di Marco Pagliariccio
copertina di Emanuele Venturoli

 

 

1 settembre 2006, una vita fa. La Grecia, guidata da “quel numero 4” che rispondeva al nome di Theo Papaloukas, fa a fette gli Stati Uniti dei giovani LeBron e Melo nella semifinale del Mondiale nipponico e costringe gli americani a non salire sul gradino più alto del podio di una competizione internazionale per la terza volta consecutiva. Da quel giorno, Team USA non ha più perso in gare ufficiali, fermando la sua corsa solo nell’amichevole di qualche giorno fa contro l’Australia.

Insomma, tutti a caccia degli Stati Uniti, bicampioni in carica, in un Mondiale che però le defezioni hanno reso il più incerto dal ’94 (quello del Dream Team II) ad oggi. Sarà una corsa selvaggia verso l’oro e lo sarà anche per l’Italia, che torna finalmente tra le grandi del globo dopo tante, troppe delusioni. Andiamo a scoprire le magnifiche 32 che duelleranno a partire da sabato 31 agosto sui campi cinesi. Enjoy!

P.S.: il ranking seguente è stilato sulla base dei valori assoluti del team, non è la previsione di una teorica classifica finale basata su gironi e possibili incroci.

 

 

32. COREA DEL SUD

Quintetto: Junghyun Lee, Hoon Heo, Sunhyung Kim, Ricardo Ratliffe, Jongkyu Kim.

Panchina: Chan Hee Park, Daesung Lee, Junyong Choi, Heejong Yang, Hyogeun Jeong, Sangjae Kang, Seounghyun Lee.

Coach: Hur Jae

Quella coreana è sicuramente la squadra col minor pedigree del Mondiale cinese. Una squadra che manca cronicamente di taglia fisica (nessun giocatore supera i 208 dell’unico centro di ruolo, Kim Jong-Kyu), molto avanti negli anni (l’età media è di quasi 28 anni) e priva quasi completamente di giocatori con esperienza internazionale che vada oltre la pittoresca partecipazione al Mondiale spagnolo del 2014. Almeno per questo ultimo punto la parziale eccezione è Ricardo Ratliffe, che da qualche anno ha cambiato nome in Gun-Ah Ra. L’ala forte americana, completato il percorso collegiale a Missouri, ha iniziato la sua carriera professionistica in Corea del Sud nel 2012 e da allora l’Estremo Oriente è diventata la sua patria. Ratliffe è stato il dominatore delle qualificazioni asiatiche, nelle quali ha trascinato la Corea ad una comoda qualificazione (10 vittorie e sole 2 sconfitte, maturate contro Cina e Nuova Zelanda) viaggiando a 26,7 punti e 12,5 rimbalzi a partita. Squadra che corre e cerca il tiro pesante, ma soprattutto che si affida alle conclusioni del suo totem americano. Obiettivo limitare i danni.

Nelle qualificazioni a Cina 2019, Ratliffe ha scollinato due volte oltre quota 40 punti e due volte sopra 50 di valutazione

 

31. GIORDANIA

Quintetto: Mahmoud Abdeen, Freddy Ibrahim, Dar Tucker, Zaid Abbas, Ahmad Duverioglu.

Panchina: Amin Abu Hawwas, Jordan Al-Dasuqi, Mousa Alawadi, Fadi Mustafa, Ahmad Alhamarsheh, Ahmad Obeid, Yousef Abuwazaneh, Mohammad Hussein.

Coach: Joseph Stiebling

Esserci è già un miracolo. La Giordania partecipa al secondo Mondiale della sua storia, bissando quello del 2010. In Turchia, tra l’altro, non sfigurò nonostante le cinque sconfitte su cinque, fallendo addirittura il canestro sulla sirena della clamorosa vittoria contro l’Australia all’esordio. Di quella squadra uno dei leader era Zaid Abbas, ala con una lunghissima esperienza nel campionato cinese che ancora oggi, a 36 anni, è il leader carismatico di una squadra senza particolari velleità. Le vere star della squadra sono il giramondo americano Dar Tucker, uno dei grandi protagonisti della qualificazione giordana a Cina 2019 (21,8 punti, 5,9 rimbalzi e 3,1 assist di media nelle qualificazioni) ma soprattutto il lungo del Fenerbahce Ahmet Duverioglu, o come sarebbe meglio chiamarlo Ahmad Hekmat Al-Dwairi: il centrone di rincalzo del team di Obradovic, pur nato a Istanbul, ha padre giordano e madre turca ma in gioventù ha vissuto per anni nella sua patria paterna, vincendo anche due campionati. Altro che Eurolega.

 

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No one dares me #just #freethrough #basketball #shooting #tooeasy #everydayallday #dwairibasketball

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Talento

 

30. COSTA D’AVORIO

Quintetto: Souleyman Diabatè, Charles Abouo, Vafessa Fofana, Deon Thompson, Frejus Zerbo.

Panchina: Bryan Pamba, Abraham Sie, Guy Landry Edi, Baru Adjehi, Bali Coulibaly, Tiegbe Bamba, Mohamed Kone.

Coach: Paolo Povia

L’avventurosa storia di coach Paolo Povia, dalle minors italiane all’incredibile qualificazione ai Mondiali alla guida della Costa d’Avorio, ha attirato molte attenzioni sul team africano. Team visto in amichevole contro l’Italia e che pare destinato a fare da sparring partner nella competizione. Atletismo e fisicità non mancano di certo, un po’ come in gran parte delle squadre africane, ma quando la tua star è Deon Thompson, veterano dei campionati europei ma non certo un fuoriclasse di caratura mondiale, e la squadra arriva a scioperare perché il Governo sblocca solo all’ultimo i fondi per finanziare la spedizione cinese la questione si fa abbastanza complicata. Tra gli ivoriani “veri” a roster, molti veterani del campionato francese, a partire dal pivottone ex Limoges Frejus Zerbo, dall’ala di Cholet Vafessa Fofana e dal playmakerino di Nancy Souleyman Diabatè. Non ci sarà invece il senior da Nevada Nisré Zouzoua, che nei suoi primi due anni in NCAA al college di Bryant aveva viaggiato oltre i 20 di media. Di buono c’è che gli Elefanti (come vengono soprannominati in patria) sono inseriti nel non impossibile girone con Cina, Venezuela e Polonia. Chissà che non ci scappi l’impresa…

 

 

29. ANGOLA

Quintetto: Gerson Domingos, Carlos Morais, Olimpio Cipriano, Reggie Moore, Yanick Moreira.

Panchina: Jerson Goncalves, Jacques Conceicao, Jose Antonio, Leonel Paulo, Eduardo Mingas, Hermenegildo Mbunga Vander Joaquim.

Coach: Will Voigt

È stata per decenni il faro del basket africano. Ma la crescita delle varie Nigeria, Senegal e compagnia bella ha colto impreparata un’Angola impelagata in un difficile ricambio generazionale. Difficile perché coach Voigt ha ancora bisogno di veterani ormai entrati nel colore delle manifestazioni internazionali, come Carlos Morais, Olimpio Cipriano o il 40enne Eduardo Mingas, che diventerà il secondo giocatore della storia ad aver disputato cinque Mondiali (l’altro è il portoricano Jerome Mincy). I riferimenti della squadra saranno però i tre lunghi del team: l’ex Virtus Bologna Yanick Moreira, sicuramente il giocatore di maggiore qualità; il giramondo americano Reggie Moore, che a 38 anni farà il suo esordio ai Mondiali; l’emergente Vander Joaquim, prodotto del college di Hawaii che cerca la sua strada dopo le esperienze in Argentina e ProB francese. L’obiettivo sarebbe ancora quello di mantenere la supremazia continentale e provare quindi a strappare il pass per le Olimpiadi in quanto miglior piazzata africana a questi Mondiali. L’Angola ha sempre vinto almeno una partita a tutti i sette Mondiali a cui ha partecipato: ce la farà anche stavolta?

Ai Mondiali del 2006, alla Germania servirono 47 (QUARANTASETTE) punti e questa bomba allo scadere del secondo overtime per sfangarla contro i rossoneri, che ebbero 33 punti da Cipriano e 22 da Mingas

 

28. VENEZUELA

Quintetto: Gregory Vargas, Heissler Guillent, Dwight Lewis, Nestor Colmenares, Windi Graterol.

Panchina: Panchina: Jhornan Zamora, Pedro Chourio, Jose Vargas, Luis Bethelmy, Anthony Perez, Miguel Ruiz, Michael Carrera.

Coach: Fernando Duro.

Nonostante i cronici problemi politico-organizzativi (l’ultimo sciopero dei giocatori per la mancanza di fondi per proseguire la preparazione ai Mondiali è rientrato un paio di settimane fa) e l’assenza di star di primissimo livello (Greivis Vasquez si è ritirato da tre anni e comunque ha indossato la maglia della Nazionale a singhiozzo), il Venezuela si è confermato una delle più solide realtà del Sudamerica vincendo i campionati americani nel 2015 e il Sudamericano sia nel 2014 che nel 2016. Merito di un gruppo senza vere prime punte ma in grado di compattarsi per davvero quando conta sul serio. I vinotintos si sono conquistati il biglietto per la Cina vincendo le partite alla loro portata e firmando exploit clamorosi come il successo interno sul Canada o vittorie all’ultimo tiro come contro Repubblica Dominicana e Isole Vergini. Il sorteggio è stato pure benevolo con la squadra di Fernando Duro, che nel girone con Cina, Polonia e Costa d’Avorio può legittimamente pensare in grande. Peccato che il giocatore di maggiore esperienza internazionale, il pivot ex Ostenda e Ludwigsburg Gregory Echenique, abbia rifiutato la convocazione e così tutto sarà ancora in mano ai “soliti” Nelson Colmenares e Heissler Guillent. Basterà?

Il Venezuela vinse a sorpresa Fiba Americas 2015 battendo il Canada di Andrew Wiggins e Kelly Olynyk sulla sirena in semifinale e l’Argentina di Luis Scola e Facu Campazzo in finale. Di quella squadra in Cina saranno presenti in cinque

 

27. SENEGAL

Quintetto: Xane D’Almeida, Makhtar Gueye, Youssoupha Ndoye, Maurice Ndour, Mouhammad Faye.

Panchina: Laminé Sambe, Djibril Thiam, Momar Ndoye, Pape Diop, Ibrahima Faye, Hamady Ndiaye, Babacar Tourè.

Coach: Moustapha Gaye

Sembrava potesse essere una squadra pronta a dare battaglia nel “girone della morte” con Australia, Canada e Lituania questo Senegal. Con gli NBA Gorgui Dieng e Tacko Fall e il neo Baskonia Youssoupha Fall sotto canestro e Clevin Hannah a tirare le fila in cabina di regia la squadra africana poteva essere la più classica delle mine vaganti. Ed invece coach Gaye ha perso un pezzo dietro l’altro e le sonore ripassate rimediate nelle amichevoli di avvicinamento a Cina 2019 hanno certificato che fare il bis dell’ottimo Mondiale 2014 (quando arrivarono agli ottavi lasciando strada solo alla Spagna) sarà una chimera. La squadra, come solito, ha le sue qualità migliori nel pitturato, con il lungo di Valencia Maurice Ndour e quello della Stella Rossa Mouhammad Faye insieme all’ex Avellino Hamady Ndiaye. La situazione però è decisamente più desolante sugli esterni, dove servirà ancora un contributo dal superveterano Xane D’Almeida. Auguri…

Se avesse partecipato, Tacko Fall sarebbe stato il giocatore più alto del Mondiale. Avevate dubbi?

 

26. IRAN

Quintetto: Sajjad Mashajeki, Behnam Yakhchali, Mohammad Jamshidi, Nikkhah Bahrami, Hamed Haddadi.

Panchina: Hamed Hosseinzadeh, Rasoul Mozafarivananani, Mohammad Hassanzadeh, Michael Rostampour, Arman Zangeneh, Meisam Mirzaeitalarposhti, Aaron Geramipoor.

Coach: Mehran Shahintab.

Ancora un giro per Haddadi & friends. La stella del basket iraniano, il primo e finora unico giocatore del suo paese a calcare i parquet NBA (anche se l’ultima esperienza, quella in maglia Suns, risale ormai al 2013), proverà ancora una volta a spingere la sua Nazionale oltre le forche caudine del primo turno, mai passato dai persiani in una competizione internazionale. Eppure l’Iran sarà sì squadra con zero atletismo e piuttosto in là con gli anni, ma ha giocatori assolutamente da non sottovalutare. Haddadi è un 2,18 dalle mani da pianista, cui fa difetto solo una fisicità più vicina alla Serie D che al massimo livello mondiale, Bahrami ha esperienze importanti alle spalle tra Francia e Cina e sarà il suo braccio destro, peccato manchi il “terzo moschettiere”, l’ex Oregon Arsalan Kazemi. La squadra ha faticato nelle qualificazioni, ma nelle amichevoli premondiali ha sorpreso la Russia e ha tenuto testa alla Grecia. Alle spalle della Spagna nel girone C possono dire la loro.

Questo poteva essere il trio di lunghi definitivo

 

 

25. PORTORICO

Quintetto: Angel Rodriguez, Gian Clavell, Isaiah Pineiro, Ramon Clemente, Renaldo Balkman.

Panchina: Javier Mojica, Gary Browne, David Huertas, Alexander Franklin, Devon Collier, Christopher Brady, Jorge Bryan Diaz.

Coach: Eddie Casiano

Tra le nazionali alle prese con estati turbolente, aggiungete pure il Portorico. Chiusa l’epoca Arroyo, abbandonato dall’infortunato Barea, mai considerato dai vari Shabazz Napier, Mo Harkless, Tremont Waters e Tyler Davis e lasciato a piedi pure da John Holland (sospeso a tempo indefinito e multato di 45 mila dollari per non essersi presentato al raduno senza spiegazioni), coach Eddie Casiano si è visto costretto a mettere da parte l’orgoglio è richiamare persino Renaldo Balkman, che lui stesso aveva sospeso per motivi disciplinari tre anni fa. Il talento dell’ex Knicks non si discute (anche se la carta d’identità dice 35 anni), la testa… Ci sono comunque giocatori da tenere d’occhio soprattutto nel reparto esterni. Chissà che non possano esplodere il rookie promesso sposo dei Kings Isaiah Pineiro e il talentuoso play Angel Rodriguez, finito in G-League dopo un paio di stagioni niente male tra Cholet e Haifa. Poi ci sono le certezze: la guardia dell’Estudiantes Gian Clavell e il veterano David Huertas. Una polveriera pronta ad esplodere: nel bene o nel male.

Balkman che ricorderemo per aver cercato di mettere le mani addosso ad un suo compagno di squadra mentre giocava nel campionato filippino

 

24. TUNISIA

Quintetto: Omar Abada, Mourad El Mabrouk, Michael Roll, Makram Ben Romdhane, Salah Mejri.

Panchina: Mizar Knioua, Zijyed Chennoufi, Omar Mouhli, Mohamed Hadidane, Mokhtar Ghyaza, Radhouane Slimane, Mohamed Abbassi.

Coach: Mario Palma

Probabilmente, del nutrito gruppo di squadre africane, pur non essendo la più quotata (vedi Nigeria) è quella con le maggiori probabilità di passare al secondo turno. In primis per un sorteggio decisamente benevolo, che vede i campioni d’Africa in carica giocarsi il secondo posto del girone alle spalle della Spagna con le non impossibili Iran e Portorico. In secondo luogo per il valore del roster, che può contare su due giocatori di altissimo livello. Salah Mejri non sarà il pivot tecnicamente più dotato del mondo, ma se è in pianta stabile in NBA è perché con i suoi 218 centimetri è una presenza difensiva con pochi eguali e i suoi tentacolo possono essere ancora più incisivi a livello FIBA. Ma c’è anche il neo milanese Michael Roll, naturalizzato tunisino dal 2015, cosa che gli causò qualche problemino quando decise, nel 2017, di firmare al Maccabi Tel Aviv. Occhio però ad altri solidi giocatori come il talentuoso playmaker Omar Abada, il cecchino Mourad El Mabrouk e l’esperta ala Makrem Ben Romdhane, che milita in ProB francese ma che ha un passato anche in ACB a Murcia. Hanno ben figurato nella marcia di avvicinamento, l’obiettivo secondo turno non è una chimera.

Michael Roll col canestro sulla sirena che abbatte il lanciatissimo Giappone qualche giorno fa

 

23. FILIPPINE

Quintetto: Roberto Bolick, CJ Perez, Gabe Norwood, Japeth Aguilar, Andray Blatche.

Panchina: Kiefer Ravena, Roger Pogoy, Mark Barroca, Troy Rosario, Paul John Dalistan, June Mar Fajardo, Raymond Almazan.

Coach: Yeng Guiao

Cinque anni fa in Spagna furono la squadra simpatia, mettendo paura a Croazia e Argentina trascinata dal folletto Jimmy Alapag (ritiratosi ma entrato nello staff tecnico dei Sacramento Kings) e battendo poi il Senegal. Imparammo a conoscere un paese dove invece il basket è religione e che, cinque anni dopo, vuole provare a fare un passetto in più. Una speranza che sarebbe stata molto concreta se la FIBA avesse accettato la richiesta della federazione di considerare Jordan Clarkson, che ha passaporto filippino grazie a degli antenati materni, come un giocatore nativo e non come un naturalizzato. Il no ha costretto la dirigenza filippina alla scelta di uno solo tra il play dei Cavs e Andray Blatche, con il secondo preferito sia per questioni tecniche (la mancanza di centimetri nel team asiatico) che di leadership, vista la sua ormai lunga militanza nei Gilas. Al fianco dell’ex NBA ci sono veterani come capitan Gabe Norwook e Japeth Aguilar ma soprattutto torna in pista anche Kiefer Ravena, cui qualche giorno fa è finita la squalifica di un anno e mezzo per doping e che tornerà in una gara ufficiale proprio nel match di esordio contro l’Italia. Battere l’Angola è il minimo sindacale, ma la sfida con gli Azzurri sarà quella che segnerà davvero le velleità della squadra di coach Guiao.

Di quando Blatche provò a corrompere Yi Jianlian per farsi lasciare il rimbalzo che gli mancava per la tripla-doppia

 

22. CINA

Quintetto: Rui Zhao, Ailun Guo, Abudushalamu Abudurexiti, Yi Jianlian, Zhou Qi.

Panchina: Jiwei Zhao, Shuo Fang, Minghui Sun, Xiaochuan Zhai, Kelanbaike Makan, Junfei Ren, Wang Zhelin.

Coach: Li Nan.

Quando ospiti i Mondiali in casa e la squadra più forte del tuo girone probabilmente non si qualificherebbe alla seconda fase in nessuno degli altri è ovvio che sognare sia lecito. Ma questa Cina continua a mancare quel salto di qualità che in patria si aspettano. Sarà ancora la squadra di Yi Jianlian, il talento più fulgido tirato fuori dai vivai pechinesi nel post-Yao Ming, ma dovrà essere sempre di più anche quella di Zhou Qi, seppur il giovane lungo ex Houston Rockets abbia fallito la sua prima chance NBA. Il reparto lunghi è sicuramente il più interessante, completato dalla 57° scelta del draft 2016 ed MVP dell’ultimo campionato cinese Wang Zhelin. Sugli esterni qualità e corpi latitano, ma occhio ad Ailun Guo: il play-guardia del Liaoning nel 2010 era stato il più giovane giocatore dei Mondiali e, dopo una stagione a 23 di media in patria, ha suscitato parecchi interessamenti in America. Il passaggio del turno è il (non scontato) minimo sindacale, i quarti di finale il sogno proibito.

L’unico pick’n’roll Harden-Zhou visto a Houston

 

21. REPUBBLICA DOMINICANA

Quintetto: Gelvis Solano, Sadiel Rojas, Dagoberto Pena, Eulis Baez, Eloy Vargas.

Panchina: Ronald Ramon, Luis Montero, Victor Liz, Juan Miguel Suero, Rigoberto Mendoza, Ronald Roberts, Juan Garcia

Coach: Nestor Garcia

I sogni di gloria della Repubblica Dominicana si sono infranti sui no alla convocazione di quella che sarebbe stata probabilmente la coppia di lunghi più forte del torneo: quella composta da Al Horford e Karl-Anthony Towns. I due sarebbero tornati insieme in Nazionale sette anni dopo la vittoria dei Centramericani 2012 (nei quali KAT, a neanche 17 anni, a malapena calcò il parquet) ed era entrambi nel roster preliminare della squadra di Nestor Garcia, salvo poi fare un passo indietro al momento di iniziare la preparazione. Mancherà pure la nostra vecchia conoscenza Edgar Sosa: l’ex Sassari ha abbandonato il gruppo a dieci giorni dal via del Mondiale in polemica con lo staff della Nazionale che non fornirebbe al giocatore bendaggi e materiale medico per curare e proteggere una caviglia malconcia. Ad ogni modo, i caraibici possono comunque contare su un nucleo di giocatori di buon livello europeo: dai veterani della ACB Eulis Baez, Dagoberto Pena e Sadiel Rojas all’ex Bergamo Gelvis Solano, senza dimenticare i solidi lunghi Eloy Vargas e Ronald Roberts. Squadra profonda, ma non dal talento eccelso: troppo poco per impensierire davvero Francia e Germania.

Baez è stato MVP della 7° giornata dell’ultima Eurolega, diventando il più anziano a vincere la palma da quando vi riuscì Sabonis nel 2004

 

20. NUOVA ZELANDA

Quintetto: Tai Webster, Corey Webster, Thomas Abercrombie, Rob Loe, Isaac Fotu.

Panchina: Shea Ili, Ethan Rusbatch, Jarrod Kenny, Jordan Ngatai, Tohi Smith-Milner, Finn Delany, Alex Pledger.

Coach: Paul Henare.

I Tall Blacks stavolta ci avevano creduto veramente alla presenza di Steven Adams per l’avventura mondiale. Dopo un tira e molla durato tutta la scorsa primavera, alla fine il centro dei Thunder, pur rendendosi disponibile in caso (piuttosto remoto) di qualificazione alle Olimpiadi, ha detto no. All’origine del rifiuto i brutti rapporti con la federazione, che non lo avrebbe sostenuto negli anni della sua formazione. Coach Henare dovrà quindi fare con quel che c’è. E non è tutto da buttare, come se n’è accorta anche l’Italia. I fratelli Webster, Corey e Tai, sono una sicurezza nel backcourt, Thomas Abercrombie è il tuttofare in posizione di ala e sotto canestro il neo trevigiano Isaac Fotu porta energia e un riferimento in post basso. E occhio all’emergente Finn Delany, che si è fatto notare nel campionato serbo con la canotta dell’FMP. Ritmo alto e zone miste la ricetta scelta dai kiwi per tentare la missione impossibile: arrivare più in alto dell’Australia e ricavarsi quindi un posto alle Olimpiadi. Un risultato che meriterebbe una haka tutta speciale.

La faccia di Faried

 

19. GIAPPONE

Quintetto: Ryusei Shinoyama, Makoto Hiejima, Yuta Watanabe, Rui Hachimura, Nick Fazekas.

Panchina: Seiya Ando, Shuto Ando, Daiki Tanaka, Yudai Baba, Joji Takeuchi, Kosuke Takeuchi, Avi Koki Schaffer.

Coach: Julio Lamas

Per decenni la traccia più evidente del basket giapponese a livello mondiale è stato il successo del manga “Slam Dunk”. Evidentemente i ragazzini nipponici devono aver preso ispirazione dalle gesta di Hanamichi Sakuragi se ai Mondiali cinesi si presentano con la più talentuosa versione di sempre della loro rappresentativa. L’idolo della folla è uno solo: Rui Hachimura, prodotto del college di Gonzaga che è diventato una assoluta star nel paese del Sol Levante dopo essere stato chiamato con la scelta numero 9 all’ultimo draft dagli Washington Wizards. La talentuosa ala di madre nipponica e padre del Benin avrà però corposo aiuto dall’altro giapponese d’America, il giocatore dei Memphis Grizzlies Yuta Watanabe, e dal pivot americano Nick Fazekas, il trascinatore della squadra nelle qualificazioni. Avrebbe potuto dare una mano anche Yuki Togashi, ma il playmaker visto anche in G-League ha dovuto lasciare causa infortunio. A mixare il tutto un coach esperto come l’argentino Julio Lamas. Il problema è quello di dover affrontare non solo Team USA ma anche due compagini solide come Turchia e Repubblica Ceca per ritagliarsi un posto al secondo turno. Ma se Rui fa come contro la Nuova Zelanda…

 

18. MONTENEGRO

Quintetto: Derek Needham, Nikola Ivanovic, Dino Radoncic, Bojan Dubljevic, Nikola Vucevic.

Panchina: Petar Popovic, Nemanja Radovic, Aleksa Popovic, Sead Sehovic, Suad Sehovic, Milko Bjelica, Marko Todorovic

Coach: Zvezdan Mitrovic.

Prima storica partecipazione ad un Mondiale per il Montenegro, una nazione sì giovane ma che in quanto a talenti prodotti non è che possa definirsi troppo distante dalle altre “cugine” balcaniche. E anche in Cina il roster di coach Mitrovic è assolutamente interessante, specie nel reparto lunghi. La stella è ovviamente Nikola Vucevic, ma al suo fianco ci sono veterani di Eurolega ed Eurocup come il faro del Valencia Bojan Dubljevic, l’eterna promessa Marko Todorovic, l’alona di Saragozza Nemanja Radovic e gli esperti Milko Bjelica e Blagota Sekulic. La qualità scende decisamente sugli esterni: il passaporto di Derek Needham è arrivato qualche anno fa a dare manforte, ma a parte Nikola Ivanovic e il “gemellino madridista” di Doncic Dino Radoncic il materiale non è di primissimo livello. Nonostante una buona base di partenza, comunque, al Montenegro è sempre mancato l’acuto come squadra: sarà la volta buona in un girone dove, dietro la Grecia, potrebbe anche succedere di tutto?

Il Montenegro ha staccato il pass per i Mondiali perdendo di 6 nella sfida decisiva contro la Lettonia: per salvare la differenza canestri poteva al massimo perdere di 8 e Dairis Bertans ha fallito la tripla della beffa sulla sirena…

 

17. POLONIA

Quintetto: Lukasz Koszarek, Adam Waczynski, Mateusz Ponitka, Damian Kulig, Aaron Cel.

Panchina: AJ Slaughter, Kamil Laczynski, Karol Gruszecki, Michal Sokolowski, Aleksander Balcerowski, Adam Hrycaniuk, Dominik Olejniczak.

Coach: Mike Taylor.

Se il Montenegro è esordiente, la Polonia lo è quasi: l’unico precedente ai Mondiali risale addirittura al 1967. I biancorossi ci arrivano con una squadra profonda ed esperta, ma senza la sua più grande individualità, quel Marcin Gortat che ha ormai lasciato la Nazionale da quattro anni. Non c’è più da tempo neanche Maciej Lampe, abbacchiato nel suo buen retiro cinese, e nemmeno quella che sembrava dovesse essere la nuova star del basket polacco, il prodotto di Gonzaga Przemek Karnovski, finito a vivacchiare nei meandri del campionato polacco. Questa Polonia ha però discreta potenza di fuoco sugli esterni con due scorer di alto livello europeo come la guardia di Malaga Adam Waczynski e quella dell’Asvel AJ Slaughter, senza dimenticare l’atletismo di Mateusz Ponitka. Sotto canestro le assenze pesano ma Damian Kulig e il francese (naturalizzato) Aaron Cel sanno il fatto loro. Non hanno convinto granché nella marcia di avvicinamento alla kermesse, ma il girone soft con Cina, Venezuela e Costa d’Avorio dovrebbe dare una mano.

Aaron Cel ha svolto tutta la trafila delle Nazionali giovanili francesi al fianco di gente come Batum e De Colo. Poi è stato folgorato sulla via di Varsavia

 

16. REPUBBLICA CECA

Quintetto: Tomas Satoransky, Jahomir Bohacik, Blake Schilb, Patrik Auda, Ondrej Balvin.

Panchina: Jakub Sirina, Tomas Vyoral, Vojtech Hruban, Pavel Pumprla, Lukas Palyza, Martin Peterka, Martin Kriz.

Coach: Ronen Ginzburg

Satoransky vs. The World, una volta ancora. Con l’infortunato Jan Vesely costretto da alzare bandiera bianca, il neo play dei Chicago Bulls sarà il condottiero unico e solo sulle cui spalle poggeranno le ambizioni di una Repubblica Ceca che vuole giocarsi almeno il passaggio del turno. A dargli manforte troverà ancora una volta Blake Schilb, ma l’americano, a 36 anni, è ormai in evidente parabola discendente. Ondrej Balvin è l’unico altro giocatore di consolidata esperienza europea e con il suo fisico possente si fa sentire sotto le plance. Ma non è Vesely e non può esserne nemmeno un valido surrogato. Il resto del team è composto da onesti mestieranti, tra i quali spiccano i due esterni del Nymburk Jaromir Bohacik (occhio, ha fatto faville nelle amichevoli estive) e Vojtech Hruban, oltre all’ex Pistoia Patrick Auda. Con un Satoransky da miglior quintetto della manifestazione potrebbe succedere di tutto, altrimenti sarà dura guardare oltre il primo turno.

 

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Why so serious?!!! #wizzcares #wizzhalloween

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Satoransky riuscirà a spaventare gli Stati Uniti più di Joker?

 

15. RUSSIA

Quintetto: Mikhail Kulagin, Vitaly Fridzon, Sergey Karasev, Nikita Kurbanov, Andrey Vorontsevich.

Panchina: Andrei Sopin, Grigory Motovilov, Evgenii Baburin, Semen Antonov, Evgeny Valiev Andrey Zubkov, Vladimir Ivlev.

Coach: Sergei Bazarevich.

Prima l’infortunio alla caviglia di Alexey Shved. Poi quello al piede di Joel Bolomboy. Due tegole in rapida successione hanno fatto precipitare le quotazioni di una Russia che, dopo il bell’Europeo 2017, si candidava a mina vagante della manifestazione. Ora, con un girone nel quale ci sarà da battagliare con Argentina e Nigeria e un roster con tanti ottimi comprimari ma nessuna stella, la strada si fa decisamente più in salita. Sia chiaro, guai a sottovalutare una squadra di gente abituata ai massimi livelli europei come Vorontsevich, Kurbanov, Fridzon, Kulagin e Antonov e l’Italia l’ha visto bene davanti ai suoi occhi nell’amichevole di Verona nella quale i russi hanno rimontato 15 punti negli ultimi 5’. Ma senza un chiaro go-to-guy e con un reparto lunghi di scarsissima consistenza (causa anche l’assenza del lungodegente Mozgov) servirà una mezza impresa per avventurarsi oltre la prima fase. A meno che Sergei Karasev, stuzzicato dall’assenza di Shved, non sfoderi con maggiore continuità quei lampi di talento che lo avevano portato fino alla NBA. Lo schiaffone alla Spagna nell’ultima amichevole premondiale ha riacceso gli entusiasmi: chissà…

Il coach russo Sergei Bazarevich era il leader della Russia che ai Mondiali del ’94 provò a non sfigurare in finale contro il Dream Team II

 

14. TURCHIA

Quintetto: Scottie Wilbekin, Melih Mahmutoglu, Cedi Osman, Ersan Ilyasova, Semih Erden.

Panchina: Dogus Balbay, Furkan Korkmaz, Bugrahan Tuncer, Yigit Arslan, James Birsen, Ege Arar, Sertac Sanli.

Coach: Ufuk Sarica.

È passato quasi un decennio dallo storico argento casalingo di Turkoglu e compari, fermati sull’altare solo dall’imbattibile Team USA. Difficile pensare questa Turchia possa rinverdire quei fasti, anche perché i “Dev Adam” (i giganti, in turco) hanno davanti due scogli quasi insormontabili sulla strada verso i quarti: gli USA nel girone iniziale e, verosimilmente, la Grecia nel secondo turno. La squadra di Ufuk Sarica ha una buona dose di talento sugli esterni, con il tuttofare Cedi Osman e l’ex MVP di Eurocup Scottie Wilbekin affiancate dall’astro nascente Furkan Korkmaz e dai veterani Dogus Balbay e Melih Mahmutoglu. I dolori arrivano sotto canestro, dove trova sì posto la certezza Ersan Ilyasova ma le alternativa sono un Semih Erden in parabola ormai decisamente calante e una batteria di giovani di belle speranze ancora tutti da svezzare ad alto livello. Evitare brutte sorprese da Repubblica Ceca e Giappone è l’obiettivo primario, togliersi qualche soddisfazione cammin facendo il sogno.

Qui è quando Osman ci raccontò di aver iniziato a giocare a basket tirando i calzini appallottolati nel cestino

 

13. BRASILE

Quintetto: Marcelo Huertas, Leandro Barbosa, Marquinhos De Sousa, Bruno Caboclo, Anderson Varejao.

Panchina: Yago Mateus, Rafa Luz, Vitor Benite, Didi Louzada, Alex Garcia, Augusto Lima Cristiano Felicio.

Coach: Aza Petrovic

Un ultimo tango o quasi per una generazione che, suo malgrado, ha raccolto meno di quanto avrebbe sognato. Il Brasile torna ai Mondiali coi soliti noti a disposizione di coach Aza Petrovic: Marcelinho Huertas, Marquinho, Leandro Barbosa, Anderson Varejao, Alex Garcia. Questi ultimi tre arriveranno tutti alla quota record di cinque mondiali disputati. Ma attenzione anche a una delle possibili rivelazioni del Mondiale. Bruno Caboclo, dopo essere stato in passato sospeso dalla Nazionale per motivi disciplinari, è tornato in gruppo e vuole farlo da leader dopo aver mostrato i primi veri lampi del suo enorme potenziale anche in NBA, in maglia Grizzlies. Lui e il pivot dei Bulls Christiano Felicio, con Varejao e Augusto Lima a dare certezze, possono essere l’ago della bilancia della squadra. Il problema, come per la Turchia, starà poi però nel sentiero che porta verso i quarti di finale, con USA e Grecia candidate autorevolissime a fare man bassa. Andare oltre il secondo turno sembra già impresa titanica per i verdeoro.

Nel 2002 il Brasile di Ronaldo vinceva i Mondiali di calcio e un 19enne Leandro Barbosa disputava il suo primo Mondiale di basket

 

12. ITALIA

Quintetto: Daniel Hackett, Marco Belinelli, Danilo Gallinari, Jeff Brooks, Paul Biligha.

Panchina: Ariel Filloy, Luca Vitali, Amedeo Della Valle, Awudu Abass, Alessandro Gentile, Luigi Datome, Amedeo Tessitori.

Coach: Romeo Sacchetti

Tornare ad esserci dopo 13 anni è già un successo. Ma con tutti i suoi pregi e difetti, questa Italia non sembra pronta per potersi giocare davvero i piani alti della competizione. Il primo passo sarebbe stato quello di arrivare in Cina al completo, ma l’operazione al ginocchio di Nicolò Melli priva gli azzurri di quella che era probabilmente l’unica pedina davvero insostituibile del roster azzurro. La pochezza sia in termini di centimetri che di quantità sotto le plance è il cronico vulnus della squadra di Meo Sacchetti, che dovrà giocoforza usare spesso quintetti minuscoli. A lasciar sorridere è il recupero in extremis di Danilo Gallinari (appendicite) e di Gigi Datome (ginocchio), che rinforzano il vero punto di forza azzurro, un reparto esterni che con Marco Belinelli, Daniel Hackett, il ritrovato Alessandro Gentile, Awudu Abass e un Amedeo Della Valle preferito (tra le polemiche) a Pietro Aradori ha varietà e qualità di primissimo livello. Passare il primo turno è il minimo, ma per andare ai quarti è obbligatorio battere almeno una tra Serbia e Spagna: serve un exploit che ai nostri manca da decenni…

Belinelli è l’unico azzurro reduce dalla spedizione del 2006

 

11. GERMANIA

Quintetto: Dennis Schroeder, Maodo Lo, Paul Zipser, Daniel Theis, Johannes Voigtmann

Panchina: Isaac Bonga, Ismet Akpinaar, Niels Giffey, Robin Benzing, Maxi Kleber, Danilo Barthel, Johannes Thiemann.

Coach: Henrik Rodl

Discorso praticamente a parti invertite quello sulla Germania rispetto all’Italia. I teutonici, come solito, si presentano con una batteria di ali-pivot lunga e molto assortita, con giocatori NBA come Daniel Theis, Maxi Kleber e Paul Zipser, veterani di Eurolega come Johannes Voigtmann e Danilo Barthel e giocatori solidi come Johannes Thiemann e capitan Robin Benzing. Altrettanto cronica è invece la carenza nel reparto esterni, dove però trova posto il leader unico e solo della squadra. Gioie e dolori dei tedeschi passeranno necessariamente dalle mani velocissime di Dennis Schroeder. La point guard dei Thunder dovrà superare sé stessa per trascinare la Germania oltre le forche caudine del secondo turno, specie perché al suo fianco, nel backcourt, il solido Maodo Lo e il giovanissimo Isaac Bonga non sembrano abbastanza per poter sognare in grande, almeno nell’immediato. Gli scivoloni nelle amichevoli estive hanno acuito i problemi, ma passare almeno il primo turno non dovrebbe essere un problema.

E non dimentichiamo Schroeder in versione Uncle Drew a Berlino

 

10. CANADA

Quintetto: Cory Joseph, Kevin Pangos, Thomas Scrubb, Kyle Wiltjer, Khem Birch.

Panchina: Kaza Kajami-Keane, Andrew Nembhardt, Brady Heslip, Conor Morgan, Phil Scrubb, Melvin Ejim, Owen Klassen.

Coach: Nick Nurse

Passare in poche settimane da quasi-favorita per l’oro a possibile eliminata al primo turno. Le pre-convocazioni avevano lasciato sognare il popolo canadese, con dentro quasi tutte le star NBA biancorosse: da Jamal Murray ad RJ Barrett, da Tristan Thompson a Kelly Olynyk e via discorrendo. Ma alla fine dei conti, dei 17 giocatori NBA su cui può contare il Canada ne sono rimasti solo due: Cory Joseph, che peraltro ha raggiunto il team direttamente in Cina dopo un misterioso tira e molla durato settimane, e il pivot dei Magic Khem Birch. Sarebbero stati tre se ci aggiungiamo anche Oshae Brissett, rookie da Syracuse che coach Nick Nurse ha voluto con sé anche ai Raptors, ma anche lui ha dovuto dare forfait all’ultimo per un infortunio al ginocchio avvolto nel misterio. La squadra, comunque, ha mostrato di essere solida e frizzante nel corso dell’estate, grazie ad un solido gruppo di giocatori con esperienza europea (Kevin Pangos, Kyle Wiltjer, Melvin Ejim, Owen Klassen, i fratelli Phil e Tom Scrubb) ed NCAA (occhio al talentuoso play da Florida Andrew Nembhard). Riuscirà il fresco coach campione NBA a trovare un’alchimia tale da scavarsi una nicchia nel “girone della morte” con Australia e Lituania?

La vera star di questo Canada

 

9. NIGERIA

Quintetto: Ben Uzoh, Josh Okogie, Al-Farouq Aminu, Ike Diogu, Ekpe Udoh.

Panchina: Ike Iroegbu, Nnamadi Vincent, Stan Okoye, Jordan Nwora, Chimezie Metu, Talib Zanna, Michael Eric.

Coach: Akex Nwora

Secondo i più, la più forte squadre africana a partecipare ad una competizione internazionale. Mai nessuna squadra del Continente Nero è andata oltre il 5° posto dell’Egitto nel 1950, l’edizione inaugurale che aveva però solo 10 squadre al via, e la Nigeria ha come miglior piazzamento il 14° posto del 2006. Ma i biancoverdi si presentano per la prima volta con una squadra pressoché al massimo delle sue potenzialità, senza assenze di rilievo (a parte Festus Ezeli, che sta cercando di riprendersi da una terribile sequenza di infortuni al ginocchio). A destabilizzare un ambiente carichissimo ci ha pensato però il Governo nigeriano, che ha rischiato di far saltare in aria la squadra stanziando i fondi necessari per la spedizione in Cina solo dieci giorni prima della partenza della delegazione. Come avrà impattato la situazione su una squadra che avrà comunque tre giocatori NBA (Al-Farouq Aminu, Chimezie Metu ed Ekpe Udoh)? E riuscirà il team di coach Nwora a certificare il proprio status infilandosi tra vecchie marpione come Russia ed Argentina?

 

8. ARGENTINA

Quintetto: Facundo Campazzo, Luca Vildoza, Patricio Garino, Gabriel Deck, Luis Scola.

Panchina: Nico Laprovittola, Lucio Redivo, Nicolas Brussino, Maximo Fjellerup, Agustin Caffaro, Tayavek Gallizzi, Marcos Delia.

Coach: Sergio Hernandez

Della “Generacion dorada” è rimasto solo l’eterno Luis Scola, ma il New Deal argentino, dopo qualche anno di sofferenze, sembra finalmente pronto a dare nuovi frutti. L’Albiceleste è una squadra dalla struttura piuttosto strana, con i suoi tre migliori giocatori (Campazzo, Laprovittola e Vildoza) tutti nel ruolo di play, nessuna vera guardia, un gruppo di ali con fisico e capacità per giocare sia dentro che fuori (Nico Brussino, Patricio Garino, Gabriel Deck) e sotto le plance Scola a battagliare contro il mondo. Coach Hernandez ha scelto una preparazione fitta di impegni di alto livello, portando i 12 poi scelti per il Mondiale a giocare (e vincere) i Panamericani e poi sfidando, con risultati alterni, molte delle big della prossima kermesse. LA squadra ha alternato momenti di basket spumeggiante a blackout totali, soprattutto difensivi. Genio e sregolatezza, come quella dei suoi giocatori di riferimento. Passato il primo turno, il tabellone può dare una mano. E a quel punto chissà che Scola non voglia andare a caccia della sua 16° medaglia con la Nazionale a livello senior?

Passato-presente-futuro

 

7. LITUANIA

Quintetto: Mantas Kalnietis, Marius Grigonis, Edgaras Ulanovas, Domantas Sabonis, Jonas Valanciunas.

Panchina: Lukas Lekavicius, Renaldas Seibutis, Rokas Giedraitis, Arnas Butkevicius, Mindaugas Kuzminskas, Jonas Maciulis, Paulius Jankunas.

Coach: Dainius Adomaitis.

Dalla ritrovata indipendenza ad oggi, la Lituania ha chiuso Mondiali e Olimpiadi sempre con un piazzamenti compresi tra il 3° (quattro volte) e l’8° posto. Aggiungeteci le cinque medaglie europee ed avrete il quadro dell’impressionante regolarità. I baltici hanno ancora una volta tutto per tornare dove sono ormai regolarmente da oltre un quarto di secolo. La chiave sarà però senza dubbio la convivenza tra i due migliori giocatori del roster di coach Adomaitis: Jonas Valanciunas e Domantas Sabonis. Due lunghi d’area che hanno sviluppato negli anni un gioco perimetrale ma che, come visto anche a Rio 2016, tendono ad occupare spesso le stesse zone del campo. Certo, sono passati tre anni e da allora soprattutto il giovane figlio di Arvydas è cresciuto in maniera esponenziale. Ma, complice anche l’assenza del milanese Gudaitis, è possibile servano maggiormente in staffetta con i vari Kuzminskas, Maciulis, Jankunas e magari Ulanovas ad alternarsi nel ruolo di ala forte. Sugli esterni di gente navigata ce n’è a pacchi, Kalnietis in maglia lituana sembra trasformarsi, ma forse manca un vero leader offensivo, che non possono essere i pur cresciutissimi Grigonis o Giedraitis. Squadra esperta, profonda, se supera il “girone della morte” sarà nella mischia per le medaglie.

Chissà se Valanciunas sarà arrivato in Cina con la sua auto fiammeggiante

 

6. FRANCIA

Quintetto: Nando De Colo, Evan Fournier, Nicolas Batum, Louis Labeyrie, Rudi Gobert.

Panchina: Andrew Albicy, Frank Ntilikina, Paul Lacombe, Axel Toupane, Amath M’Baye, Vincent Poirier, Mathias Lessort.

Coach: Vincent Collet

I grandi proclami delle altre hanno un po’ tenuto sotto traccia una Francia sì fiaccata da qualche infortunio ma comunque sempre ricchissima di talento. Certo è che gli infortuni in corso d’opera di due giocatori reduci dalla miglior stagione della loro carriera, Thomas Heurtel e Adrien Moerman, hanno aperto delle discrete voragini nel roster di coach Collet. Senza il play del Barcellona, il coach transalpino dovrà adattarsi con l’esperto ma limitato Andrew Albicy o il talentuoso ma acerbo Frank Ntilikina, ma non è da escludere che nei momenti caldi del match toccherà a Nando De Colo, supportato dalle stelle Evan Fournier e Nicolas Batum, fare pentole e coperchi. L’assenza di Moerman è anche più grave, perché di fatto vicino a Rudy Gobert restano soltanto Louis Labeyrie e Amath M’Baye. A meno di non andare col quintetto piccolo con Batum a scendere nel ruolo di 4. Insomma, i picchi di talento sono di livello assoluto anche se la coperta pare un po’ corta per questa Francia. E le difficoltà arriveranno già dal secondo turno…

I 35 punti di Batum nella semifinale del 2014 non furono abbastanza per spingere la Francia in finale contro una Serbia in missione

 

5. AUSTRALIA

Quintetto: Patty Mills, Matthew Dellavedova, Joe Ingles, Jock Landale, Andrew Bogut.

Panchina: Mitch Creek, Nathan Sobey, Cam Gliddon, Chris Goulding, David Barlow, Nick Kay, Aron Baynes.

Coach: Andrej Lemanis

L’Australia aveva abbacinato il mondo a Rio 2016, fermandosi però ad un canestro dal podio. Coach Lemanis aveva sognato di aggiungere a quella squadra il debordante talento di Ben Simmons per fare dei Boomers una seria candidata al podio. Ma il forfait della star dei 76ers (e del duo NBA Exum-Broekhoff) ha dato una prima spallata ai sogni dei canguri. Il resto lo hanno fatto le discusse scelte dell’allenatore di origini lettoni: fuori dai 12 il vice campione di Eurolega in carica Brock Motum, fuori pure l’altro NBA Mitch Creek e il karma che si vendica mettendo prima ko l’ala di Ludwigsburg Xavier Cooks (con la frettolosa telefonata di ritorno a “The Creek Freak”) e poi Jonah Bolden (con Motum però ormai volato a Valencia…). A spazzare via i dubbi è bastato però il roboante successo in amichevole sugli USA, cui i Boomers hanno inflitto il primo ko dopo 13 anni e 78 vittorie consecutive. Nonostante il girone di ferro da superare con Canada e Lituania ad attendere sulla porta, l’Australia ha ribadito di essere una autorevole candidata per le medaglie, potendo contare almeno su 6-7 giocatori di altissimo profilo. Sugli esterni il trio Mills-Dellavedova-Ingles, con l’esperto cecchino Goulding e Creek di rincalzo, dà ampie garanzie per il giusto mix tra pericolosità offensiva, QI cestistico e capacità difensive. Sotto le plance, i possenti Bogut e Baynes hanno trovato nell’emergente Jock Landale (occhio alla nuova pesca di Jasi cresciuta alla corte di Trinchieri…) una spalla ideale. Tre quarti posti alle Olimpiadi, due quinti ai Mondiali: sarà l’ora del podio?

Mettetevi comodi per il Patty Mills Show nella vittoria dei Boomers sugli USA

 

4. SPAGNA

Quintetto: Ricky Rubio, Sergio Llull, Juancho Hernangomez, Victor Claver, Marc Gasol.

Panchina: Quino Colom, Pau Ribas, Rudi Fernandez, Xavier Rabaseda, Javier Beiran, Pierre Oriola, Willy Hernangomez.

Coach: Sergio Scariolo

Una competizione solitamente indigesta alla Spagna questa Coppa del Mondo. L’oro del 2006 in Giappone è infatti l’unica medaglia mondiale portata a casa dalla Roja, che addirittura finì fuori dalle medaglie nel Mondiale casalingo del 2014. Marc Gasol e Rudy Fernandez sono gli unici reduci della vittoria di 13 anni fa e la squadra di coach Scariolo è ancora una volta attrezzata per provare a dare l’assalto al podio. La coppia RubioLlull nel backcourt si completa a vicenda alla perfezione; nei due ruoli di ala c’è stazza e qualità con Claver e Juancho Hernangomez, con Rudi a portare malizia e un tiro sempre più affidabile; sotto canestro di Gasol a questo giro ce n’è solo uno (il migliore, al giorno d’oggi) e Mirotic ed Ibaka hanno risposto picche, ma avere Willy Hernangomez come back-up è un lusso per pochi. Le amichevoli pre-mondiale hanno spazzato via i dubbi su una squadra nel bel mezzo di un ricambio generazionale col quale non sembrano depotenziati: tra i candidati come anti-USA ci sono anche loro.

13 anni fa…

 

3. GRECIA

Quintetto: Nick Calathes, Kostas Sloukas, Giannis Antetokounmpo, Georgios Printezis, Ioannis Bourousis.

Panchina: Vangelis Mantzaris, Giannoulis Larentzakis, Kostas Papanikolaou, Ioannis Papapetrou, Panagiotis Vassilopoulos, Thanasis Antetokounmpo, George Papagiannis.

Coach: Thanasis Skourtopoulos

Scorrendo i nomi del roster greco, non ci sono grandi differenze rispetto alla squadra che nel 2017 non ha saputo andare oltre l’ottavo posto agli Europei. Diciamo che essenzialmente ce n’è una sola, ma un pelino importante: la presenza dell’MVP dell’ultima stagione NBA, Giannis Antetokounmpo. La sua sola presenza al fianco di un team comunque infarcito di veterani delle leghe europee basta a proiettare la Grecia tra le più autorevoli candidate alle medaglie. L’incognita, paradossalmente, è proprio Giannis. Riuscirà ad imporre le sue incredibili doti atletiche e a mascherare le sue lacune offensive anche nel più statico basket FIBA? Le amichevoli di avvicinamento al Mondiale hanno risposto positivamente e se così dovesse essere anche in Cina l’effetto potrebbe essere devastante. Coach Skourtopoulos è però in apprensione per le condizioni fisiche di Kostas Sloukas, giocatore fondamentale perché tra i pochissimi tiratori veri di una squadra con molta fisicità ma poca propensione al gioco perimetrale e soprattutto per la sua abitudine a metterla nei momenti più caldi del match. Obiettivo minimo accaparrarsi uno dei due biglietti per Tokyo 2020 riservati alle due migliori piazzate europee, il sogno fa rima con alloro.

Incognita? Ho sbagliato, dai

 

2. SERBIA

Quintetto: Vasilije Micic, Bogdan Bogdanovic, Marko Guduric, Nemanja Bjelica, Nikola Jokic.

Panchina: Stefan Jovic, Vladimir Lucic, Marko Simonovic, Stefan Bircevic, Nikola Milutinov, Boban Marjanovic, Miroslav Raduljica.

Coach: Aleksandar Djordjevic

Per alcuni, la vera favorita numero uno. Di sicuro, un’autorevole candidata. Un Serbia così forte e completa, anche senza l’infortunato Milos Teodosic, non la si vedeva da un pezzo. Già perché anche senza il neo virtussino la cabina di regia è blindata dal duo Micic-Jovic, due dei migliori play d’Europa. Gli altri due ruoli esterni sono appannaggio dei discepoli di Obradovic, Bogdan Bogdanovic e Marko Guduric, senza dimenticare che ci sarebbe anche Nemanja Bjelica a poter agire da 3. E poi una batteria di lunghi che combina stazza e qualità che non ha nessun’altro. La stella è ovviamente Nikola Jokic, che verosimilmente dovrà agire per molti minuti anche da 4 per fare spazio ai vari Nikola Milutinov, Boban Marjanovic e Miro Raduljica. Di talento ce n’è a palate ed è una squadra cresciuta passo dopo passo negli anni, trovandosi a memoria e sciorinando un basket a tratti spettacolare. Solo l’eccesso di sicurezza può essere nemico del team di Sale Djordjevic, che non ha mancato di stuzzicare a distanza Gregg Popovich. Dopo due sconfitte in finale a Mondiali e Olimpiadi, stavolta la Serbia ha tutto per centrare il bersaglio grosso.

 

 

1. USA

Quintetto: Kemba Walker, Donovan Mitchell, Jayson Tatum, Harrison Barnes, Myles Turner.

Panchina: Derrick White, Joe Harris, Marcus Smart, Khris Middleton, Jaylen Brown, Mason Plumlee, Brook Lopez.

Coach: Gregg Popovich

Sulla carta, probabilmente la peggior versione del Team USA dalla scelta di schierare i giocatori NBA nelle competizioni internazionali. Sempre sulla carta, probabilmente la squadra più profonda e completa del lotto. L’aurea di imbattibilità a tutti i costi l’ha tolta l’Australia battendo gli americani nella penultima amichevole pre-Cina (prima sconfitta dal ko nelle semifinali del Mondiale 2006 contro la Grecia in partite con i giocatori NBA), ma gli USA restano comunque la favorita numero uno nella corsa all’oro. Vuoi perché 12 giocatori NBA di medio-alto livello non li ha nessuno, vuoi perché in panca siede un signore di nome Gregg Popovich. La surreale sequela di rinunce andata avanti per tutta l’estate (l’ultima, quella di Kyle Kuzma, ha di fatto impedito a Pop persino di scegliere l’ultimo giocatore da tagliare) ha consegnato al santone degli Spurs una squadra con un chiaro leader nelle vesti di Kemba Walker, un secondo violino di altissimo livello come Donovan Mitchell e una schiera di gregari di pedigree cinque stelle extralusso. Ciò in cui gli americani sono superiori a tutti è il talento dei singoli e l’atletismo diffuso. Ciò che è mancato finora è stata certamente l’alchimia di squadra. Le avversarie sono agguerrite, nessun errore sarà perdonato.

 

 

I GIRONI

Girone A

Costa d’Avorio, Polonia, Venezuela, Cina

Girone B

Russia, Argentina, Corea, Nigeria

Girone C

Spagna, Iran, Porto Rico, Tunisia

Girone D

Angola, Filippine, Italia, Serbia

Girone E

Turchia, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Giappone

Girone F

Grecia, Nuova Zelanda, Brasile, Montenegro

Girone G

Repubblica Dominicana, Francia, Germania, Giordania

Girone H

Canada, Senegal, Lituania, Australia

 

LA FORMULA

Prima Fase (31/8 – 5/9): le prime due classificate di ogni girone accedono alla seconda fase (le ultime due accedono ad un’altra seconda fase a gironi per decretare i piazzamenti dal 17° al 32° posto)

Seconda Fase (6/9 – 9/9): Gruppo I (prime 2 Gruppo A + prime 2 Gruppo B), Gruppo J (prime 2 Gruppo C + prime due Gruppo D), Gruppo K (prime 2 Gruppo E + prime 2 Gruppo F), Gruppo L (prime 2 Gruppo G + prime 2 Gruppo H). Ogni squadra si porta dietro i punti della prima fase e giocherà contro le due avversarie non ancora incontrate. Le prime 2 di ogni girone si qualificano ai quarti di finale

Playoff

 

CHI SI QUALIFICA ALLE OLIMPIADI E AL PREOLIMPICO?

Si qualificano al direttamente alle Olimpiadi di Tokio 2020: le prime 2 americane, le prime 2 europee, la prima africana, la prima asiatica (escluso il Giappone, paese ospitante), la prima tra Australia e Nuova Zelanda.

Si qualificano ai gironi del Preolimpico (quattro gironi da sei, a giugno 2020) le prime 16 del Mondiale ad esclusione di quelle che si qualificano direttamente alle Olimpiadi (vedi sopra). Quindi, passando il primo girone si è nelle prime 16 e si è già certi di essere qualificati almeno al Preolimpico. Oltre alle 16 qualificate tramite il Mondiale, al Preolimpico accederanno altre otto squadre scelte in base al Ranking FIBA aggiornato a dopo il Mondiale: 2 per l’Europa, 2 per l’America, 2 per l’Africa, 2 tra Asia e Oceania.

 

IN TV E SUL WEB

In tv, SkySport, come sempre, offre ai suoi abbonati in diretta tutte le partite dell’Italia più una selezione delle migliori gare dell’evento. Qui trovate il calendario delle partite che trasmettono: https://sport.sky.it/basket/2019/08/29/mondiali-basket-cina-2019-calendario-date-orari.html. SkySport farà anche servizi quotidiani e approfondimenti all’interno di SkySport24. Telecronache dell’Italia affidate a Flavio Tranquillo e Davide Pessina.

Sabato 31 agosto ore 13.30: Italia-Filippine — diretta Sky Sport Arena
Lunedì 2 settembre ore 9.30: Italia-Angola — diretta Sky Sport Arena
Mercoledì 4 settembre ore 13.30: Italia-Serbia — diretta Sky Sport Arena

Per chi invece vuole seguire il Mondiale sul web, ci sono due alternative. La prima è NowTv la web tv di Sky che offre pacchetti “sport” di 1 giorno, 1 settimana o 1 mese. La seconda è Livebasketball.tv che offre un pacchetto di un mese a 7 euro e trasmette in diretta (e on demand) tutte le partite del Mondiale con telecronache in inglese.

Novità: come vedete, sul nostro sito, ci sono i boxscore di tutte le partite, fissate in alto in homepage ma anche in ogni altra sezione. Potrete seguire i risultati live, sapere gli orari delle partite, e cliccando dentro ogni match potrete vedere le statistiche live dei match. E’ un servizio che ci è stato offerto da FIBA.

 

LA MAPPA: PER CHI NON SA COME FARE A VEDERE LE PARTITE

Ecco la nostra solita mappa “Mondiali Dove” per scoprire locali, aziende e abitazioni che faranno vedere le partite dell’Italia:

– questo è il link della Mappa http://bit.ly/MondialiDove
– cerca sulla mappa il punto esatto dove inserire la tua posizione (navighi la mappa, oppure scrivi l’indirizzo nella barra in alto, come quando cerchi una via su google maps), inserisci il nome della tua posizione cliccando sul pulsante di “modifica” (es. Casa di Luca, Marposs SPA, Bar da Ciccio)
– trovato il luogo clicchi sulla “goccia”, la trovi nel menù sotto la barra degli indirizzi, e a questo punto puoi inserire oltre al nome, una descrizione, una foto, e inserire la tua posizione in una delle 3 categorie: pub/ristoranti/bar, abitazioni, uffici/aziende.
– scrivete sempre un recapito: account social, mail, numero di telefono o sito internet.

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Marco Pagliariccio

Di Sant'Elpidio a Mare (FM), giornalista col tiro dalla media più mortifero del quartiere in cui abita, sogna di chiedere a Spanoulis perché, seguendo il suo esempio, non si fa una ragione della sua calvizie.

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