sponde bolognesi proprio per le sue qualità di combattente, perché faceva capire che vincere o perdere non era solo una questione di sport, ma anche di orgoglio personale. Due sole le pecche di Matjaz, i tagli di capelli probabilmente più brutti del mondo e una leggerissima tendenza a mettere su chili che forse non lo ha fatto sprintare e saltare come avrebbe potuto. Per il resto, un grandissimo d’Europa.

 

Jorge Garbajosa

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Sneaky player. Se cercate il significato su Google esce la sua foto! Rubava falli in tutti i modi, agganciandosi a rimbalzo, in penetrazione,  portando blocchi, sputandosi addosso facendo finta che lo avesse fatto un avversario. Preso dal grande guru Gherardini come scommessa (che lui sapeva avrebbe vinto), Garba è diventato nel tempo un tiratore formidabile e pure un buonissimo penetratore. Intelligentissimo su tutti e due i lati del campo, ha fatto benissimo anche in NBA entrando nel miglior quintetto dei rookie nonostante si sia fracassato una caviglia. Per farvi capire la personalità di questo ragazzo, pur di giocare con la propria Nazionale gli Europei in casa, ha affrettato i tempi di recupero da quel gravissimo infortunio, con la conseguenza che le viti nella gamba si sono spostate e ha rischiato addirittura la necrosi dell’arto. Con la Spagna ha vinto veramente di tutto e sempre da super protagonista.

 

 

Chiudiamo con i centri:

 

Rashard Griffith

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Grosso era grosso, su questo non ci sono dubbi e per il suo modo di giocare era perfetto nel sistema di Messina alla Virtus. Oltre ad essere super concreto nei movimenti spalle a canestro, le sue doti di passatore eccelso lo rendevano, in sostanza, il perno dell’attacco bolognese. Palla sotto a lui, qualcuno doveva fare almeno un passettino di aiuto, il nostro la scaricava con i tempi giusti e a turno le guardie (diciamo un tantino forti) usavano il vantaggio per punire le difese ormai in ritardo su tutto. Questo maledetto ha schiacciato, su assist di Abbio ad un secondo dalla fine, per pareggiare nella partita di coppa Italia di cui vi ho parlato prima. Quando lo rivedo gli tiro un coppino. O forse no, mi piacerebbe poter abbracciare mia moglie e mia figlia ancora per un po’ di anni.

 

Ksystof Lavrinovic

foto Daniele Buffa/Image Sport
foto Daniele Buffa/Image Sport

Io non credo esista al mondo un giocatore che fa sempre canestro come il lituano. Veramente, è una cosa imbarazzante, probabilmente chiude ogni stagione con il 60% da due, il 40% da tre e l’80% ai liberi. Il giocatore con il rapporto minuti giocati/punti segnati più alto della storia di questo sport. Narra la leggenda che da giovani, lui e il suo gemello fossero così identici che se quello più buono (il nostro K) faceva cinque falli, si scambiavano la maglia e rientrava in campo. Poi uno dei due si è fatto un tatuaggio ed ha mandato a puttane tutta la truffa, però sono diventati talmente bravi tutti e due che non c’era più la necessità di ricorrere allo stratagemma. Ho un brutto ricordo anche di Ksystof visto che ai mondiali in Giappone ha fatto un tap-in dopo un tiro libero sbagliato che sostanzialmente ha chiuso la gara e ci ha eliminati. Stronzo!

 

Michael Batiste

fonte: www.chivuolessererossoblu.it
fonte: www.chivuolessererossoblu.it

Faccio uno strappo alla regola e inserisco un giocatore contro cui (in Italia) non ho mai giocato, semplicemente perché è stato un mio compagno di squadra. Michael è arrivato a Biella da rookie ed era un giocatore eccezionale per un semplicissimo motivo: ascoltava cosa gli veniva detto e lo metteva in atto. Sembra una stupidata ma non lo è. Questo atteggiamento, disponibilità e voglia di imparare lo ha fatto diventare prima un giocatore NBA e poi quando ha capito che di là sarebbe stato solo uno dei tanti, ha preso l’aereo per diventare uno dei cardini del Pana di Obradovic. Sotto gli insegnamenti del mago serbo è diventato un centro (leggermente undersized) spettacolare nei pick & roll in coppia con Diamantidis (certo, mica uno stronzo qualsiasi…) e un ottimo giocatore di post basso con il suo mezzo gancio saltando un metro e un fade away di tutto rispetto. Voglio bene a Mike perché è simpaticissimo e si è integrato alla perfezione nello spirito europeo.

 

Mentre scrivevo questo articolo mi sono reso conto di aver lasciato fuori tanti giocatori meravigliosi e ovviamente il tutto mi ha confermato che le discussioni sulla scelta dei più forti sono un labirinto che non porta da nessuna parte, perché tutte le strade sembrano quella giusta ma nessuna ti porta in salvo. So che molti di voi sono increduli che nella lista non ci sia Matteo Soragna, ma è stato lui a dirmi di mettere un altro giocatore per non urtare sensibilità e amor proprio. Teo è veramente un ragazzo umile e generoso. Bravo!

Pace, Amore e Felicità a tutti i migliori e non.

 

 

 

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Matteo Soragna

Gioco a palla al cesto. Se volete vincere facile sfidatemi a poker, se volete perdere facile sfidatemi sui go-kart. Talento clamoroso a volley, pippa disumana a calcio. Per il resto marito e padre innamorato e orgoglioso.

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