Talvolta mi capita di passare in un negozio di videogiochi, e in memoria della fanciullezza che appare da tempo perduta (colpa, ahimé, del diritto privato) mi metto a spulciare tra gli scaffali dei giochi usati della ps2. Regolarmente, rimango convinto dell’assoluto valore di uno dei titoli tanto da comprarmelo e portarmelo a casa, salvo poi scoprire dopo 15 minuti di gioco che in realtà è intrigante come la pubblicità del concessionario che mettono al cinema prima del film.

Quella sensazione di aver appena preso un bidone colossale l’abbiamo provata (o la proveremo) tutti nella vita, sia per un videogioco, per un limone con la sorella brutta di Pero Antic o..per una trade. Già, le trade. Nel corso della sua storia recente e meno recente, l’NBA ci ha fornito una vasta gamma di trade dalla dubbia utilità per una delle squadre, e quando i GM erano particolarmente ispirati anche per entrambe. Vediamone alcune:

 

2001-2002: Ai Boston Celtics: Rodney Rogers (SF/PF) e Tony Delk (PG/SG); Ai Phoenix Suns: Joe Johnson (SG/SF)

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Sembra difficile da credere, ma il signor Joe Johnson da Little Rock, che quest’anno cucca 23 milioni di stipendio in quel di Brooklyn,, fu mandato ai Suns per il trentenne Rodney Rogers, onesto mestierante ma nulla di più, e Tony Delk che fino a quel momento aveva lasciato un tale impatto nella lega da essere alla sua quinta squadra in sette anni. Per di più Johnson, che ai Celtics non aveva dominato ma giocava comunque discretamente bene (se si considera che aveva appena 20 anni), fu l’innesto perfetto per i Phoenix Suns, che avevano già in squadra Shawn Marion, Stephon Marbury e un già acciaccato Penny Hardaway, e con l’arrivo di Stoudemire nella stagione successiva diventarono una rispettabilissima squadra da playoff sicuri. I Celtics, al contrario, si tuffarono nella mediocrità, fino a quando non arrivarono Ray Allen e Kevin Garnett a dare di nuovo rispettabilità e gloria alla franchigia.

 

1995 – 1996: Ai San Antonio Spurs: Will Perdue (C); Ai Chicago Bulls: Dennis Rodman (PF)

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Ok che Dennis Rodman è un personaggio imprevedibile, ok che dire che non andasse d’accordo con Moses Malone e Doc Rivers è un eufemismo e ok che il colore dei suoi tagli di capelli rischiava di causare epilessie ai tifosi in prima fila. Ma seriamente, se era davvero il caso di dare via quello che a 33 anni era appena stato per la quinta volta leader in rimbalzi della lega (16.8 di media), si poteva ottenere molto, MOLTO di più del buon Will Perdue, all’epoca già 30enne e che a San Antonio viaggiò a 5 punti e 7 rimbalzi di media. Dalle finali di conference raggiunte nel 1995, gli Spurs passarono alle semifinali di conference nel 96 e nel 97 registrarono un record di 20-62; Quell’anno però fu la prima stagione di Gregg Popovich sulla panchina degli Spurs, e al draft dell’anno successivo fu pescato Tim Duncan. Dannati Spurs, anche quando sbagliano riescono a farla giusta, prima o poi. Rodman invece andò ai Bulls con Jordan e Pippen e il resto si sa, ovviamente.

 

Draft 1998. Ai Milwaukee Bucks: Robert Traylor (C/PF); Ai Dallas Mavericks: Dirk Nowitzki (PF)

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Questa è bruttarella. Allora, partiamo dal fatto che Nowitzki non era dipinto come la star della classe draft del 98, che vantava nomi del calibro di Jason Williams, Paul Pierce, Vince Carter e ovviamente la prima scelta Micheal Olowokandi (sic!) tra le promesse più quotate. Fatto sta che quando si arrivò alla nona scelta, quella dei Bucks, c’erano ancora disponibili Pierce e Nowitzki, e la franchigia di Milwaukee scelse il tedesco. E fin qui tutto bene. Il problema fu che qualcuno (ad oggi disperso) pensò che fosse meglio prendere un giocatore più fisico di Dirk, e la scelta cadde sulla scelta numero 6 dei Mavs, tal Robert Traylor. Come andò a finire? Nowitzki diventò il campione che tutti conosciamo, mentre Robert Traylor ebbe problemi di peso per tutta la carriera, giocò solo 73 partite in NBA in 7 anni e dopo finì a girovagare per il mondo, con una breve parentesi anche a Napoli nel 2009, per poi spegnersi per infarto nel maggio del 2011, ad appena 36 anni. Per ironia della sorte, 31 giorni dopo questa tragica dipartita, Dirk regalava ai Mavericks l’anello.

 

1992-1993. Ai Philadelphia 76ers: Jeff Hornacek (SG), Tim Perry (PF) e Andrew Lang (C); Ai Phoenix Suns: Charles Barkley (PF)

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Al termine della stagione 1991-1992, Sir Charles era stufo di rimanere a Phila per diversi motivi, tra i quali la necessità di competere per l’anello e il fastidio causato dal fatto che se si posizionava alla sinistra di Manute Bol sembrava che componessero il pronome “Io”: di conseguenza i 76ers si decisero a scambiarlo, non avendo molta altra scelta. Resta però da capire perché i Sixers decisero di aprire i saldi con 6 mesi di anticipo e di svendere The Chuckster, che a 28 anni era decisamente nel suo prime. Ottenero infatti Tim Perry, ad oggi ricordato per la prestazione più noiosa della storia durante uno Slam Dunk Contest, Andrew Lang, un centro che tirava col 42 %, e Jeff Hornacek, che era un buon talento ma fu scambiato dopo una stagione per Jeff Malone che era un discreto giocatore ma al termine della carriera. Perché Phila, perché?

Sir Chuck invece al primo anno ai Suns portò subito la squadra alle Finals, ma l’anello gli fu soffiato dall’amico MJ. Solite burle tra amici.

 

1979-80. Ai Cleveland Cavaliers: Don Ford (SF) e la 1a scelta al draft 1980 dei Lakers (Chad Kinch – SG); Ai Los Angeles Lakers: Butch Lee (PG) e la 1a scelta al draft 1982 (James Worthy – SF)

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Nel 1980 i Cleveland Cavaliers erano una delle peggiori squadre della lega, con un record di 28-54. In ogni caso, qualcosa li convinse che l’acquisizione di Don Ford e i suoi 6.8 punti di media avrebbe ribaltato la situazione, e che quando sarebbe giunto il draft del 1982 la loro scelta sarebbe certamente stata bassissima.

Fatto sta che quando giunse il famigerato draft infine arrivò per davvero, i Cavaliers avevano concluso la stagione col record di 15-67, a Don Ford non fu rinnovato il contratto (in seguito giocherà all’Auxilium Torino) e Chad Kinch, che avevano ottenuto con la scelta dei Lakers, aveva terminato la sua carriera in NBA già al termine della sua stagione da rookie. Così i Lakers si trovarono con la 1a scelta al draft, pescarono James Worthy che andò a farsi grasse risate con Magic Johnson e Kareem Abdul – Jabbar e fu Showtime.

La dirigenza Cavs di quel periodo non avrebbe sfigurato in un film di Paolo Villaggio.

 

1995-1996. Ai Golden State Warriors: Bimbo Coles (PG) e Kevin Willis (PF/C); Ai Miami Heat: Tim Hardaway(PG) e Chris Gatling (PF/C).

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So di macchiarmi di poca professionalità, ma credo che quando in una trade si ottiene qualcuno che si fa chiamare “Bimbo” in riferimento ad una canzone country, quello dovrebbe essere già un evidente segnale che qualcosa non va.

Tim Hardaway non ha avuto gli anni migliori della sua carriera ai Warriors, ma una volta approdato agli Heat formò con Alonzo Mourning una delle coppie più efficienti della lega, mentre Kevin Willis giocò un totale di 28 partite con i Warriors e Bimbo Coles in tre stagioni oscillò tra quintetto e panchina, in ogni caso senza riuscire mai a dispensare più di 5 assist a partita.

Ah già, dopo aver ceduto Hardaway i Warriors non arrivarono ai playoff fino al 2007. Già.

 

2004-2005. Ai Toronto Raptors: Alonzo Mourning (C), Aaron Williams (PF), Eric Williams (SF/SG), 1a scelta dei Nets del 2005 (Joey Graham – SF), 1a scelta dei Nets del 2006 (Renaldo Balkman – SF/PF); Ai New Jersey Nets: Vince Carter (SG/SF)

vince

La separazione tra Vincredible e i Raptors non fu molto amichevole, sia perché Carter è stato la prima icona della giovane franchigia canadese, sia forse per causa di questa trade, che lo portò a disputare 3 buone stagioni in New Jersey durante le quali si qualificò sempre per l’All Star Game.

Innanzitutto, quando dissero a Mourning che era stato mandato a Toronto quello fu preso dalla disperazione e si diede alla latitanza, non presentandosi mai ad un singolo allenamento: finì con l’essere tagliato nel corso della stessa stagione. Aaron Williams giocò 37 partite con i Raptors portando in dote due ricchissimi punti di media a partita, mentre Eric Williams giocò 62 partite ma non ebbe un impatto granché superiore rispetto al suo omonimo..di cognome. La scelta al primo turno del 2005 fu Joey Graham, che giocò 4 stagioni a Toronto e si ritirò a 28 anni, e quella del 2006 che sarebbe stata Renaldo Balkman fu scambiata assieme a Jalen Rose per il giovane di 37 anni Antonio Davis, che giocò 8 partite prima di ritirarsi.

Forse a Toronto avrebbero dovuto prendersela più col front office che con Vince.

 

Queste sono solo alcuni dei dubbi scambi che hanno turbato le menti dei tifosi dell’NBA nel corso degli anni, ma ce ne sono molti altri e ancora molti ce ne saranno. Ma dietro tutto ciò c’è una profonda morale, che come un memento mori, viene impartita a chi è testimone di questi errori di valutazione: la prossima volta che, nel buio della discoteca, trovate una che ci sta, prestate attenzione e cautela – una volta a casa potrebbe rivelarsi Bimbo Coles.

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Davide Romeo

Aspirante giurista, aspirante playmaker, la classe di Jerry West e il controllo palla di DJ Mbenga.

7 comments

  1. Se intendi prospetto come giovane promettente allora certamente no, però la stagione da cui veniva era la migliore della sua carriera, e a dispetto dell'età avrebbe potuto dare un contributo molto importante.
    Le stagioni positive trascorse a Utah ,con un 14-5 + 4 ass di media e ottime percentuali al tiro, in fondo lo dimostrano 🙂

  2. Nello scambio che portò Barkley a Phoenix, Hornacek era già un signor giocatore (All Star proprio l'ultimo anno ai Suns), altroché. mentre Tim Perry veniva dalla sua miglior stagione in carriera, Andrew Lang non è mai stato nulla di che.
    Occorrerebbe valutare pure i rapporti giocatori-squadra. Ad esempio, Tim Hardaway era ai ferri corti coi Warriors perché non soffriva Sprewell e lo cedettero portando comunque un'ala forte di spessore (Willis) e una point guard almeno decente. Carter non sarebbe restato per nulla al mondo ai Raptors, lo scambiarono per quello che poterono, tanto sapevano che sarebbe andata male.
    Ancor peggio Rodman a San Antonio. Dovettero "svenderlo" (ma Perdue, il primo anno in maglia Spurs, tirava giù quasi 10 rimbalzi a partita, per quanto quella stagione fu un vero disastro ma portò Duncan)!
    Joe Johnson a Boston era un discreto prospetto e niente più, mentre Rodney Rogers era un sesto uomo dell'anno.
    Peraltro non è che JJ abbia chissà che palmares da sbandierare, anzi, è titolare di uno dei contratti più esagerati della storia.
    Traylor per Nowitzki fu un abbaglio spaventoso ma, a suo tempo, chi poteva immaginare che il tedesco diventasse così tanta roba? E il povero Tractor Traylor era quotatissimo.

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