di Donatello Viggiano
Sabato 2 Novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, il calendario, ironia della sorte, per la prima volta in stagione mette di fronte l’una all’altra, nella stessa giornata, tutte e quattro le squadre di Reggio Calabria. E’ il primo anno in cui in riva allo Stretto si è rimasti nuovamente senza basket a livello nazionale. In estate, o per meglio dire al termine del campionato scorso, la Viola è stata esclusa dalla Serie B dopo essersi qualificata per la semifinale, di conseguenza Pallacanestro Viola, Scuola di Basket Viola, Vis e Lu.Ma.Ka hanno oggi il compito di rappresentare la città nel campionato regionale di C Silver.
Al termine di due campionati ricchi di emozioni sul parquet, ma di altrettante vicissitudini ed intemperie burocratiche all’esterno, si è scritta la parola fine alla storia del club neroarancio, esattamente dieci anni dopo l’ennesimo tentativo di rifondazione, datato 2009. Tre anni prima la Viola retrocedeva per l’ultima volta dalla Serie A, per poi partecipare in maniera dignitosa (14° posto) al campionato di Legadue, allenata da Paolo Moretti, uno degli anelli di congiunzione col passato della storia attuale e, si spera, futura, del basket in riva allo Stretto.
Già, perché il tecnico toscano, reduce da una stagione divisa tra la sparizione della Mens Sana Siena ed un subentro a Pistoia “salvato” solo dalle disavventure amministrative di Torino, ha scelto di ripartire dal Campionato di C Silver e dal progetto della Pallacanestro Viola e dei suoi azionisti/tifosi, probabilmente la realtà più accreditata a raccogliere l’eredità della Viola che fu e riportare in città il basket nazionale.
I tifosi, dicevamo. Qualcosa di molto di più, in realtà, poiché il Trust ha avuto un ruolo determinante nel consentire che la stagione scorsa fosse portata quasi a termine, prima che il mancato pagamento della ultima rata FIP (settemila euro circa l’importo) escludesse come da regolamento la squadra dal campionato di Serie B. Il tutto, paradossalmente, all’indomani del passaggio del turno in semifinale contro Pescara, eliminata 2-0 da Matteo Fallucca e compagni.
Gli abruzzesi, poi riammessi alla semifinale, volarono in A2 dopo le Final Four di Montecatini, salvo essere definitivamente estromessi, in estate, dai controlli della Com.tec e costretti anch’essi a partire dai campionati regionali, scindendosi in due nuove realtà, ma questa è un’altra storia.
Da qui l’idea di scendere in campo direttamente, con la costituzione di una nuova realtà societaria denominata Pallacanestro Viola, Giuse Barrile come General Manager, Paolo Moretti (e Massimo Bianchi, altro nome ricorrente, da giocatore e coach, di varie epoche della pallacanestro neroarancio) in panchina, i vari Suraci, Osmatescu, Sebrek, Oura Bagna, Pandolfi e Barrile sul parquet, una squadra costruita col chiaro intento di essere ammessa agli spareggi interregionali con Sardegna e Sicilia, con in palio un posto nella prossima Serie B. Le tre regioni meridionali, assieme alla Liguria (la cui promossa, però, viene ammessa alla C Gold toscana o piemontese) sono rimaste le uniche orfane del campionato di C Gold (l’ex serie C1), dovendo rinunciare, di conseguenza, alla promozione diretta di una loro rappresentante nel terzo campionato nazionale.
Pallacanestro Viola, dunque, ma non solo. C’è la Scuola Basket, progetto giovanile da cui sono passati molti dei giovani poi transitati in prima squadra, la VIS, altro vivaio che bene ha lavorato negli anni, guadagnando anche la partecipazione al Campionato Under 18 d’Eccellenza e la Lu.Ma.Ka, realtà che si identifica chiaramente con la famiglia Laganà (Matteo è il playmaker dell’Orlandina in A2) e che regala, oltre a Luca, il più grande dei tre figli maschi di Lucio, bomber degli anni ’90, alla C Silver calabra, altri due protagonisti inattesi per questi livelli, Giovanni Rugolo – originariamente destinato alla panchina della Cestistica Viola che ha poi rinunciato a partecipare al campionato – e soprattutto Marco Laganà, campione d’Europa Under 20 nel 2013 con la nazionale di Sacripanti e fino allo scorso anno in A2: probabilmente i due talenti più interessanti espressi in riva allo Stretto negli ultimi vent’anni, stando al competente parere di appassionati e addetti ai lavori.
Completano il quadro della C Silver Lamezia, altra realtà pronta a ricominciare dopo la rinuncia alla B della scorsa stagione appena poche giornate dopo l’inizio, e Rende, ma soprattutto la CCB Catanzaro, probabilmente la più seria contendente della Pallacanestro Viola al titolo di campione regionale che, al termine dei playoff, ammette ai già citati spareggi con vista Serie B. E i Total Kaos, straordinario gruppo di tifosi organizzato gemellato con la Effe di Bologna? Non hanno aderito a nessun progetto federale. Hanno creato la Reghion, squadra militante nel campionato amatoriale CSI, hanno vinto e portano in vari palazzetti cittadini un tifo da Serie A con tamburi e striscioni.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Il “mito” Viola (narrato anche in un documentario RAI intitolato “Viola contro tutti”) approda per la prima volta in Serie A al termine della stagione 1984-85, con la storia successiva caratterizzata da un ascensore con la A2 dalla quale risalirà per ben tre volte, diventando, inoltre, assidua frequentatrice anche dei playoff e della Coppa Korac. Una storia ricca di episodi che resteranno impressi in maniera indelebile nelle menti dei tifosi che riempiranno le tribune del Pentimele.
Mark Campanaro (cui negli anni è stata dedicata anche una seguitissima trasmissione radiofonica quotidiana), C.J Kupec, Joe Bryant (recordman per punti segnati, 69, in una singola partita), Dan Caldwell (capocannoniere assoluto con 3695 punti messi a segno), Kim Hughes, Sasha Volkov, Dean Garrett, Michael Young, Hugo Sconochini, combinati con i vari Tolotti, Avenia, Santoro, Bullara e Laganà sono i giocatori più rappresentativi di quegli anni, segnati anche dalla tragica morte di Massimo Mazzetto, giovane promessa del vivaio deceduta dopo un volo da nove metri, a cui sono dedicati un famoso torneo giovanile a Padova e soprattutto una curva del Pentimele, inaugurato nel frattempo nel 1991.
Al Paròn Tonino Zorzi è succeduto in panchina, nel frattempo, Carlo Recalcati, che guida la Viola ad un passo dall’impresa di eliminare la Benetton – siamo nell’Aprile del ’93 – dai quarti di finale playoff, solo perché – a proposito di ricordi – gli arbitri considerano oltre la sirena di gara 3 la schiacciata di Dean Garrett che avrebbe forzato la gara al supplementare: la miccia che accende una rivalità con Treviso destinata a vivere successivamente anche altri capitoli della sua saga.
(dal minuto 1:55 in poi l’episodio incriminato)
Quando le partecipazioni ai playoff sembrano diventate una costante, nel segno di un altro cannoniere di razza come Brian Oliver, nel 1998 la Viola retrocede nuovamente in A2, ma sotto la guida di Gaetano Gebbia e l’esperienza di Oliver e Scott, Tolotti e Santoro (dodici stagioni per entrambi con la Viola), Montecchia, Binotto ed il compianto “Micio” Blasi i neroarancio trovano immediatamente la forza di risalire subito nel massimo campionato nazionale. Anche perché coach Gebbia ha l’intuizione di portare in Italia un altro talento sudamericano in rampa di lancio, il ventunenne Emanuel Ginobili da Bahia Blanca.
Una stagione cui segue un lusinghiero campionato di Serie A, chiuso con l’eliminazione proprio per mano della Virtus Bologna ed un quarto di finale di Coppa Italia conquistato e giocato davanti al proprio pubblico, perché è proprio il PalaCalafiore ad ospitarla.
Ginobili inevitabilmente attira le sirene della Virtus del Grande Slam, ma il canale con l’Argentina si conferma floridissimo e porta in Italia altri due talenti di quella che sarà la Generaciòn Dorada argentina dominatrice delle Olimpiadi 2004, ovvero Leandro Palladino e Carlos Delfino. Sono loro, insieme a Montecchia e Scott, con Tonino Zorzi tornato nuovamente in panchina, a condurre in porto una salvezza resa subito difficile dalla striscia di tredici sconfitte nelle prime sedici, che costano la panchina a Gebbia.
La Viola si salva e può programmare il suo futuro, che sembra davvero proiettarla, con la (rapidissima) presidenza Barbaro, magistralmente raccontata in questo pezzo a firma Marco Pagliariccio, in una dimensione europea anche più prestigiosa di quella molto più che dignitosamente vissuta negli anni ’90.
Ma, date le circostanze societarie, l’esordio non è esattamente di quelli sperati, perché a dodici giocatori viene dato appuntamento direttamente al Palazzetto e si narra che alcuni tesseramenti siano stati firmati in autogrill. La volenterosa squadra affidata a Massimo Bianchi – ancora lui – viene sconfitta 114-48 al PalaTiziano dalla Virtus Roma, ma è un sacrificio indispensabile affinché la Viola resti in vita e possa, successivamente, “aggiustarsi” nel suo roster. Eubanks, Brian Evans, Mazzarino ed Eze, più i ritorni di Delfino e Montecchia in campo, Tonino Zorzi, ancora una volta, alla guida tecnica, consegnano ai neroarancio una salvezza esaltante quasi quanto una stagione di vertice, visti i presupposti iniziali.
Le basi sono solide e infatti regaleranno, con Lino Lardo al timone, una stagione indimenticabile che vede la Viola di Lamma e Rombaldoni, Ivory e Cittadini, spingersi fino al 2-0 nei quarti di finale contro la Benetton di Ettore Messina, in un Pentimele che brulica di passione.
I biancoverdi della Marca, però, rimontano e ribaltano la serie, qualificandosi per 3-2 e ritrovando nuove forze verso lo scudetto. E’ il “penultimo” sussulto, perché Giovacchini consuma la vendetta all’esordio della stagione 2005-06.
Ma è una delle poche gioie di una stagione, la seconda consecutiva, che terminerà con una retrocessione stavolta senza ripescaggio, contrariamente a quanto accaduto l’anno prima, a causa della sparizione della Scavolini.
Paolo Moretti guida l’ultima Viola nel campionato di Legadue, prima dei dieci anni di storia recente, ripartiti da una stagione di digiuno (2008-09, parzialmente attenuata dalla presenza dell’Audax in C Nazionale e della Scuola di Basket Viola in D) ed un campionato di DNB successivo all’acquisizione del titolo sportivo di Gragnano (con Massimo Bianchi al timone e Giuse Barrile, attuale manager della Pallacanestro Viola dietro la scrivania), passati per una promozione sempre sfiorata sul campo, di fronte, alla corazzata di turno (come nella finale 2011 contro un’Orlandina a sua volta ripartita dalla C), o una beffa ancora più amara come quella del 2012.
Persa la finale del girone contro Agrigento, la Viola ha dalla sua una scialuppa di salvataggio dello spareggio con le altre due finaliste dei gironi di B: si gioca a Roma sul campo della Stella Azzurra, le avversarie sono Corno di Rosazzo (Friuli) e Mirandola (Emilia Romagna), gli spalti invasi dalla passione neroarancio, che vede la DNA ancora ad un passo.
Il triangolare mette in palio una sola promozione, con ruolo determinante giocato dalla differenza canestri. E’ per questo che, nella gara inaugurale contro Corno di Rosazzo, il +17 di Seby Grasso e compagni sembra indirizzare bene non solo la partita, ma anche l’intera mini – competizione, soprattutto perché resta inalterato fino a cinque minuti dal termine. Ma la Calligaris non si perde d’animo e prima forza la partita all’overtime con i liberi di Tonetti, poi la vince addirittura di misura (87-86) non senza un malumore abbastanza manifesto a fine gara dei tanti supporters calabresi nei confronti dei propri giocatori.
Tempo per rimarginare la ferita, però, non ce n’è e tocca alla perdente del primo giorno affrontare Mirandola: la Viola vince 70-65 rimontando dal -14 ed è ancora spettatrice interessata dell’ultima sfida.
Il dopopartita è all’insegna dei calcoli, al fine di individuare quale risultato del giorno successivo possa promuovere la Viola in DNA: la vittoria di Corno di Rosazzo, padrona del proprio destino avendo già vinto la prima sfida, è da scongiurare, mentre Mirandola necessita di una vittoria di almeno dieci lunghezze, altrimenti, con uno scarto inferiore ed entro gli otto punti, sarà Reggio Calabria a festeggiare.
Il contesto, decisamente inusuale, vede sugli spalti una tifoseria “terza” decisamente più numerosa rispetto a quelle delle due squadre sul parquet, che tifa per una vittoria contenuta degli “Stings. I quali, tuttavia, allungano fino al +12 finale e si regalano una favola a lieto fine pochi mesi dopo il sisma che li aveva costretti ad un continuo pellegrinaggio proprio nel momento decisivo della stagione.
Un’altra amarezza che viene sanata, in estate, dal ripescaggio che ammette alla neonata DNA, mentre l’ampio restyling autunnale, con gli arrivi di Ricci, Piazza, Rugolo e Quaglia sul parquet, di Ciccio Ponticiello alla guida tecnica, “trasforma” la Viola dopo le sette sconfitte nelle otto gare iniziale, rendendo i neroarancio la vera mina vagante della seconda parte di stagione. Nell’entusiasmo generale, si chiude con nono posto finale lontano dalle zone calde della classifica di un campionato che promuove ai playoff appena quattro delle diciotto squadre iscritte a quello che è il terzo torneo nazionale.
Segue un interessante progetto giovani (Monaldi e Fabi gli elementi di maggior spicco, oltre all’esperienza di Marco Caprari) che, sempre sotto la guida di Ponticiello, vede la Viola salvarsi senza patemi nonostante un lungo pellegrinaggio a Vibo Valentia per le gare casalinghe (dove anche Mike James, appena arrivato in Italia con la maglia di Omegna, restò imbrigliato nella morsa difensiva del duo Monaldi – Sabbatino) e la cessione alla Fortitudo di Gennaro Sorrentino. La vittoria del premio under, legato all’ampio utilizzo dei giovani, genera indennizzi economici che saranno decisivi ai fini del definitivo auspicato rilancio delle stagioni successive. La Viola di Deloach e Rush, Marco Rossi e Rezzano, allenata da Giovanni Benedetto (ex assistente ai tempi di Recalcati) è da subito tra le migliori squadre della A2 Silver ed incanta un PalaCalafiore che nel frattempo ha riaperto i battenti, dopo trentatré interminabili mesi di chiusura, dovuta morte di un operaio durante un concerto di Laura Pausini nel marzo 2012. Ma nel frattempo, in una delle precedenti ultime esibizionial Centro Modena, anche Omegna deve arrendersi ad un canestro di Michael Deloach.
Il sesto posto ammette con facilità alla A2 unificata che verrà, ma quando la Viola alza l’asticella (faraonica la campagna acquisti, con gli arrivi di Brackins, Freeman, Mordente, Spinelli e Crosariol) le aspettative vengono disattese, generando, al termine di una netta sconfitta casalinga, il disappunto in conferenza stampa del presidente Giusva Branca diventato presto cult.
La squadra, passata nel frattempo sotto le direttive di Fabrizio Frates, riesce comunque a salvarsi ai playout, esito analogo a quello della stagione successiva macchiata da tre punti di penalizzazione, ma non così funesto come quello che accadrà dodici mesi dopo. Un’annata sportivamente eroica, di gran lunga la migliore della Viola post-fallimento, nel frattempo guidata da Marco Calvani in panchina.
Le diciotto vittorie conquistate durante la stagione regolare, spesso davanti ad un pubblico che la segue in massa anche nelle trasferte del Nord, varrebbero, per classifica avulsa, un lusinghiero quarto posto, con la relativa possibilità di beneficiare anche del fattore campo nel primo turno di playoff, ma vengono cancellate, con un colpo di spugna, da un provvedimento extracampo.
Nel bel mezzo della stagione, infatti, la Viola subisce una penalizzazione di 34 punti, si legge nella nota ufficiale FIP, “dovendo rispondere di atti di frode sportiva posti in essere dai propri dirigenti, tesserati, e da coloro che, direttamente o indirettamente, sono coinvolti nella gestione amministrativa delle società affiliate, ex art. 1. R.G., per essere gli stessi anch’essi tenuti all’osservanza delle Disposizioni Federali e del CONI nel loro complesso”. Responsabilità da individuare in una fideiussione non corretta presentata ad inizio stagione, condizione imprescindibile per la partecipazione ai campionati di A2 e B.
I 34 punti di penalizzazione servono a relegarla irrimediabilmente all’ultimo posto in classifica, con conseguente retrocessione diretta in Serie B, salvaguardando, tuttavia, i risultati maturati sul campo per evitare di stravolgere la classifica e gli esiti della stagione di tutte le altre contendenti.
Un provvedimento che non scalfisce minimamente la passione ed il calore del tifo reggino (con la Viola che nel frattempo resta a Reggio Calabria perché il Consiglio Federale respinge la richiesta di trasferimento di sede a Barcellona Pozzo di Gotto). La Roma neroarancio, ispirata, come sempre, da Tommaso Buffon, “voce” e lanciacori ufficiale, non è per nulla toccata dall’idea di passare da ampi palazzetti a piccolo palestre di quartiere. Una frequentazione assidua soprattutto nei dintorni della Capitale, visto l’inserimento nel girone con squadre laziali, campane e siciliane.
Nonostante le avvisaglie sotto il profilo gestionale siano fin da subito poco promettenti, la squadra di Mecacci in campo sembra non preoccuparsene più di tanto, inanellando una serie di risultati che la tengono nelle zone alte della classifica, nonostante le prime penalizzazioni (tre punti) dovute ad un ritardato pagamento delle rate FIP. Al fianco del Trust (che ha pagato per intero una mensilità ai giocatori) si costituisce il comitato “Mito Viola”, mentre il main sponsor, Mood Project, rileva la società nonostante un passivo stimato attorno ai due milioni di euro.
Pur nell’impossibilità di aggiungere elementi ad un roster ridotto a sei senior più gli under Vitale e Agbogan, nessuno ha intenzione di mollare ed abbandonare la barca, con gli atleti che attendono la fine della stagione regolare (ed il quinto posto finale nel girone D) per esporre le proprie difficoltà in conferenza stampa.
Il piazzamento vale l’accoppiamento con Pescara ed il fattore campo avverso, ma i reggini si impongono 2-0 nella serie ed in teoria si qualificano per la semifinale. Condizionale d’obbligo, però, perché riscontrato il mancato pagamento (nonostante i tentativi di dimostrare un bonifico effettuato dal Montenegro) dell’ultima rata FIP, al sedicesimo giorno scatta inappellabile l’esclusione dal campionato per capitan Fallucca e compagni, promuovendo Pescara alla semifinale che la lancerà fino al trionfo di Montecatini. (Qui motivazioni e provvedimento ufficiale http://fip.it/news.aspx?IDNews=12042)
Staccata la spina stavolta in maniera definitiva ed irrimediabile, l’Estate passa tra potenziali tentativi di rinascita, ma la wild card della FIP non si materializza, anche perché viene meno il potenziale interesse che il patron della Reggina Luca Gallo (nel frattempo capolista solitaria del girone C del Campionato di Serie C di Calcio) sembrava aver inizialmente paventato nei confronti di una polisportiva che tenesse sotto gli stessi colori le due massime espressioni sportive della città reggina.
Allora non restano che i campionati regionali e la solita passione, che ha portato in 700 sugli spalti del Pentimele per le prime due stracittadine, vinte con facilità da una Pallacanestro Viola sempre oltre i 100 punti. Con la curiosità di capire se Catanzaro (o qualche avversaria alle Final Four) guasterà la festa o ai nastri di partenza del prossimo campionato regionale ci sarà di nuovo una squadra di Reggio Calabria, che faccia divampare una passione dimostratasi ancor più forte proprio nei momenti più tristi e bui di una storia d’amore che dura da più di cinquant’anni.